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Il Papa: chi sfrutta i migranti ne renderà conto a Dio

Papa Francesco, parlando ai partecipanti alla Conferenza internazionale su xenofobia, razzismo e nazionalismo populista nel contesto delle migrazioni mondiali, ha chiamato i cristiani all’impegno contro il razzismo, per promuovere la “dignità di tutti gli uomini”, perché nello straniero c’è il Signore

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Se nel giudizio universale, il Signore ci rammenterà: “ero straniero e non mi avete accolto”, già oggi ci interpella: “sono straniero, non mi riconoscete?”. Con queste parole Papa Francesco ricorda la responsabilità morale dei cristiani nel fermare il dilagare di nuove forme di xenofobia e razzismo, promuovendo il rispetto della dignità di ogni persona umana. Lo fa nel discorso scritto per l’udienza di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo apostolico, ai duecento partecipanti alla "Conferenza internazionale Xenofobia, razzismo e nazionalismo populista nel contesto delle migrazioni mondiali", organizzata a Roma dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e dal Consiglio Mondiale delle Chiese (WCC), in collaborazione con il Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani.

Chi accoglie il Vangelo considera tutti fratelli, uniti in Cristo

Il Papa preferisce dare il discorso per letto e salutare uno ad uno i partecipanti, guidati e presentati dal cardinale Peter Turkson, tra i quali rappresentanti delle istituzioni delle Nazioni Unite, del Consiglio d’Europa, delle Chiese cristiane, in particolare del Consiglio Ecumenico delle Chiese, ma anche delle altre religioni. Nel testo scritto Francesco sottolinea che “La dignità di tutti gli uomini, l’unità fondamentale del genere umano e la chiamata a vivere da fratelli, trovano conferma e si rafforzano ulteriormente nella misura in cui si accoglie la Buona Notizia che tutti sono ugualmente salvati e riuniti da Cristo” e qui cita la lettera ai Galati di san Paolo: “Non c’è giudeo né greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio né femmina, perché tutti [… siamo] uno in Cristo Gesù”.

Il cristiano serve Cristo scartato nei fratelli stranieri

Quindi per il cristiano l’altro “è non solo un essere da rispettare in virtù della sua intrinseca dignità, ma soprattutto un fratello o una sorella da amare”. Perché in Cristo “la tolleranza si trasforma in amore fraterno, in tenerezza e solidarietà operativa”. E questo vale soprattutto nei confronti dei fratelli più piccoli, come “il forestiero, lo straniero, con cui Gesù stesso si è identificato”. Infatti, prosegue il Pontefice: “Essere cristiani è una chiamata ad andare controcorrente, a riconoscere, accogliere e servire Cristo stesso scartato nei fratelli”. Per questo, conclude Papa Francesco ricordando le “molteplici espressioni di vicinanza, di accoglienza e di integrazione verso gli stranieri già esistenti”, mi auguro che da questo incontro “possano scaturire tante altre iniziative di collaborazione, affinché possiamo costruire insieme società più giuste e solidali”.

Il ritorno del disprezzo del diverso, per etnia, nazione o fede

Iniziative di cui c’è davvero bisogno oggi, in tempi, sottolinea il Papa “in cui sembrano riprendere vita e diffondersi sentimenti che a molti parevano superati”. E li elenca: “Sentimenti di sospetto, di timore, di disprezzo e perfino di odio nei confronti di individui o gruppi giudicati diversi in ragione della loro appartenenza etnica, nazionale o religiosa e, in quanto tali, ritenuti non abbastanza degni di partecipare pienamente alla vita della società”.

Quando i politici strumentalizzano le paure 

Sono sentimenti, spiega Francesco, che poi “troppo spesso ispirano veri e propri atti di intolleranza, discriminazione o esclusione”. E accade anche che i politici cedano “alla tentazione di strumentalizzare le paure o le oggettive difficoltà di alcuni gruppi e di servirsi di promesse illusorie per miopi interessi elettorali”.

Chiamata per famiglia, educatori, comunicatori e leader religiosi

Per promuovere il rispetto della dignità di ogni persona il Papa chiama all’impegno prima la famiglia “in cui si imparano fin dalla tenerissima età i valori della condivisione, dell’accoglienza, della fratellanza e della solidarietà”. Poi i “formatori e gli educatori” perché insegnino “il rispetto di ogni persona umana”, gli operatori delle comunicazioni sociali, perché favoriscano “la cultura dell’incontro e dell’apertura all’altro, nel reciproco rispetto delle diversità”. Infine i leader di tutte le religioni, chiamati da Francesco a “diffondere tra i loro fedeli i principi e i valori etici inscritti da Dio nel cuore dell’uomo”, come la sacralità della vita umana, il rispetto della dignità di ogni persona, la carità, “la fratellanza, che va ben oltre la tolleranza, e la solidarietà”.

La sfiducia nello straniero favorisce lo sfruttamento

Papa Francesco ha poi parole molto dure contro coloro che “traggono giovamento economico dal clima di sfiducia nello straniero, in cui l’irregolarità o l’illegalità del soggiorno favorisce e nutre un sistema di precariato e di sfruttamento, talora a un livello tale da dar vita a vere e proprie forme di schiavitù”. Questi “dovrebbero fare un profondo esame di coscienza”, perché un giorno “dovranno rendere conto davanti a Dio delle scelte che hanno operato”.

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Udienza ai partecipanti alla conferenza sulla xenofobia
20 settembre 2018, 12:21