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Messa per i migranti. Papa: risposta è la solidarietà

A due giorni dal quinto anniversario della visita a Lampedusa, Francesco celebra la Messa per i Migranti nella Basilica di San Pietro. Il Papa ricorda che il Signore ha bisogno delle nostre mani per soccorrerli. Appello ai governati a guardare al bene degli altri Paesi. Espressa gratitudine ai soccorritori e incoraggiamenti ai migrati ad integrarsi rispettando le leggi dei Paesi ospitanti

Marco Guerra – Città del Vaticano

Cinque anni fa la visita di Papa Francesco a Lampedusa, il primo viaggio del Pontificato non programmato ma fortemente voluto per squarciare quella che ha definito la “globalizzazione dell’indifferenza” sul dramma delle migrazioni.  Il monito e le preghiere pronunciate nella periferia dell’Europa l’8 luglio del 2013 oggi sono state rinnovate nel cuore della Chiesa, all'Altare della Cattedra, nella Basilica di San Pietro, dove Papa Francesco ha celebrato la Messa per i migranti. Oltre 200 persone hanno partecipato a questo momento di preghiera per i defunti, per i sopravvissuti e per coloro che li assistono. Tra i presenti anche 40 rifugiati accompagnati da alcuni operatori del Centro Astalli. (Ascolta il servizio con la voce del Papa

Migranti vittime della cultura scarto

Nell'apertura dell’omelia, il Santo Padre attinge alla parola del giorno del profeta Amos: “Voi che calpestate il povero e sterminate gli umili […]. Ecco, verranno giorni in cui manderò la fame nel Paese; [...] fame di ascoltare le parole del Signore”. Un monito di “bruciante attualità”, secondo Francesco che ricorda le vittime di quella cultura dello scarto, annoverando tra di esse  i migranti e i rifugiati “che continuano a bussare alle porte delle Nazioni che godono di maggiore benessere”.

Il richiamo all’umana responsabilità

Il Pontefice ritorna poi alla giornata di cinque anni fa a Lampedusa e all’interrogativo che interpella l’umana responsabilità: “Dov’è il tuo fratello? La voce del suo sangue grida fino a me, dice Dio”. Riferendosi al vangelo di Matteo, il Papa lancia anche un forte richiamo alla responsabilità personale di ogni singolo individuo: “Il Signore promette ristoro e liberazione a tutti gli oppressi del mondo, ma ha bisogno di noi per rendere efficace la sua promessa. Ha bisogno dei nostri occhi per vedere le necessità dei fratelli e delle sorelle. Ha bisogno delle nostre mani per soccorrere”. Nel vangelo di oggi Matteo ricorda chiaramente il rimprovero di Gesù ai farisei. È un’accusa diretta, dice il Santo Padre, “verso l’ipocrisia sterile di chi non vuole sporcarsi le mani”, una tentazione “ben presente anche nei nostri giorni”.

Guardare al bene di tutti i Paesi

Francesco entra quindi nel cuore della questione migratoria suggerendo l’atteggiamento da tenere per affrontare le sfide odierne:

Di fronte alle sfide migratorie di oggi, l’unica risposta sensata è quella della solidarietà e della misericordia; una riposta che non fa troppi calcoli, ma esige un’equa divisione delle responsabilità, un’onesta e sincera valutazione delle alternative e una gestione oculata. Politica giusta è quella che si pone al servizio della persona, di tutte le persone interessate; che prevede soluzioni adatte a garantire la sicurezza, il rispetto dei diritti e della dignità di tutti; che sa guardare al bene del proprio Paese tenendo conto di quello degli altri Paesi, in un mondo sempre più interconnesso. E’ a questo mondo che guardano i giovani.

Appello alla comunità internazionale

Il Papa rivolge un pensiero particolare ai governanti della terra:

Seguiamo con attenzione il lavoro della comunità internazionale per rispondere alle sfide poste dalle migrazioni contemporanee, armonizzando sapientemente solidarietà e sussidiarietà e identificando risorse e responsabilità.

Rispettare cultura del Paese che accoglie

Il Santo Padre conclude con alcune parole in spagnolo, dedicate a migranti e ai soccorritori presenti alla Messa. Ai primi esprime la sua gratitudine “per aver incarnato oggi la parabola del Buon Samaritano” mentre a coloro che sono stati salvati ribadisce “solidarietà e incoraggiamento” e chiede loro di continuare ad essere testimoni di speranza e lavorare nel percorso di integrazione, rispettando “la cultura e le leggi” del Paese che li ha accolti.

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06 luglio 2018, 11:35