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Sant’Isidoro di Siviglia, l’ultimo dei padri latini, patrono di internet

Passione per lo scibile umano

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04 aprile 2020

Una famiglia di santi quella in cui nacque Isidoro: il fratello Leandro era arcivescovo di Siviglia, la sorella Fiorentina era religiosa, anche un altro fratello Fulgenzio fu elevato con loro agli onori degli altari. Una famiglia nobile, oltre che santa. Suo padre, Severiano, era di origini ispano-romane e di elevato rango sociale. Sua madre era visigota e sembra fosse imparentata con la stirpe reale. Nato intorno al 556 a Cartagena, Isidoro venne ben presto affidato alle cure educative del fratello Leandro. Questo periodo non fu certo facile, perché il fratello si comportava con grande severità nei confronti di Isidoro, il quale arrivò perfino a fuggire da Siviglia.

Passata la crisi, Isidoro si riconciliò con il fratello e riprese gli studi. Imparò il latino, l’ebraico e il greco e divenne uno dei principali collaboratori dell’arcivescovo nella lotta contro l’eresia ariana. Ritiratosi in un monastero, alla morte del fratello, venne acclamato dal popolo suo successore sulla cattedra della capitale andalusa. Il suo episcopato durò 37 anni (599-636). Dovette affrontare i rapidi cambiamenti che caratterizzavano la società del tempo, tra la decadenza dell’età antica e del mondo romano e l’affacciarsi del Medioevo e delle nuove stirpi di origini germaniche che influenzavano il potere.

Fu attore principale nel sostenere le deboli strutture culturali della Spagna e utilizzò tutte le risorse per contrastare la crescente influenza di quelle barbariche. Promosse lo sviluppo delle arti liberali, della scienza, del diritto, della teologia. Formatosi con le letture di sant’Agostino e di san Gregorio Magno, scrisse numerosi trattati storici, teologici, liturgici. geografici, ma anche biografie e saggi sul Nuovo e sull’Antico Testamento, e stilò perfino un dizionario di sinonimi.

Per questa sua grande attività, Isidoro è passato alla storia come uno dei più grandi compilatori medievali, in quanto raggruppò in una sorta di monumentale enciclopedia tutto il sapere del tempo, sia classico che cristiano, dall’antichità pagana fino al VII secolo. Questa opera fu chiamata Etymologiae, conosciuta anche come Origini, composta da venti volumi che ebbero grande influenza nelle istituzioni educative del Medioevo. Vennero stampati almeno dieci volte tra il 1470 e il 1529. Ogni libro inizia con l’indicazione del soggetto o dei soggetti da trattare. Per ognuno vengono indicati i vocaboli relativi, dettagliati nella loro origine e nel significato.

Le Etymologiae hanno influito anche sulla storia della musica, perché presiedendo il quarto concilio nazionale di Toledo, iniziato il 5 dicembre 633, Isidoro chiese che venisse adottato in Spagna il canto sacro come già era in uso in Francia. Dette molta importanza alla liturgia, promuovendo l’utilizzo di inni, canti e preghiere che costituiscono il rito mozarabico. In quel concilio, l’arcivescovo di Siviglia gettò le basi perché diventasse obbligatoria la politica educativa per i vescovi nel regno.

Accanto alle Etymologiae troviamo il De natura rerum e i Synonyma, che hanno influito anche sullo stile della prosa dotta latina e italiana dei primi secoli. Senza dimenticare le opere storiche scritte da Isidoro: i Chronica maiora, sintetizzati nei Chronica minora, e le Historia de regibus Gothorum, Wandalorum et Suevorum; ma anche il Liber de viris illustribus, contenente biografie di autori ecclesiastici. La sua attività fu instancabile fino alla morte, avvenuta il 4 aprile 636. Anche nel morire fu di esempio: presentendo ormai prossima la dipartita al cielo, chiese di indossare un cilicio e di venir disteso sulla cenere. Innocenzo XIII lo proclamò dottore della Chiesa, l’ultimo dei padri latini. Nel 2002 Giovanni Paolo II lo ha indicato come patrono di internet e di chi vi lavora: una scelta motivata dal riconoscimento dell’opera da lui svolta per la compilazione della celebre enciclopedia. (nicola gori)