Serve un’alleanza educativa per salvare la casa comune

Che cosa stiamo facendo?

Papa Francesco in piazza San Pietro il 27 marzo 2020
07 aprile 2020

L’Organizzazione mondiale della sanità stima che circa 7 milioni di persone muoiano ogni anno a causa dell’esposizione a particelle fini in aria inquinata che penetrano in profondità nei polmoni e nel sistema cardiovascolare. L’inquinamento atmosferico non conosce confini ed esistono molti esempi di politiche di successo, orientate a ridurlo in ambito industriale ed energetico, nei trasporti e nella pianificazione urbana, nelle filiere agroalimentari, nel consumo individuale e nella gestione dei rifiuti. L’inquinamento dell’aria che tutti gli abitanti del pianeta respirano è un killer invisibile; desta un assai minore allarme nell’opinione pubblica rispetto alla drammatica emergenza planetaria per il covid-19, ma che ucciderà nel 2020 forse dieci volte di più.

L’emergenza che stiamo vivendo smaschera la vulnerabilità umana e mette allo scoperto false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Papa Francesco, sul sagrato della basilica di San Pietro lo scorso 27 marzo, osservava: «In questo nostro mondo, che Tu o Signore ami più di noi, siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci di tutto. Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei più poveri e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato».

Il grande problema che dobbiamo risolvere è la sostenibilità del modello dominante di sviluppo economico-finanziario e il suo impatto sul pianeta ovvero sulla vita delle persone. È in atto la progressiva distruzione della nostra casa comune. Che cosa stiamo facendo?

Ogni crisi diventa occasione di discernimento e nuova progettualità. Ci obbliga a cambiare, ci obbliga a darci nuove regole e a trovare nuove forme di impegno. Possiamo imparare molto, dal punto vista dei nostri comportamenti collettivi, dall’attuale emergenza. Ne esce rafforzata l’esigenza della relazione educativa: imparare a essere responsabili verso gli altri e verso di sé attraversa i saperi e gli stili di vita. Occorre imparare. A misurarci con l’idea di una formazione politica come servizio. Si deve riscoprire quanto sia cruciale una buona sanità per tutti e valorizzare le persone che lavorano a rischio della propria vita, come gli infermieri e i medici. Siamo chiamati a considerare l’importanza delle donne e degli uomini che garantiscono la sicurezza e l’accesso ai servizi essenziali, dei volontari, dei genitori e dei nonni, di coloro che si occupano dell’istruzione, di chi coordina e progetta servizi per le persone più fragili. C’è da approfondire e praticare una cultura della formazione al rischio e alla sua gestione, della comunicazione della sostenibilità.

In questa Quaresima risuona un appello urgente: “convertitevi”, è il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di distinguere ciò che è necessario da ciò che non lo è. L’ambiente in cui viviamo, il concetto di spazio vissuto si trasforma in modo radicale nei giorni che attraversiamo. Possiamo ricostruire il tessuto di relazioni, in presenza e a distanza, per costruire un’umanità più fraterna. Termini come punizione e panico, sentimenti come avidità e indifferenza accentuano frammentazioni e contrapposizioni.

In mezzo all’isolamento nel quale stiamo patendo la mancanza degli affetti e degli incontri, sentiamo ancor più il bisogno di un’ampia alleanza educativa per formare persone mature. È quel che ci ricorda Papa Francesco nel Messaggio per il lancio del Patto educativo globale. L’Università cattolica, insieme a diversi altri atenei italiani e stranieri, proponendo in modo convinto ed efficace attività di formazione a distanza, testimonia che l’elaborazione culturale può farsi servizio, legame di solidarietà e incontro per lasciarsi interpellare riguardo a finalità e metodi dell’attività formativa, di ricerca e terza missione.

Non siamo soli in balia della tempesta covid-19, dobbiamo fare tesoro dei legami di bene che stiamo costruendo. Si nasce umani e si deve continuare ad esserlo. Sempre e soprattutto in periodi di crisi, imprevedibili e virulenti. Per abbracciare la paura del tempo presente e trovare il coraggio di aprire nuovi spazi di fraternità. Per aiutare a custodirci e a custodire la nostra casa comune. Abbracciando il Signore della Vita.

di Pierluigi Malavasi
Direttore dell’Alta Scuola per l’ambiente, Università cattolica del Sacro Cuore, campus di Brescia