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Persone sudanesi che cercano rifugio in Chad Persone sudanesi che cercano rifugio in Chad 

“Coming of age”, esperienze di accompagnamento all’età adulta per giovani migranti

La Fondazione Hapax e l’ente Refugees Welcome Italia presentano la prima indagine sul “mentoring” verso i migranti neomaggiorenni non accompagnati. Le qualità del mentore sono empatia, sensibilità e volontà di affiancare il prossimo. Fabiana Musicco, direttrice di Refugees Welcome Italia: “Il nostro non è un programma di assistenzialismo, ma vuol fare in modo che la persona migrante tiri fuori le proprie risorse, i propri progetti, i propri desideri e trovi uno spazio per poterli realizzare”

Layla Perroni – Città del Vaticano

Il mentoring come strumento di inclusione per giovani con background migratorio, è il titolo del dossier presentato da Refugees Welcome Italia e dalla Fondazione Hapax con l’obiettivo di scoprire come sostenere la piena inclusione sociale dei migranti neomaggiorenni e come supportare al meglio la loro transizione verso l’età adulta. L’indagine ha analizzato le esperienze di accompagnamento realizzate negli ultimi 5 anni dai seguenti enti: Defence for Children Italia (Genova), CIR (Roma), Programma Integra (Roma), Esserci (Torino), CIDIS (Perugia), Refugees Welcome Italia (Palermo, Roma e Ravenna), CIAC (Parma), Sperimentazioni Tutori Sociali (Esserci Torino, Cir Catania, Oxfam e Associazione dei tutori volontari, Toscana). Anche se non è ancora possibile elaborare una valutazione definitiva e scientifica sulle ricadute delle relazioni di mentoring sui percorsi di inclusione dei giovani cui si rivolgono, l’indagine quantitativa ha esaminato 4 territori (Emilia-Romagna, Liguria, Toscana e Piemonte) dove sono attivi i progetti “Fianco a Fianco”, Re-Generation, Tutela Sociale Never Alone – Toscana e Tutela Sociale Never Alone – Piemonte. In questi territori, secondo quanto rilevato dall’indagine, sono stati attivati 171 accoppiamenti tra giovane e mentore.

Il mentoring come risposta

In Italia i minori stranieri non accompagnanti, una volta arrivati alla maggiore età, escono dal sistema d’assistenza statale ed è qui che entra in gioco la figura del mentore, un consigliere che si inserisce in un vuoto legislativo, sociale ed educativo. “La nostra idea è che per favorire una piena inclusione nella nostra comunità, c'è un aspetto fondamentale spesso trascurato anche dai sistemi di accoglienza, che sono le relazioni significative che le persone hanno dovuto lasciare nei propri paesi di origine e che fanno molta fatica a ristabilire”, commenta Fabiana Musicco, direttrice di Refugees Welcome Italia. “Questo vale a maggior ragione per queste persone che sono ragazzi giovanissimi, minori, che arrivano in Italia soli e che sono spesso prossimi al compimento della maggiore età. Il programma mentoring è sicuramente la nostra risposta principale, ma noi offriamo anche percorsi di accoglienza in famiglia proprio per coloro che ci chiedono di essere ospitati, perché si trovano in uscita dai centri di accoglienza e non hanno altre possibilità”.

Ascolta l'intervista alla direttrice Musicco

“Li aiutiamo a valorizzare le proprie potenzialità”

Le difficoltà che si presentano ai giovani migranti sono anche di natura linguistica e relazionale. “Ovviamente hanno anche delle difficoltà non solo nell’entrare in contatto con gli altri, ma anche a capire come valorizzare le proprie potenzialità in questi rapporti”, conclude la direttrice Musicco. “Noi puntiamo ad un programma che non è di assistenzialismo, ma che punta a fare in modo che la persona tiri fuori le proprie risorse, i propri progetti, i propri desideri e trovi uno spazio per poter realizzare tutto questo”.

I mentori e i giovani migranti: un rapporto tra pari 

Il rapporto Coming of Age parla della figura del mentore come un coordinatore, un sostenitore, un aiuto, una ricchezza, un tutor sociale e di integrazione. Coloro che si sono candidati appartengono alla fascia d’età compresa tra i 30 e i 50 anni, di entrambi i sessi, ma sono le donne a ricoprire soprattutto questo ruolo. Circa la loro formazione, la direttrice di Refugees Welcome Italia aggiunge: “Per i giovani ragazzi che chiedono di entrare in questa esperienza, c'è un percorso di valutazione della loro idoneità e dei loro profili. A quel punto noi costruiamo un profilo molto accurato, anche in base alle esigenze e alle caratteristiche personali, vi lavoriamo sopra e definiamo gli abbinamenti migliori. Accanto a questo viene organizzato un corso di formazione e di tutoraggio”. I minori stranieri che entrano nel programma sono per la maggior parte giovani di sesso maschile di 17 anni e provengono principalmente da paesi come il Mali, il Gambia e la Somalia. Ciò ha permesso che venissero realizzati degli abbinamenti di mentoring tra pari. “Abbiamo notato come l'esperienza di sostegno tra pari abbia dei punti di forza perché alcuni giovani ragazzi preferiscono avere un loro coetaneo che li aiuti a conoscere un po' la città, a fare nuove amicizie e a uscire anche da quella marginalizzazione nella quale i giovani migranti restano in contatto solo con persone con una provenienza comune. Invece loro hanno voglia di conoscere i ragazzi italiani”.

Una pluralità di voci

La Fondazione Hapax è uno dei due enti che ha finanziato la ricerca e crede fortemente nel supporto non solo pratico, ma anche psicologico fornito ai giovani migranti stranieri. Il percorso che ha portato alla creazione del programma ha incontrati anche degli ostacoli. Giulia Savarese, responsabile del programma mentoring per la fondazione, dichiara che il poco e difficile dialogo tra le diverse e variegate realtà che hanno promosso la presenza dei mentori è stato il primo ostacolo da abbattere. “In realtà è l’unità ciò che crea il cambiamento e che dona la forza per generare un impasto nella società. Oggi – commenta Savarese - c'è questa intenzione di mettersi insieme, di creare questa versione organica del progetto da cui poi trarre diversi modelli declinabili”.

Ascolta l'intervista a Giulia Savarese

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28 maggio 2023, 10:17