Dalla Giordania parte il messaggio di pace e amore di Gesù e del cristianesimo
Beatrice Guarrera – Città del Vaticano
«Il mosaico della società in Giordania è fatto di cristiani e di musulmani», che «vivono insieme con armonia e umanità». Mostrare questa realtà è il senso della mostra “Giordania: alba del cristianesimo / Jordan: Dawn of Christianity”, visitabile fino al 28 febbraio nelle sale del Palazzo della Cancelleria a Roma. Lo racconta ai media vaticani la ministra del Turismo e delle Antichità del Regno Hashemita di Giordania, Lina Annab, che ha presenziato all’inaugurazione dell’esposizione lo scorso venerdì 31 gennaio. La mostra è organizzata, infatti, dallo stesso ministero hashemita, in collaborazione con la Santa Sede, e comprende novanta reperti, tratti da 34 siti archeologici, che testimoniano le radici del cristianesimo in questa terra.
Il pluralismo della Giordania
La multiforme composizione della società giordana è importante, perché, spiega la ministra, costituisce l’identità del Paese: «Molte persone non sanno che i cristiani vivono in Giordania», mentre invece dovrebbero sapere che «il cristianesimo stesso è cominciato in Giordania, nella Terra Santa, in Palestina, in tutti questi paesi dove Gesù ha vissuto» e dai quali ha iniziato a predicare «il messaggio di pace, d’amore del cristianesimo». «La Giordania — afferma Lina Annab — è un Paese dove i cristiani hanno vissuto, vivono e continueranno a vivere. Questo è un messaggio molto importante per noi. La società è fatta di pluralismo».
La chiesa del Battesimo del Gesù
In questo contesto si è svolta di recente la dedicazione della chiesa del Battesimo di Gesù nel regno hashemita (Al-Maghtas), con la partecipazione di oltre seimila fedeli locali, alla presenza del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin. «Una regione tormentata da tanti conflitti, lacerata da tante tensioni e che un tempo era minata — aveva affermato Parolin in un’intervista ai media vaticani all’indomani dell’evento — adesso è una distesa di terreni ben coltivati. Questo è già di per sé un segno di speranza: davvero come dice il profeta si possono trasformare le lance in falci, le armi possono diventare strumenti di pace».
L’importanza del turismo religioso
Proprio la nuova chiesa sulla riva giordana del fiume è uno dei siti più di interesse per i pellegrini cristiani, che si va ad aggiungere a tanti altri luoghi: il memoriale di Mosè sul monte Nebo; la città e le chiese storiche di Madaba; la chiesa di Nostra Signora della Montagna, che commemora la Beata Vergine Maria; Tel Mar Elias, dove nacque il profeta Elia; Machaerus, terra che racconta la storia del martirio di San Giovanni Battista. «Tutta la Giordania è importante per i pellegrini», osserva la ministra del Turismo e delle Antichità: «Ripeto sempre che i pellegrini, quando visitano il nostro Paese, non hanno bisogno della guida, ma solo bisogno della Bibbia, perché molti eventi della storia del cristianesimo sono successi in Giordania». «Per noi il turismo religioso è importante — conclude Annab — perché da noi c’è la storia delle religioni», senza dimenticare inoltre «che il turismo è una parte grande importante dell’economia» del Paese.
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