· Città del Vaticano ·

La Madonna nella canzone popolare europea

Bella come il sole

Guido Reni, «Assunzione» (1642)
13 maggio 2020

In una canzone mariana, tradizionale e molto nota, si canta «Bella tu sei qual sole, bianca più della luna». Il testo fu composto agli inizi del XX secolo dal padre Francesco Saverio D’Aria e musicato da monsignor Luigi Guida. L’attribuzione di una bellezza pari a quella del sole e della luna a Maria, madre del Redentore, viene però dal medioevo. L’interpretazione del Cantico dei Cantici in senso mariano ebbe i primi riscontri agli inizi del XII secolo con i monaci Ruperto di Deutz e Onorio di Autun. Prima di allora la figura della donna bellissima, indicata nel testo biblico, era riferita alla Chiesa, intesa come sposa di Cristo.

Nella poesia trecentesca è celebre la grandiosa ode, con cui Francesco Petrarca conclude il suo Canzoniere: «Vergine bella, che di sol vestita, coronata di stelle». Qui la Madonna è rivestita di sole: una figura splendente, che si staglia in mezzo al disco solare. Invece nella coetanea sequenza Ave regina omnium Maria è invocata come Solis habitaculum; Cristo è il sole e sua madre lo ha accolto in sé.

La bellezza femminile fu avvicinata al sole anche nella poesia non religiosa, in particolare con il Marinismo nei vari Paesi europei. Ma con il gusto secentesco nacquero nuovi riferimenti al sole nella descrizione di Maria.

La tradizionale canzone italiana «Lodate Maria, o lingue fedeli», di origine secentesca (la più antica ancora in uso), dice: «Di nobile aurora, sei luce divina, il sole t’onora, la luna t’inchina».

Proprio nello stesso periodo il poeta e musicista austriaco Laurentius von Schnüffis compose una bella canzone mariana, ancora eseguita nel mondo germanico. Egli era stato cantastorie e attore girovago su uno dei tanti “Carri di Tespi”, che a quel tempo portavano la Commedia dell’Arte nelle corti dei signori e sulle piazze dei borghi. Nel 1662, all’età di 29 anni, sentì la vocazione alla vita religiosa e tre anni dopo entrò nell’ordine dei Cappuccini. Qui fu autore di varie opere, tra cui un’autobiografia intitolata Philoteus e varie canzoni religiose. Spicca una lode alla Madonna, che inizia con: «Magnifica come il raggio del sole, potente sopra ogni cosa, beata nell’amore perfetto, Signora dei cieli».

Composto nel 1673, il testo consta di 5 strofe ciascuna di 9 versi irregolari. La prima di esse continua con un accorato affidamento: «A te mi consacro per sempre con tutto il mio essere; a te affido il mio corpo ed il mio animo; il mio sangue e la mia vita voglio dare a te. O Maria, tutto ciò che sono e che ho lo dono con gioia a te». Nelle successive tre strofe si snoda una solenne esultante litania, in cui sono ribaditi gli attributi soliti, ma anche quelli meno frequenti del culto mariano. «Il sole ti accompagna, la luna argentea si getta ai tuoi piedi; incoronata dalle stelle tu sei luce e conforto nella notte del nostro viaggio terreno».

Il tema trinitario e quello dell’immacolata concezione emergono nella terza strofa: «Essendo tu del tutto senza macchia, o rosa bellissima, l’Eterno Padre ti ha chiamato figlia sua; il Figlio Divino, sull’altissimo suo trono, ti ha riconosciuto sua madre e, ad accrescere la tua gloria, lo Spirito Santo si è affidato a te come sua eletta sposa».

Nell’ultima parte del canto dalla contemplazione di Maria si passa alla supplica a lei «Madre del Redentore e insieme vergine, prega per noi peccatori e trasmettici il perdono di tuo figlio. In questa valle di lacrime noi t’invochiamo, o madre nostra, nelle pene e nel dolore. E quando l’anima nostra lascerà il corpo sii tu accanto a noi; difendici e guidaci su nel cielo, dove i cori degli angeli ti acclamano».

I riferimenti alle preghiere mariane più note, dalla Salve Regina allo Stabat Mater, sono evidenti. Lo scopo del canto era proprio quello di renderli comprensibili a tutti, nella lingua parlata. La canzone ebbe subito molto successo e ne nacquero varie rielaborazioni. Nel 1808 i poeti Achim von Arnim e Clemens Brentano la inserirono nel loro grande repertorio dei canti tradizionali tedeschi Des Knaben Wunderhorn (La cornucopia del fanciullo). Poi nel 1842 il poeta, cardinale Johannes von Geissel, la perfezionò sul piano stilistico, dandole la forma definitiva, accolta anche nell’odierno repertorio tedesco Gotteslob. La melodia, forse composta dallo stesso autore del testo, è in fa maggiore con i primi quattro versi scanditi sull’accordo a guisa di squilli di tromba. Solenne e orecchiabile, è l’ideale per ritmare i passi durante una processione,

Il paragone della bellezza solare di Maria tornò poi in poeti e musicisti. Le stesse veggenti di Lourdes, santa Bernardetta, e di Fatima, suor Lucia, definirono la figura apparsa loro «Bella come il sole». La bellezza della Madonna continua anche oggi a ispirare cantori in tutto il mondo.

di Benno Scharf