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Lettino usato per eseguire le iniezioni letali Lettino usato per eseguire le iniezioni letali  (Copyright © Ken Piorkowski 2012)

Pena di morte, Amnesty International: nel 2022 esecuzioni aumentate del 53%

Il rapporto annuale sulla pena capitale segnala che, lo scorso anno, si è verificato il numero di vittime più alto degli ultimi cinque anni. Arabia Saudita e Iran sono i Paesi con più esecuzioni. Sei gli sono Stati che hanno abolito la pena capitale. Riccardo Noury (portavoce Amnesty Italia): "Anno da dimenticare ma speranza viene dall’Africa, dove solo due Paesi hanno eseguito condanne"

Marco Guerra – Città del Vaticano

Nel 2022 si sono registrate in tutto il mondo 883 esecuzioni di condanne a morte, segnando così un + 53% rispetto all’anno precedete e il numero di vittime in assoluto più alto dal 2017. È quanto rende noto Amnesty International, nel suo consueto rapporto annuale sulla pena di morte nel mondo, diffuso oggi, martedì 16 maggio.

Preoccupa l’aumento in Medio Oriente

Il notevole incremento registrato è causato soprattutto dalle esecuzioni avvenute nei Paesi del Medio Oriente e non tiene conto le esecuzioni avvenute in Cina – dove sulla pratica vige il segreto di Stato – che secondo gli esperti potrebbero essere almeno un migliaio. Anche Corea del Nord e Vietnam non rendono noti i dati sul fenomeno. Vale la pena segnalare che circa il 90% delle esecuzioni registrate da Amnesty sono state compiute in soli due Paesi, 576 in Iran (erano 314 nel 2021) e 196 in Arabia Saudita, contro 65 l'anno prima. Preoccupa poi l’aumento che si è verificato negli Stati Uniti, dove il numero di vittime è passato da 11 a 18. Un altro aspetto negativo del 2022 sono i cinque Paesi in cui sono riprese le esecuzioni capitale, ovvero Afghanistan, Kuwait, Myanmar, Palestina e Singapore. Mentre il numero delle condanne alla pena capitale stabilite dai tribunali è rimasto sostanzialmente invariato: 2016 rispetto alle 2052 del 2021.

144 hanno abolito la pena di morte

Il rapporto di Amnesty International oltre a mettere in luce i trend più recenti ricorda che la pena di morte è stata abolita in più della metà delle Nazioni del mondo, 112 Stati sono totalmente abolizionisti, 23 Stati sono considerati abolizionisti di fatto perché non eseguono condanne a morte da almeno dieci anni o hanno assunto l’impegno a livello internazionale a non ricorrere alla pena capitale; altri nove Stati hanno cancellato la pena di morte per i reati ordinari. In totale, dunque, 144 Stati hanno abolito la pena di morte nella legge o nella prassi; 55 Paesi la mantengono in vigore, ma quelli che eseguono condanne a morte sono un terzo. Un raro dato incoraggiante è il fatto che nel 2022 ben sei Paesi hanno abolito totalmente o parzialmente la pena di morte. Kazakistan, Papua Nuova Guinea, Sierra Leone e Repubblica Centrafricana hanno abolito la pena capitale per tutti i reati, mentre Guinea Equatoriale e Zambia solo per i reati ordinari.

I reati puniti

Amnesty offre anche una fotografia del tipo di crimini puniti dalla pena di morte, ricordando che gli illeciti per i quali è prevista “sono molteplici e profondamente diversi da Stato a Stato”. La maggior parte dei Paesi “mantenitori” la prevede per l’omicidio, altri per terrorismo o reati contro l’ordine costituito, altri ancora per apostasia o reati a sfondo religioso. Esistono ordinamenti giuridici che prevedono la pena più crudele anche per reati comuni come il traffico di droga. Nel 2022, le persone messe a morte per reati di droga è più che raddoppiato rispetto al 2021. 

Noury (Amnesty Italia): 2022 anno da dimenticare

Intervistato da Vatican News, Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, definisce il 2022 “un anno da dimenticare” ed evidenzia che i dati più allarmanti arrivano dal Medio Oriente e in particolare da Iran e Arabia Saudita - dove ci sono state fra le altre cose le repressioni delle proteste - “con una caratteristica ben precisa, in quei due Paesi è ripreso l’uso delle impiccagioni come unica strategia contro i reati di droga”. Noury si sofferma poi sulla Cina, da dove “arrivano poche informazioni, alcune di segno positivo come le maggiori garanzie sull’esame della corte suprema sulle condanne a morte”, ma si tratta “di notizie che non possono essere verificate mentre le stime parlano ancora di migliaia di esecuzioni”.

Ascolta l'intervista a Riccardo Noury

La speranza arriva dall’Africa

Il portavoce di Amnesty Italia punta i riflettori anche sugli Stati Uniti, “che hanno numeri sempre bassi rispetto a diversi anni fa ma che lo scorso anno hanno fatto registrare un aumento, con 18 esecuzioni”. “Negli Stati Uniti -  prosegue – la pena di morte può essere monitorata ma resta un’anomalia se consideriamo il novero dei Paesi sviluppati e democratici, di fatto gli unici due Stati del G7 dove vige ancora la pena di morte sono Stati Uniti e Giappone”. Noury infine si sofferma sulle note positive del rapporto: “Sei Paesi nel 2022 hanno abolito la pena di morte e quattro di questi sono dell’Africa sub-shariana, e sempre in Africa sub-shariana ci sono state esecuzioni solo in Somalia e Sud Sudan, piano piano quella parte di mondo sta rinunciano alla pena di morte”.

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16 maggio 2023, 13:22