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La storia di Elena, e la pedagogia itinerante grazie alla crociera MAiC

L'ultima settima di aprile una cinquantina di diversamente abili sono stati portati da una fondazione di Pistoia in viaggio lungo il Mediterraneo. Non solo una vacanza, ma anche un nuovo percorso di cura per aprirsi al mondo

Alessandro Guarasci - Città del Vaticano

La terapia in crociera è “tutta un’altra cosa rispetto a Pistoia, anche se oramai la MAiC” è diventata una seconda casa. Elena ha 47 anni, è entrata alla Fondazione Maia Assunta in Cielo (MAiC) che aveva pochi mesi. Come altri diversamente abili ha partecipato alla crociera organizzata nel Mediterraneo l’ultima settimana di aprile. Il presidente della Fondazione Luigi Bardelli l'ha chiamata una "pedagogia itinerante", perché bisogna sperimentare laddove si vuole cercare la strada dell'integrazione.

Un rapporto stretto tra assititi, operatori, volontari

Elena è in sostanza una veterana, che però si commuove ancora quando pensa a tutte le esperienze fatte qua dentro. Con le sue terapiste oramai ha instaurato un rapporto di fiducia, come con i tanti volontari che hanno rapporti con questa struttura. E guarda con fiducia al presidente Luigi Bardelli, che chiama “Babbone”, avendo perso il padre poco più che adolescente. Quando parla di lui le se illuminano gli occhi, perché lo spirito che anima questa Fondazione va al di là dei tradizionali percorsi di cura.

Stare in compania è fondamentale 

Elena viaggia con la sua mamma, Mafalda, una donna forte che ha ben chiaro come la MAiC in tutti questi anni abbia aiutato sua figlia a rapportarsi meglio col mondo esterno. Qui, sulla crociera, è però tutta un’altra cosa. “Stare in compagnia per lei è molto importante noi a Pistoia facciamo una vita piuttosto riservata”, dice. Sulla nave invece è festa dodici ore al giorno, e si vede che lo spirito di comunione portato avanti da questa Fondazione riesce fare la differenza.

Volontario fin da ragazzo, ora è un professore universitario

Tra i volontari incontrati durante la settimana di crociera c’è Luca Gori. Ha conosciuto la MAiC quando aveva 14 anni e ora ne 40, è professore di Diritto pubblico in delle più importanti università del Paese, la Scuola Sant’Anna di Pisa. Mentre andiamo alla Sagrada Familia di Barcellona, tappa di questo viaggio nel Mediterraneo, ci dice di avere “un debito di riconoscenza nei confronti  di questa Fondazione. Mi ha dato il  metodo per guardare in modo diverso agli essere umani. Io credo di essere in debito a questo mondo”. Ma c’è una storia che in qualche modo a Gori è rimasta più impressa? “Ho conosciuto tante storie individuali, tutte importanti – dice - Ma c’è un tratto comune: l’allungamento della vita, che riguarda anche le famiglie con disabili, ci porta a capire come prenderci cura non solo di queste ragazze e di questi ragazzi ma anche dei loro genitori. È una sfida importante per le associazioni e per il nostro Stato Sociale”.

Ascolta l'intervista a Luca Gori

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10 maggio 2023, 14:00