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Francesco: combattere la corruzione, no idolatria del denaro

Il tweet del Papa nella Giornata Internazionale contro la Corruzione

di Alessandro Gisotti

“La corruzione va combattuta con forza. E’ un male basato sull’idolatria del denaro che ferisce la dignità umana”. E’ il tweet pubblicato da Papa Francesco sul suo account @Pontifex in 9 lingue, nell’odierna Giornata Internazionale contro la Corruzione, promossa dalle Nazioni Unite. Un tema questo su cui Papa Francesco è intervenuto moltissime volte dall’inizio del Pontificato. Del resto, già da arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio si è più volte schierato contro ogni forma di corruzione. Da Pontefice si ricorda in particolare l’appello levato nel quartiere napoletano di Scampia, nel marzo del 2015, dove coniando un efficace neologismo affermò che “un cristiano che lascia entrare dentro di sé la corruzione spuzza”. Due anni prima, in un’omelia a Casa Santa Marta, aveva parlato di “dea tangente”, avvertendo che la corruzione è come la droga, perché si inizia magari con “una bustarella” ma poi si arriva ad una “assuefazione da tangenti”.

Anche in questo 2017 che volge al termine, Francesco è tornato più volte a denunciare il male della corruzione. Nel giugno scorso, il Pontefice ha firmato la prefazione di un libro intervista del cardinale Peter Turkson intitolato “Corrosione”. Stigmatizzando con parole durissime il fenomeno, il Papa sottolinea che la corruzione è “una forma di bestemmia”. “è l’arma, il linguaggio più comune anche delle mafie”, “un processo di morte che dà linfa alla cultura di morte”. Ad agosto si rivolge invece ai giovani brasiliani, in un messaggio per i 300 anni delle apparizioni della Vergine di Aparecida. Francesco invita la gioventù del Brasile a “non aver paura di combattere la corruzione”, “a non lasciarsi sedurre da essa”. E li invita ad essere “protagonisti di una cultura” permeata dal Vangelo per il  bene della società.

Il 21 settembre, Papa Francesco riceve la Commissione parlamentare italiana antimafia. La corruzione, è il suo monito nell’occasione, “ha una natura contagiosa e parassitaria”, perché “non si nutre di ciò che di buono produce, ma di quanto sottrae e rapina”. Il Pontefice mette in guarda dal “banalizzare il male”, osservando che “la corruzione trova sempre il modo di giustificare se stessa, presentandosi come la condizione normale, la soluzione di chi è furbo, la via percorribile per conseguire i propri obiettivi”. Poco più di una settimana dopo, il Papa torna a chiedere, in particolare al mondo della politica, di impegnarsi contro la piaga della corruzione. E’ il primo ottobre, a Cesena, Francesco si rivolge alla cittadinanza: “La corruzione – afferma – è il tarlo della vocazione politica. La corruzione non lascia crescere la civiltà”. Ed esorta i politici a mettere sempre al primo posto il bene comune, il servizio alla società piuttosto che il proprio interesse.

Al tema della corruzione, Francesco dedica anche l’omelia a Santa Marta del 10 novembre scorso. Il cristiano, avverte, deva agire “senza cadere nelle cordate della corruzione” e si rammarica che tante volte persone chiamate ad amministrare i beni del popolo, cedano alla tentazione della corruzione, arrivando persino “ad atteggiamenti mafiosi”. “Si parla dello smog che causa inquinamento – constata con rammarico – ma anche c’è uno smog di corruzione nella società”. Francesco invita a pregare per i corrotti, affinché “trovino l’uscita da quel carcere nel quale sono voluti entrare”. Da ultimo, il Papa non ha mancato di condannare la corruzione nel suo viaggio in Myanmar e Bangladesh. In particolare, rivolgendosi ai leader religiosi nella residenza dell’arcivescovado di Dhaka, ha invocato una cooperazione dei credenti anche “per contrastare il virus della corruzione”.

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09 dicembre 2017, 11:33