· Città del Vaticano ·

PER LA CURA DELLA CASA COMUNE
Molteplici iniziative in Asia in occasione della settimana sulla «Laudato si’»

Difendere, curare, amare

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25 maggio 2020

Sulle montagne della provincia di Bukidnon, nella vasta isola filippina di Mindanao, il Centro di educazione culturale avviato dal gesuita irlandese Pedro Walpole insegna a giovani e bambini indigeni l’ecologia integrale. La scuola collabora con le popolazioni indigene non solo per tutelare il loro ambiente, ma anche per promuovere un modello di vita equilibrata, sostenibile, in armonia con la creazione. Il centro è intitolato ad Apu Palamguwan, mitico antenato degli indigeni pulangiyen, e coniuga la loro storia con gli insegnamenti dell’enciclica di Papa Francesco Laudato si’. E se in passato progetti industriali di deforestazione hanno distrutto ampie aree boschive della regione, oggi i giovani locali sono impegnati nella rigenerazione delle foreste, con il sogno di restituire vegetazione, ossigeno, fauna alla catena montuosa di Pantaron. L’impegno di Pedro Walpole, direttore di ricerca all’Istituto di scienze ambientali per il cambiamento sociale nelle Filippine, è fra i tanti che si manifestano nelle comunità cattoliche dell’Asia nella settimana (appena conclusasi) dedicata, a livello internazionale, all’enciclica Laudato si’, per il quinto anniversario della sua promulgazione.

Tra i fedeli del continente, poi, la notizia dell’Anno speciale sulla Laudato si’, annunciato da Papa Francesco dopo il Regina Caeli di domenica scorsa, ha generato entusiasmo e apprezzamento: la settimana appena trascorsa è considerata “la prova generale” di una campagna di sensibilizzazione, coscientizzazione e rinnovata azione, anche alla luce del tempo post-pandemia.

Giunto nelle Filippine nel 1992, da quasi trent’anni il missionario padre Walpole ha avviato una specifica pastorale con le comunità indigene (qui chiamate lumads), proprio nel segno del rispetto del loro patrimonio culturale, a partire da un rapporto armonioso e fecondo con madre natura. E anche il centro educativo, semplice struttura che sorge nell’area di Bendum, dove si tengono seminari e attività formative ispirate all’enciclica, è alimentato con energia solare. Il segreto per la riuscita dei progetti educativi, spiega il gesuita, è coniugare la didattica con dirette attività sul territorio. E così gli studenti coltivano un orto biologico, contribuendo a nutrire e alimentare oltre quattrocento ragazzi che frequentano la scuola. Si utilizzano poi tecniche di compostaggio naturale (tramite i lombrichi) per trasformare i rifiuti organici in compost di alta qualità da usare come fertilizzante agricolo. Si coltiva la citronella, erba tropicale che fornisce un olio vegetale che è un repellente naturale per insetti; esso poi viene smerciato, come avviene anche per il giaco, localmente detto atay-atay, pianta nota per i suoi usi medicinali.

Come il missionario gesuita, nella settimana dedicata alla Laudato si’ diversi enti, comunità e organizzazioni nella Chiesa nelle Filippine hanno sviluppato tematiche simili, proponendo una vera e propria “svolta verde”, che si lega anche alle prospettive economiche, sociali e politiche del Paese asiatico, soprattutto nel periodo post covid-19.

Secondo gli economisti dell’ateneo di Manila, storica università dei gesuiti nella capitale, la pandemia rappresenta, infatti, l’occasione propizia per un cambio di passo, incoraggiando lo sviluppo della green economy. Sono temi e riflessioni presenti nella «Campagna verde “Laudato si’“», proposta dal Segretariato nazionale per l’azione sociale, organismo in seno alla Conferenza episcopale filippina, che intende «creare maggiore consapevolezza per la cura dell’ambiente e i nuovi modelli di sviluppo», ha spiegato il segretario esecutivo padre Edwin Gariguez. La campagna promuove la sicurezza alimentare, la tutela dell’ambiente e delle popolazioni indigene, investimenti verso le energie rinnovabili. A tal fine sono stati attivati, in particolare, programmi per garantire la sicurezza alimentare alle comunità colpite dalla pandemia di coronavirus, invitando diocesi e parrocchie a promuovere l’agricoltura comunitaria.

Poco più a sud, in Indonesia, vasto arcipelago con una popolazione a larga maggioranza musulmana, la Chiesa cattolica ha colto l’occasione della settimana per trovare un terreno comune con i fedeli musulmani: «Con un cuore nobile, possiamo proteggere, preservare e compiere insieme sforzi per rendere la nostra terra un luogo prospero e pacifico per tutta la creazione», ha detto il cardinale Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, alla guida dell’arcidiocesi di Jakarta, in un videomessaggio trasmesso in streaming durante le messe domenicali. La campagna delle comunità cattoliche nel paese si è concentrata su come evitare gli sprechi di cibo e abbandonare lo stile di vita consumistico teso all’usa e getta, incoraggiando la condivisione con i poveri e l’economia del riciclo.

Sempre nel sud est-asiatico la settimana Laudato si’ è stata un’occasione di scambio e rapporti interreligiosi anche in Cambogia: il vicario apostolico di Phnom-Penh, monsignor Olivier Michel Marie Schmitthaeusler, ha lanciato un’iniziativa congiunta con un tempio buddista della capitale, inaugurando un orto biologico che vedrà la proficua collaborazione di fedeli cattolici e buddisti accomunati dallo spirito di compassione verso “sorella terra”, oltre che verso ogni essere umano. E se si pensa che in Cambogia sono circa cinquemila i templi buddisti abitati da 68.500 monaci, tutti molto propensi e dediti a coltivazioni biologiche, l’aver combinato lo spirito della Laudato si’ con le inclinazioni della religione maggioritaria offre ampi e interessanti spiragli di collaborazione.

Anche più a ovest, nel subcontinente indiano, l’anniversario dell’enciclica non è passato inosservato ed è riuscito a riunire fedeli di culture, tradizioni religiose diverse nel medesimo anelito, tanto più rafforzato in tempi di pandemia del covid-19, identificata come il comune avversario da sconfiggere insieme. In Pakistan, a Karachi, preti, religiosi e laici della Commissione giustizia e pace e della Caritas sono andati a diffondere il messaggio della Laudato si’ tra gli indù, i sikh, i baha’i e musulmani, visitando diversi luoghi di culto e invitando tutti i leader religiosi a unirsi nel prendersi cura della casa comune. Nel contempo si è sensibilizzato sulla necessità di una comune difesa dal covid-19 e sulle misure da osservare per la tutela della salute pubblica. «La Laudato si’ è sempre un’occasione feconda per costruire ponti tra le religioni», spiega il direttore della commissione, padre Saleh Diego.

Nella vicina India, molte diocesi e comunità hanno puntato soprattutto sui giovani come speciali attori protagonisti di una sensibilità ecologica, legata alla cultura del rispetto e della tutela di ogni essere vivente. A tal fine è stata rilanciata l’importanza dell’enciclica Laudato si’ per le scuole, raccomandando una serie di risorse e azioni da consigliare a studenti di ogni ordine e grado. Tutti sono stati incoraggiati a unirsi a Tarumitra (“Amici degli alberi”), grande organizzazione studentesca indiana, che ha come missione «proteggere e promuovere un ambiente sano sulla terra». Il movimento studentesco è stato concepito e lanciato dai gesuiti della provincia di Patna nel 1998 ed è poi divenuto un progetto della Conferenza dei gesuiti dell’Asia meridionale. L’iniziativa copre una rete di centinaia di scuole superiori e college in tutta l’India che, nella settimana Laudato si’, hanno promosso progetti e attività per portare nella società una spiritualità, una visione del mondo e uno stile di vita che non considera la casa comune come un ambiente da sfruttare, ma come una preziosa risorsa da difendere, curare, amare.

di Paolo Affatato