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Papa Francesco saluta i fedeli in piazza san Pietro per l'Udienza generale Papa Francesco saluta i fedeli in piazza san Pietro per l'Udienza generale 

Papa in Udienza: nella preghiera dei fedeli chiediamo, perché “sarà fatto"

All’Udienza generale, Papa Francesco ha proseguito le catechesi sulla Santa Messa, e nella Liturgia della Parola, ha parlato del Credo e della Preghiera universale. E’ il momento per chiedere a Dio le cose più forti e dirgli “Credo, Signore, aiuta la mia poca fede”

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

La preghiera dei fedeli, o universale, è il momento della Messa nel quale chiedere al Signore le cose più forti, le cose di cui abbiamo bisogno, perché Gesù ha detto “chiedete e vi sarà fatto”. Ma noi non ci crediamo, perché abbiamo poca fede, mentre il Signore ci ha detto che “tutto è possibile a quello che crede”. Così Papa Francesco parla di uno dei momenti più coinvolgenti della Santa Messa nella catechesi dell’udienza generale, che tiene in Piazza San Pietro, davanti a più di 10 mila fedeli che sfidano la pioggia, mentre un gruppo di malati segue il Pontefice attraverso gli schermi in aula Paolo VI.

Il diritto ad una Parola di Dio ben letta e ben predicata

Proseguendo la serie di catechesi sulla Santa Messa, Francesco parla per la terza volta della Liturgia della Parola, soffermandosi sul Credo e sulla Preghiera universale. Ricorda innanzitutto che l’ascolto delle letture bibliche, prolungato nell’omelia risponde al “diritto spirituale del popolo di Dio a ricevere con abbondanza il tesoro della Parola di Dio.

“Quando la Parola di Dio non è ben letta, non è predicata con fervore dal diacono, dal sacerdote o dal vescovo si manca a un diritto dei fedeli.”

Nel silenzio dopo l’omelia, sedimentare il seme ricevuto

Perché, prosegue il Papa, la Parola di Dio bussa al cuore e cambia i cuori.

dopo l’omelia, un tempo di silenzio permette di sedimentare nell’animo il seme ricevuto, affinché nascano propositi di adesione a ciò che lo Spirito ha suggerito a ciascuno. Il silenzio dopo l’omelia. Un bel silenzio si deve fare lì e ognuno, pensare a quello che è stato ascoltato.

Nel Credo, la nostra personale risposta di fede

Nel “Credo” che si recita dopo questo silenzio, esprimiamo allora la personale risposta di fede che si inserisce nella professione di fede della Chiesa.  E questa recita del Simbolo di fede, spiega ancora Papa Francesco, vincola l’Eucaristia al Battesimo, e fa sì che l’assemblea liturgica torni a meditare e professi i grandi misteri della fede, prima della loro celebrazione nell’Eucaristia.

La risposta alla Parola di Dio accolta con fede, prosegue il Pontefice, “si esprime poi nella supplica comune, denominata Preghiera universale, perché abbraccia le necessità della Chiesa e del mondo, e viene anche detta Preghiera dei fedeli. I Padri del Concilio Vaticano II l’hanno voluta ripristinare affinché, e qui Francesco cita la Sacrosanctum Concilium, “con la partecipazione del popolo, si facciano preghiere per la santa Chiesa, per coloro che ci governano, per coloro che si trovano in varie necessità, per tutti gli uomini e per la salvezza di tutto il mondo”.

Preghiera universale, per chiedere le cose più forti

Ricordiamo, chiarisce il Papa, quanto ci ha detto Gesù: “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto”.

“Ma noi non crediamo questo – aggiunge poi lasciando il discorso preparato - perché abbiamo poca fede”. Ma se noi avessimo una fede – dice Gesù – come il grano di senape, avremmo ricevuto tutto. “Chiedete quello che volete e vi sarà fatto”.

E in questo momento della preghiera universale dopo il “Credo”, è il momento di chiedere al Signore le cose più forti nella Messa, le cose di cui noi abbiamo bisogno, quello che vogliamo. “Vi sarà fatto”; in uno o nell’altro modo ma “Vi sarà fatto”. “Tutto è possibile a quello che crede”, ha detto il Signore. Che cosa ha risposto quell’uomo al quale il Signore si è rivolto per dire questa parola – tutto è possibile a quello che crede-? Ha detto: “Credo Signore. Aiuta la mia poca fede”. Anche noi possiamo dire: “Signore, io credo. Ma aiuta la mia poca fede”.

No a formule convenzionali o miopi

Le pretese di logiche mondane, invece, conclude Francesco, “non decollano verso il Cielo, così come restano inascoltate le richieste autoreferenziali”. Le intenzioni per cui si invita i fedeli a pregare devono infatti dar voce “ai bisogni concreti della comunità ecclesiale e del mondo, evitando di ricorrere a formule convenzionali e miopi”. La preghiera “universale”, che conclude la liturgia della Parola, ci esorta a fare nostro lo sguardo di Dio, che si prende cura di tutti i suoi figli.

Quaresima, tempo per un ritorno all’amore del Padre

Nei saluti in italiano, al termine dell’udienza, Papa Francesco ricorda che oggi, Mercoledì delle Ceneri, inizia il cammino quaresimale, e ai giovani  augura di vivere “questo tempo di grazia come un ritorno all’amore del Padre, che attende tutti a braccia aperte”. Infine incoraggia i malati ad offrire le loro sofferenze “per la conversione di quanti vivono lontani dalla fede” e gli sposi novelli, nel giorno della festa di San Valentino, a costruire la loro nuova famiglia “sulla roccia dell’amore di Dio”.

Ascolta e scarica il servizio con la voce del Papa

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14 febbraio 2018, 11:28