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Il vescovo Vergez Alzaga spiega come la comunità dello Stato si prepara a celebrare le prossime festività

Pasqua inedita in Vaticano

Città del Vaticano - Spacci Annonari  07-04-2020
07 aprile 2020

È una Pasqua assolutamente «inedita» quella che sta per celebrarsi in Vaticano. Personale ridotto, turnazioni, precauzioni sanitarie: anche all’interno delle Mura Leonine la vita è cambiata con l’emergenza causata dalla pandemia. Tuttavia, non si è abbassata completamente la serranda. I servizi essenziali sono assicurati. E, anzi, alcuni dipendenti lavorano anche di più per rispondere alle nuove esigenze legate soprattutto al ricorso al lavoro da casa. Questa Pasqua, perciò, sarà all’insegna dell’essenziale, della solidarietà, della riscoperta del fratello, perché nessuno venga lasciato solo ma sia sostenuto e accompagnato in questo momento difficile, sia dal punto di vista sanitario ed economico, sia a livello pastorale e spirituale. Lo assicura in questa intervista a «L’Osservatore Romano», il vescovo Fernando Vérgez Alzaga, segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.

Come si prepara la comunità del Vaticano a celebrare la prossima Pasqua?

È una Pasqua inedita quella che il Vaticano si appresta a vivere. Le messe vengono celebrate senza fedeli e anche quella tradizionale del precetto pasquale per i dipendenti è stata annullata. Ciò non significa, tuttavia, che la partecipazione alla Settimana santa sia in misura minore. La Pasqua, infatti, non è una festa come le altre. È il cuore del cristianesimo e non può essere rimandata. Naturalmente, i sacerdoti che lavorano in Vaticano celebrano la messa senza fedeli, ma si uniscono a Papa Francesco che ha chiesto di pregare per la fine della pandemia da covid-19. È stato memorabile il momento di preghiera, venerdì sera, 27 marzo, sul sagrato della basilica di San Pietro con la piazza vuota, seguito dai fedeli di tutto il mondo attraverso i mezzi di comunicazione sociale. In quell’occasione, prima dell’adorazione del Santissimo Sacramento e della benedizione Urbi et Orbi, il Pontefice ha elevato una accorata preghiera: «Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori»: sappiamo «che Tu hai cura di noi». Sono convinto che anche in questo tempo di prova, il Signore saprà trarre un gran bene e ci offrirà un’opportunità di rivedere la nostra vita alla luce del Vangelo. Come ha detto il Papa in quella serata storica in piazza San Pietro: «È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri. E possiamo guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita».

Sono cambiate anche le modalità di lavoro?

Certamente, la pandemia ha cambiato il nostro modo di vivere e di lavorare. In accordo con le direttive della Segreteria di Stato, sono state incentivate le modalità di lavoro da casa, dove possibile, e si è provveduto a istituire turnazioni per evitare di moltiplicare le possibilità di diffusione del covid-19. Vorrei però sottolineare un fattore fondamentale: nessuno è lasciato solo o indietro. A nessun lavoratore e dipendente vaticano mancherà la solidarietà e il sostegno economico secondo le modalità indicate dalla Segreteria di Stato.

Anche al Governatorato si lavora in misura ridotta?

Dopo la chiusura dei Musei vaticani, anche le altre istituzioni che fanno capo al Governatorato hanno ridotto o sospeso gli orari di apertura. Tuttavia, i servizi essenziali dello Stato rimangono operativi. Non vi è chiusura totale. L’Annona è rimasta aperta per dare la possibilità di poter acquistare i beni di prima necessità. Naturalmente, adottando un sistema di contingentamento delle presenze all’interno del negozio e di precauzione con dispositivi di protezione sanitaria. La Gendarmeria e i Vigili del fuoco sono operativi con i loro uomini e mezzi per esercitare il loro ruolo all’interno dello Stato. La mensa aziendale si è adeguata all’emergenza e ha adottato un servizio di prenotazione dei pasti che vengono consegnati a domicilio. La Farmacia vaticana è rimasta aperta, con un’ora di chiusura per sanificare l’ambiente. Anche il Servizio sanità e igiene assicura l’assistenza ambulatoriale. Gli operai della Direzione delle infrastrutture e servizi sono presenti anche se, in alcuni settori, a personale ridotto per garantire le attività quotidiane. Ad altri dipendenti, come quelli della Floreria e del Servizio giardini e ambiente, il lavoro, durante la Settimana santa, non manca. C’è poi in questo periodo un settore la cui operatività invece che ridursi è aumentata notevolmente. Mi riferisco alla Direzione di cui sono a capo, cioè quella delle Telecomunicazioni e dei sistemi informatici. I nostri dipendenti sono chiamati a un surplus di lavoro per installare virtual private network (vpn), prestare assistenza da remoto e far fronte all’aumento di richieste via internet. Senza dimenticare il supporto per l’allestimento dei dispositivi per le videoconferenze. Anche le Poste, pur se a personale ridotto, funzionano regolarmente.

Si tratta di un nuovo modo di organizzare la vita al tempo dell’emergenza sanitaria?

Certamente, siamo chiamati a impostare anche il nostro lavoro in maniera diversa e, dove è possibile, a usare i nuovi strumenti che la tecnologia mette a disposizione per poter lavorare a distanza. Vorrei sottolineare una cosa importante: sebbene le precauzioni sanitarie impongano la distanza, ciò non impedisce di assicurare la nostra vicinanza e la preghiera a quanti sono affetti dal covid-19, ai loro parenti, alle vittime e a quanti piangono per la perdita dei loro cari. Vorrei esprimere la solidarietà anche a quanti sono in difficoltà economica e non riescono ad andare avanti. È il momento di riscoprire la carità e la fraternità che ci spingono a prenderci cura dei più bisognosi. Caritas Christi urget nos! Non possiamo fare finta di niente e dimenticarci di quanti soffrono accanto a noi.

di Nicola Gori