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Cresce il nuneri di immigrati in Italia Cresce il nuneri di immigrati in Italia 

Rapporto Caritas-Migrantes, aumentano gli immigrati in Italia e nel mondo

A livello mondiale c'è una crescita del 3,6%, riflesso anche della crisi economica e delle guerre. In Italia, Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Veneto le regioni con più migranti, fra i residenti prevalgono i rumeni. Aumentano gli alunni stranieri nelle classi italiane, ma preoccupa la crescita dei minori non accompagnati. Monsignor Radaelli: necessario garantire percorsi di lavoro regolari

Alessandro Guarasci - Città del Vaticano

Aumenta il numero degli immigrati nel mondo e aumenta in Italia. Lo evidenzia il Rapporto immigrazione elaborato da Caritas-Migrantes. Tema di quest'anno è quello scelto da Papa Francesco per la 108esima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si è celebrata lo scorso 25 settembre: ''Costruire il futuro con i migranti''. Per il Rapporto, “nell’area del Mediterraneo allargato si registra un incremento della situazione di vulnerabilità della popolazione stra­niera residente, con pesanti conseguenze sui processi di integrazione dei migranti nei Paesi di destinazione”. Aumenta anche in modo preoccupante il fenomeno dei minori non accompagnati. Ma per Caritas e Migrantes, bisogna soprattutto uscire da una narrazione legata alla logica dell’emergenza. 

In Italia poco più di 5 milioni di stranieri

Il numero di migranti internazionali è stimato in 281 mi­lioni nel 2021 (3,6% della popolazione mondiale), a fronte dei 272 milioni del 2019. Di questi, quasi due terzi sono migranti per lavoro e sono almeno 100 milioni i migranti forzati. Per quanto riguarda l’Italia, fra i segnali definiti incoraggianti del post pandemia, si trova, ad esempio, la ripresa della crescita della popolazione straniera residente: i dati al 1° gennaio 2022 parlano di 5.193.669 cittadini stranieri regolarmente residenti, cifra che segna una ripresa dallo scorso anno. Nel quadro delle prime regioni di residenza, si conferma il primato della Lombardia, seguita da Lazio, Emilia-Romagna e Veneto. Fra i residenti prevalgono i rumeni (circa 1.080.000 cittadini, il 20,8% del totale), seguiti, nell’ordine, da albanesi (8,4%), marocchini (8,3%), cinesi (6,4%) e ucraini (4,6%). Sono aumentati anche i cittadini stranieri titolari di permesso di soggiorno (al 1° gennaio 2022 sono 3.921.125, mentre nel 2021 erano attestati sui 3,3 milioni), così come i nuovi permessi di soggiorno rilasciati nell’anno. In particolare si è registrata un’impennata dei motivi di lavoro. Secondo le stime dell’Istat, nel 2021 le famiglie con almeno un componente straniero erano il 9,5% del totale (ovvero 2.400.000); i ragazzi nati in Italia da genitori stranieri (seconde generazioni in senso stretto) sono oltre 1 milione e di cui il 22,7% ha acquisito la cittadinanza italiana, se ad essi aggiungiamo i nati all’estero, la compagine dei minori stranieri (fra nati in Italia, nati all’estero e naturalizzati) supera quota 1.300.000 e arriva a rappresentare il 13,0% del totale della popolazione residente in Italia con meno di 18 anni. 

Aumentano i minori non accompagnati

Si è assistito nell’ultimo anno anche al preoccupante aumento del numero dei minori stranieri non accompagnati, arrivati nell’aprile del 2022 a 14.025, certamente anche per effetto della guerra in Ucraina, da cui proviene il 28% circa del totale. Il 46,4% dei giovani stranieri si dichiara molto o abbastanza preoccupato per il futuro, i timori riguardano principalmente la guerra, la povertà o il peggioramento delle condizioni economiche. Emerge poi che i giovani stranieri sognano un futuro in altri Paesi molto più dei coetanei italiani (59% contro il 42%). Per il rapporto, dunque, "il quadro socio-anagrafico si presenta per diversi aspetti preoccupante e pone l’urgenza di politiche che potenzino efficacemente le opportunità da offrire ai ragazzi stranieri, anche per non disperdere il potenziale prezioso che rappresentano per un’Italia sempre più vecchia". 

Lavoro: aumentano le opportunità ma non la stabilità

Al I° trimestre 2022 i dati Istat relativi alla Rilevazione sulle forze di lavoro registrano, dopo un forte calo dell’anno precedente, una crescita del tasso di occupazione dei lavoratori stranieri tra i 20 e i 64 anni, più importante rispetto a quello registrato tra i lavoratori italiani (+1,5 contro +0,8). L’incremento più significativo delle assunzioni di cittadini stranieri si è avuto nel settore dell’Industria, in particolare nel Nord Italia; altro settore interessato da incrementi significativi è stato quello del Commercio e riparazioni, seguito da Costruzioni e altre attività nei servizi. Però manca il lavoro stabile, gli incrementi più significativi nelle tipologie di ingaggio sono l’apprendistato e le collaborazioni, rispetto agli italiani è stata molto più modesta la crescita dei contratti a tempo indeterminato (circa l’11% contro oltre il 40%), a dimostrazione del fatto che i lavoratori stranieri vivono una maggiore precarietà sul lavoro: 7 contratti su 10 sono a termine. All'aumento delle assunzioni ha fatto da contraltare un incremento delle cessazioni dei rapporti di lavoro (+ 9,9% tra i lavoratori Ue e 28,0% tra quelli extra-Ue). Non mancano comunque le sorprese. In Italia si contano 136.312 imprese a conduzione femminile straniera, pari all'11,6% delle attività guidate da donne e al 23,8% delle imprese fondate da immigrati.

Nei Centri d’ascolto Caritas in primo luogo immigrati

Le persone di origine straniera che sono transitate nel corso del 2021 nei Centri di Ascolto della Caritas (CdA) sono state 120.536. Sul totale, gli stranieri incidono per il 55% e rispetto allo scorso anno aumentano di tre punti percentuali sul totale dell’utenza (nel corso del 2020 erano stati pari al 52%) e del +13,3% in termini di valori assoluti. Si conferma dunque, il loro prevalente protagonismo fra le persone che si rivolgono ai centri di ascolto. Gli utenti stranieri della Caritas appartengono a 189 diverse nazionalità, ma, come per l’anno precedente, si tratta principalmente di tre  nazionalità: Marocco (21.177 persone, pari al 18,1%), Romania (9.450, 7,8%) e Nigeria (8.844, 7,3%). Insomma, per il presidente dei Caritas Italiana, il vescovo di Gorizia, monsignor Carlo Roberto Maria Readelli "povertà e difficoltà nel trovare un lavoro, una casa, sono i principali problemi denunciati da chi arriva ai Centri d'ascolto Caritas. Serve garantire percorsi di lavoro regolari, che tengano conto anche delle competenze acquisite dagli immigrati. Più in generale i migranti si scontrano spesso con enormi problemi burocratici".

Ascolta l'intervista con monsignor Radaelli

Diminuiscono gli alunni stranieri nelle scuole

Una novità dell’anno scolastico 2020/2021 è la diminuzione del numero degli alunni con cittadinanza non italiana: 865.388 in totale, con un calo di oltre 11 mila unità rispetto all’anno precedente (-1,3%). È la prima volta che accade dal 1983/1984, anno scolastico a partire dal quale sono state fatte rilevazioni statistiche attendibili. L’incidenza percentuale degli alunni con cittadinanza non italiana sul totale della popolazione scolastica rimane inalterata (10,3%) perché è diminuito il numero totale degli alunni, ovvero sono diminuiti anche gli alunni di cittadinanza italiana. La Lombardia si conferma la regione con il maggior numero di alunni con cittadinanza non italiana (220.771), mentre l’Emilia-Romagna quella con l’incidenza percentuale più alta (17,1% sul totale della popolazione scolastica regionale). Se si guarda alla serie storica 2010/2011-2020/2021, si rileva una crescita degli studenti stranieri iscritti negli atenei italiani del 62%. In prevalenza di genere femminile, hanno seguito nel decennio di riferimento un andamento di crescita, seppur lieve, a fronte di una diminuzione del numero di iscritti totali registrata negli anni accademici tra il 2011/2012 e il 2015/2016.

Meno detenuti stranieri nelle carceri

L’incidenza della componente straniera è decisamente in controtendenza: a fronte dell’aumento generale del nume­ro dei detenuti (+1,4), la presenza straniera, a distanza di un anno, è sostanzialmente diminuita (-1%). Il dato è in linea con il trend dell’ultimo decennio, nel corso del quale le cifre dei detenuti di cittadinanza straniera si sono notevolmente contratte. Dall’Africa proviene più della metà dei detenuti stranieri (53,3%) e il Marocco è in assoluto la nazione straniera più rappresentata (19,6%). Se­guono Romania (12,1%), Albania (10,8%), Tunisia (10,2%) e Nigeria (7,8%). I reati contro il patrimonio è la voce con il maggior numero di ristretti (8.510 stranieri imputati o condannati per tale fattispecie di reato, ovvero il 27% dei ristretti per il reato in questione e il 49,9% dei detenuti stranieri). Seguono i reati contro la persona (7.285) e quelli in materia di stupefacenti (5.958). Il rapporto mette in luce come  "le per­sone migranti finiscono con più facilità nel sistema carcerario e ne escono meno agevolmente degli italiani.  Le condizioni di marginalità in cui spesso versa la popolazione migrante ne determina una maggiore esposizione al rischio di essere vittima di reato".

 

La pandemia di Covid ha colpito di più i migranti

L’analisi dei decessi nel primo anno della pandemia mostra un netto svantaggio a carico della popolazione di nazionalità straniera residente in Italia. Durante la crisi sanitaria pandemica centinaia di migliaia di persone, tra cui tanti immigrati, si sono trovate escluse dalle tutele, dai programmi di mitigazione e di prevenzione (ad esempio, tamponi e vaccini), dai ristori e, probabilmente, anche dalle future politiche di rilancio. Alcuni ambiti di tutela, in particolare quelli relativi alle donne in gravidanza e ai neonati, sperimentano poi, indipendentemente dalla pandemia, un grave ritardo nei confronti della popolazione di cittadinanza italiana. Le disuguaglianze nei profili sanitari degli immigrati devono essere considerate degli eventi “sentinella” rispetto all’efficacia delle politiche di integrazione e segnalano l’urgenza di un miglioramento della capacità di presa in carico dei bisogni di salute dell’intera popolazione.

Religione: è la componente ucraina a cambiare lo scenario

Conteggiando l’appartenenza religiosa anche dei minorenni di qualsiasi età, le stime indicano i musulmani residenti in Italia al 1° gennaio 2022 in 1,5 milioni, il 29,5% del totale dei cittadini stranieri, in aumento rispetto allo scorso anno (quando erano meno di 1,4 milioni, pari al 27,1%). Si tratta soprattutto di marocchini, albanesi, bangladeshi. I cittadini stranieri cristiani residenti in Italia scendono, invece, al di sotto dei 2,8 milioni (a fronte dei quasi 2,9 milioni dello scorso anno), ma si confermano la maggioranza assoluta della presenza straniera residente in Italia per appartenenza religiosa, seppure in calo dal 56,2% al 53,0% del totale. I cittadini stranieri di religione cattolica rappresentano la seconda confessione quantitativamente più rilevante tra gli stranieri cristiani residenti in Italia e al 1° gennaio 2022 si stimano in 892 mila (17,2% dei cittadini stranieri sul territorio nazionale), contro i 866 mila di un anno fa.

 

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07 ottobre 2022, 08:27