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Mons. Enrique Angelelli Mons. Enrique Angelelli 

Sarà beato mons. Enrique Angelelli, il Romero dell’Argentina

Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il Decreto per il riconoscimento del martirio del vescovo argentino Enrique Angelelli, dei padri Carlos Murias e Gabriel Longueville e del laico Wenceslao Pedernera

Giada Aquilino - Città del Vaticano

Sarà presto beato monsignor Enrique Angelelli, che da molti viene indicato come il “Romero dell’Argentina”, ucciso dai militari il 4 agosto del 1976. Dopo 42 anni, viene riconosciuto il martirio per il vescovo di La Rioja e per i compagni, i padri Carlos Murias e Gabriel Longueville e il laico Wenceslao Pedernera. Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il relativo Decreto.

Figlio di emigranti italiani, accanto a poveri e lavoratori

“Per servire, bisogna tenere un occhio attento al Vangelo e l’altro al popolo”, era solito dire monsignor Angelelli che, con la sua missione, dette impulso all'evangelizzazione del mondo del lavoro, cercando negli insegnamenti di Gesù e nel Vangelo le risposte concrete ed effettive ai problemi dei lavoratori. Figlio di emigranti italiani, nasce a Córdoba, nel centro dell’Argentina, il 17 giugno 1923. Entra in seminario a 15 anni. L’ordinazione sacerdotale, nel 1949, a Roma. Dopo la licenza in diritto canonico alla Gregoriana, nel 1951 torna a Córdoba: è qui che matura una spiccata predilezione per i poveri, cominciando a visitare le “villas miserias”, le baraccopoli argentine della zona. Fonda un movimento giovanile, diventa assistente della Gioventù operaia cattolica (Joc) e di quella universitaria (Juc), insegnando pure in seminario.

L’esperienza episcopale

Il 12 dicembre 1960, a sorpresa, Papa Giovanni XXIII lo designa vescovo ausiliare di Córdoba e per la sua ordinazione episcopale la cattedrale si riempie di operai e povera gente come mai prima. Partecipa alle ultime tre sessioni del Concilio Vaticano II e respira a pieni polmoni l’aria di rinnovamento che soffia nella Chiesa. Nel 1964 appoggia le istanze di alcuni preti su una nuova concezione di missione della Chiesa, ma ciò è causa di un suo allontanamento dal governo della diocesi. Sarà Paolo VI nel 1968 a nominarlo vescovo titolare di La Rioja, nel nord-ovest dell’Argentina, dove inizia un servizio pastorale di piena vicinanza ai lavoratori e ai contadini, di cui promuove l’organizzazione in cooperative; denuncia l’usura, la droga, le case da gioco e lo sfruttamento della prostituzione da parte dei ricchi e dei potenti della società locale. Per questo viene contestato da gruppi conservatori che, il 13 giugno 1973, interrompono con il lancio di pietre la celebrazione della Messa.

I padri Murias e Longueville, il laico Pedernera

Mentre si fa sempre più intensa la sua attività a favore dei poveri, spiega: “Io non posso predicare la rassegnazione. Dio non vuole uomini e donne rassegnati. Quello che vuole Dio sono uomini e donne che lottano pacificamente per la vita, per la libertà, non per finire in una nuova schiavitù”. Si intensificano intanto le voci sul rischio per la sua incolumità fisica. Nel luglio 1976 vengono orrendamente ritrovati massacrati e mutilati i corpi di due dei suoi preti più impegnati, il giovane francescano conventuale Carlos Murias e il parroco di Chamical, don Gabriel Longueville, fidei donum francese. Padre Carlos era controllato dai militari e guardato con sospetto, per il suo impegno in difesa dei contadini. A prelevarlo il 18 luglio, un gruppo di uomini armati. Don Gabriel non lo lascia solo. Spariscono entrambi, fino al tragico ritrovamento dei corpi senza vita. Qualche giorno dopo, il 25 luglio, il contadino Wenceslao Pedernera, organizzatore del Movimiento rural catolico, viene assassinato in casa da uomini incappucciati, davanti alla moglie e alle tre figlie. Il successivo 4 agosto è mons. Angelelli ad essere assassinato, anche se i killer cercano di camuffare l’omicidio come un incidente stradale. Nel luglio 2014 la condanna all’ergastolo per due alti ufficiali dell’esercito, gli stessi che qualcuno aveva visto sparare il colpo di grazia alla testa del vescovo dopo la simulazione dell’incidente.

 

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09 giugno 2018, 10:41