Cerca

Il Papa con un malato Il Papa con un malato 

Messaggio per la Giornata Mondiale del Malato

“Ecco tuo figlio…Ecco tua madre. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé” (Gv 19,26-27)

Emanuela Campanile - Città del Vaticano

Ecco tuo figlio…Ecco tua madre. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé” (Gv 19,26-27). Le parole che Gesù, innalzato sulla croce, rivolge a sua madre Maria e al discepolo Giovanni, sono il tema scelto da Papa Francesco per la XXVI Giornata Mondiale del Malato che si celebra il prossimo 11 febbraio.

“Queste parole illuminano profondamente il mistero della Croce”

La Croce

Parole che “illuminano il mistero della Croce”- spiega il Santo Padre - “che non rappresenta una tragedia senza speranza”, ma diviene “luogo in cui Cristo mostra la sua gloria e lascia le sue estreme volontà d’amore”: “regole costitutive della comunità cristiana e della vita di ogni discepolo”.

La vocazione di Maria

Le parole di Cristo - prosegue - danno origine “alla vocazione materna di Maria nei confronti di tutta l’umanità”, Maria è chiamata a condividere la stessa preoccupazione di Cristo per la Chiesa e per l’umanità intera. “Un compito che non avrà mai fine”.

“La vocazione materna di Maria passa a Giovanni e a tutta la Chiesa”

Giovanni raffigura la Chiesa

E se Giovanni, il discepolo amato, “raffigura la Chiesa, popolo messianico” - aggiunge il Papa - “egli deve riconoscere Maria come propria madre” e in questo riconoscimento è chiamato ad "accoglierla e a contemplare in lei il modello del discepolo e anche la vocazione materna che Gesù le ha affidato”. L’intera comunità dei discepoli, è quindi “coinvolta nella vocazione materna di Maria”.

Testimonianza di Giovanni e vocazione della Chiesa

Avendo condiviso tutto con Gesù, Giovanni è testimone non solo delle innumerevoli guarigioni compiute dal Messia, ma è anche consapevole che - spiega ancora Francesco - “il Maestro vuole condurre tutti gli uomini all’incontro con il Padre”. Ed essendo il cuore di Gesù aperto a tutti senza esclusone, “a tutti deve essere annunciato il Vangelo del Regno” e “indirizzata la carità”.

“Il lavoro delle congregazioni cattoliche, delle Diocesi e dei loro ospedali, cerca di mettere la persona umana al centro del processo terapeutico”

Come si concretizza la vocazione della Chiesa verso le persone bisognose e i malati

Il Papa ricorda che la vocazione materna della Chiesa a favore dei bisognosi e dei malati ha “una storia bimillenaria” “di dedizione” che non va dimenticata e che continua ancora oggi in tutto il mondo: “ovunque essa cerca di curare, anche quando non è in grado di guarire”. “L’immagine della Chiesa come ‘ospedale da campo’ - procede  - è una realtà molto concreta perché  - specifica Francesco – in alcune parti del mondo sono solo gli ospedali dei missionari e delle Diocesi a fornire le cure necessarie alla popolazione”.  

L’eredità del passato

Nella sua concretezza, il Santo Padre esorta a far memoria dell’”eredità del passato” per “progettare bene il futuro": attraverso l’esempio della “generosità fino al sacrificio” di molti fondatori di istituti a favore degli infermi, e  facendo propria l’intelligenza organizzativa e la carità che mettono al centro prima di tutto la dignità del malato. Tutto ciò, eviterà il pericolo di far entrare “la cura della salute nell’ambito del mercato che scarta i poveri". Da qui, l’appello ai cristiani che operano nelle strutture pubbliche e che “con il loro servizio, sono chiamati a dare testimonianza del Vangelo”.

“La pastorale della salute resta e resterà sempre un compito necessario ed essenziale”

Il dono della potenza guaritrice

Alla Chiesa - ricorda Francesco – “Gesù ha lasciato in dono, la sua potenza guaritrice”, dono a cui corrisponde il compito della Chiesa: “portare sui malati lo stesso sguardo ricco di tenerezza e compassione del suo Signore”. E testimonianza straordinaria di questo amore è - aggiunge - la tenerezza e la perseveranza con cui molte famiglie seguono i propri figli, genitori e parenti, malati cronici o gravemente disabili. Le cure che sono prestate in famiglia - prosegue il Papa - sono una testimonianza straordinaria di amore per la persona umana e vanno sostenute con adeguato riconoscimento e con politiche adeguate. Pertanto - conclude - medici e infermieri, sacerdoti, consacrati e volontari, familiari e tutti coloro che si impegnano nella cura dei malati, partecipano a questa missione ecclesiale”. Una “responsabilità condivisa che arricchisce il valore del servizio quotidiano di ciascuno”.

Atto di affidamento

E’ dunque a Maria, Madre della tenerezza, che il Papa affida tutti i malati nel corpo e nello spirito confidando che “la preghiera alla Madre del Signore ci veda tutti uniti in una insistente supplica, perché ogni membro della Chiesa viva con amore la vocazione al servizio della vita e della salute”.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

11 dicembre 2017, 17:04