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I primi camion di aiuti in arrivo a Gaza I primi camion di aiuti in arrivo a Gaza

A Gaza i primi camion di aiuti ma per le Ong la situazione è disperata

Due dipendenti dell’ambasciata israeliana sono stati uccisi mercoledì sera all’esterno del Museo ebraico di Washington, negli Stati Uniti. Il presidente Trump ha condannato l'azione definendoli "orribili omicidi". Il premier israeliano Netanyahu è tornato a parlare nella prima conferenza stampa dopo 5 mesi: “Siamo sull’orlo di una grande vittoria”. Nella Striscia di Gaza entrati i primi aiuti dell’Onu, ma l’Unicef denuncia: “Non è abbastanza”

Roberta Barbi – Città del Vaticano

È stato fermato un uomo sospettato di essere l'autore dell'omicidio di due esponenti del personale dell'ambasciata d'Israele a Washington - una coppia di fidanzati a quanto si apprende - uccisi nella notte con colpi di arma da fuoco all'esterno del Museo Ebraico. L'uomo ucciso è stato identificato come Elias Rodriguez, originario di Chicago. Intanto arrivano i commenti su quanto avvenuto. "Un depravato atto di terrorismo antisemita" lo ha definito l'ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, Danny Danon. "Orribili omicidi" il commento del capo della Casa Bianca, Donald Trump.

Il dramma della Striscia

Quanto alla situazione di Gaza, questa viene definita “disperata” dalle persone che vi lavorano. Ieri nella Striscia sono arrivati ​​i primi 90 camion dell'Onu con a bordo beni di prima necessità, ma secondo molti non è abbastanza per far fronte alle esigenze dalla popolazione civile ormai sull'orlo della carestia. Catherine Russell, direttrice esecutiva dell'Unicef ​​nell'area, dai social lancia l'allarme: “I bambini di Gaza continuano a essere uccisi, feriti e privati ​​degli aiuti – ha scritto – i pochi camion entrati con salvavita non sono neanche lontanamente sufficienti a coprire le necessità della popolazione e non hanno ancora raggiunto chi ne ha disperatamente bisogno”.

La conferenza stampa di Netanyahu

Intanto, in Israele ieri il premier Benjamin Netanyahu è tornato a parlare nella sua prima conferenza stampa dopo 5 mesi: “Siamo vicini ad una grande vittoria”, ha detto. Secondo il premier, che ha spiegato nel dettaglio l'operazione in corso, denominata “Carri di Gedeone”, al termine delle operazioni militari l'intera Striscia di Gaza sarà sotto il controllo delle forze di sicurezza israeliane e Hamas sarà sconfitto. Netanyahu ha poi parlato anche degli ostaggi ancora nelle mani del gruppo islamista – 20 vivi e fino a 38 morti – e del cessate il fuoco temporaneo, a cui si dice pronto qualora “ce ne sarà l'opportunità”, ma solo se contestualmente ci sarà la liberazione di tutti gli ostaggi. Condizioni, quelle dettate da Netanyahu, rimandate poi al mittente dai vertici di Hamas che le definisce “totalmente inaccettabili”, dichiarando che non abbandonerà mai “le armi della resistenza”. Il premier, infine, ha smentito con forza le voci di tensione con il presidente americano Trump ed ha espresso fiducia in un ampliamento degli Accordi di Abramo. Quanto alla questione relativa agli aiuti umanitari, il premier israeliano ha ammesso di dover consentire l'accesso alla Striscia di Gaza per continuare ad avere il sostegno dei “Paesi amici”.

Gli spari a Jenin

Un'apparizione pubblica, quella di Netanyahu, probabilmente necessaria dopo l'episodio avvenuto ieri a Jenin, in Cisgiordania, dove l'esercito israeliano ha aperto il fuoco durante la visita di una delegazione di diplomatici arabo-europea nei pressi del campo profughi della città, causando anche qualche ferito tra i membri del gruppo, che in tutto erano 25. Un episodio che ha ricevuto la condanna dell'Autorità nazionale palestinese, che ha parlato di “sistematico disprezzo per il diritto internazionale” e causato il richiamo degli ambasciatori israeliani in molti Paesi. Di questo episodio le forze di difesa israeliane hanno spiegato la procedura, definendo gli spari “colpi di avvertimento” in quanto le delegazioni si sarebbero trovate in un luogo non autorizzato, diverso dal percorso approvato.

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22 maggio 2025, 08:38