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Il conflitto in Ucraina e l'aumento del costo dell'energia sono le cause principali del caro prezzi Il conflitto in Ucraina e l'aumento del costo dell'energia sono le cause principali del caro prezzi

L'Italia e l'inverno che verrà: parroci, aziende e famiglie colpite dal caro prezzi

Il 60% degli italiani dichiara di avere problemi ad arrivare a fine mese a causa dell'aumento delle bollette e dell'inflazione. Le testimonianze di un imprenditore abruzzese, una famiglia bolognese, una studentessa che vive fuori sede a Roma e un parroco di Napoli. L'economista Becchetti: "Fondamentale il ruolo del terzo settore, occorre investire nelle rinnovabili"

Andrea De Angelis – Città del Vaticano

“Prima con 50 euro di spesa potevo andare avanti cinque giorni, oggi massimo tre. Il cibo è la prima necessità in una casa, ma a volte mi ritrovo senza un litro di latte o un barattolo di sugo”. La storia di Loredana è quella di milioni di italiani, alle prese con un caro prezzi che non ha precedenti in questo secolo. Come lei intere famiglie, giovani e anziani, imprese e piccole attività temono un ulteriore peggioramento della loro situazione con l'arrivo dell'inverno e l'inevitabile scoglio delle bollette. Su tutte, quelle del gas. 

Le famiglie in difficoltà

La signora Loredana vive a Bologna con tre figli, di cui uno minore. La condizione della sua famiglia è sensibilmente peggiorata negli ultimi mesi ed è aumentato il ricorso ad aiuti per andare, letteralmente, avanti. In questo caso è l’Antoniano il faro che dà luce di speranza alla sua casa, il luogo in cui dove sa di trovare sempre una mano tesa. “Dall’autunno dell’anno scorso ci sono stati moltissimi cambiamenti, perché prima avevo la possibilità di pagare le bollette e fare la spesa, mentre oggi devo scegliere”, confida. “In una casa dove ci sono dei minori non bisognerebbe trovarsi a questo bivio”.

Ascolta l'intervista alla signora Loredana

A darle una mano sono, ovviamente, i due figli più grandi, ma trovare un impiego non è mai facile e il senso di smarrimento aumenta. “Anche loro sentono tutto il peso di questa situazione, lavorano e mi aiutano per quanto possono, rinunciando magari a comprare dei vestiti per contribuire al massimo alle spese. Vorrebbero prendere la patente, ma anche quella ha un costo”. In un contesto difficile le famiglie, però, non sono sole. “All’Antoniano – dice la signora Loredana, con la voce rotta dall’emozione – ho chiesto aiuto e posso dire che mi sono stati accanto, con i fatti. Penso alle cene del lunedì sera, agli aiuti finanziari, al letto per la stanza di mia figlia. Il loro supporto – conclude – è stato anche psicologico ed è grazie a loro che sono andata avanti”.

Gli studenti fuori sede 

Francesca è una studentessa fuori sede. Originaria di Siano, in provincia di Salerno, vive da anni a Roma. Per lei ogni giorno è una sfida, sia per il percorso di studi, ma anche per i costi che deve sostenere. Un lieve aumento delle bollette ha un peso specifico enorme. “Quando ho stipulato il contratto di locazione, ho accettato conoscendo i prezzi di condominio, luce e gas. Questi costi adesso sono raddoppiati se non addirittura triplicati”, spiega. Le spese sono da gestire con le altre coinquiline ed è un po’ come essere in famiglia. “Le dinamiche sono frequenti, quotidiane e si tende a puntare il dito a chi fa una doccia più lunga e sta più tempo in casa per preparare un esame. Si considerano dei fattori che prima – sottolinea – avevano un peso diverso”. 

Ascolta l'intervista alla studentessa Francesca

Il pensiero di Francesca va anche a chi ha iniziato da poco a vivere fuori dalla propria casa di origine e si ritrova in una condizione di doppio disagio rispetto a quella che lei, ad esempio, ha conosciuto diversi anni fa. “Molti giovani rinunciano a vivere fuori perché - rivela - le spese possono risultare insostenibili”. Gli aumenti riguardano anche la spesa per prodotti di uso comune, come detersivi, carta igienica e tovaglioli. “Il fondo cassa non basta più e ci si trova a dover chiedere un aiuto sempre maggiore ai genitori”.

Lo scenario attuale

In Italia i prezzi stanno salendo su base annua ben al di là di quanto previsto dall’Unione Europea. Nell’ultimo mese, infatti, l’incremento è stato pari a solo un terzo di punto percentuale, ma l’aumento relativo al 2022 è dell’8,9%. Il timore è che la curva non decresca, arrivando ad una percentuale a due cifre entro la fine dell’anno. Secondo gli ultimi dati resi noti dall’Osservatorio sull’inflazione dell’Ipsos, il 60% degli italiani dichiara di avere problemi ad arrivare a fine mese. La metà degli intervistati, inoltre, afferma di non riuscire più a mettere da parte dei risparmi, in controtendenza rispetto agli anni precedenti. C’è poi un altro dato relativo agli ultimi mesi: la percentuale di coloro che si dichiarano soddisfatti della propria condizione economica è diminuito di cinque punti percentuali da maggio a settembre.

Gli aumenti dei prezzi sono dovuti a molteplici fattori, ma il conflitto in corso in Ucraina e l’incremento dei costi dell’energia sono ritenute le cause principali, come sottolinea l’economista Leonardo Becchetti, ordinario di Economia Politica presso la Facoltà di Economia dell'Università di Roma Tor Vergata e componente delle Settimane sociali dei cattolici. “L’aumento dell’inflazione – spiega – è legato alla dipendenza energetica da Paesi stranieri, dunque la risposta è ridurla accelerando la svolta verso le rinnovabili”.

Ascolta l'intervista a Leonardo Becchetti

“Un aumento dell’inflazione – prosegue – comporta una riduzione del potere d’acquisto ed anche una perdita di valore della ricchezza, nel senso che i rendimenti dei titoli di Stato vanno calcolati in valore reale”. Il singolo lavoratore, le famiglie, le imprese. Cosa può fare un governo? “A breve termine si deve intervenire con ristori, con forme di aiuto, ma la risposta – sottolinea Becchetti – che richiede più tempo è passare alle fonti rinnovabili; quelle imprese che lo hanno già fatto in questo momento godono di un grande vantaggio perché, di fatto, autoproducono energia”. In questo contesto c’è un mondo che non si ferma: quello del terzo settore. “Il ruolo delle persone che, a tutti i livelli, sono disposte a fare un dono, a fare qualcosa gratuitamente chi è in difficoltà è in questo momento fondamentale, come accade ogni volta che siamo dinanzi ad uno choc economico”, conclude l'esperto.

I parroci in prima linea 

Don Michele Madonna è il parroco di Santa Maria in Montesanto, a Napoli. Il quartiere, Pignasecca, ospita il mercato più antico del capoluogo partenopeo. Una zona della città densamente abitata, dove la povertà è un fenomeno noto e da sempre affrontato. I recenti aumenti, però, hanno reso le difficoltà decisamente maggiori e stanno coinvolgendo un numero ampio di persone. “Attorno alla parrocchia ci sono decine e decine di negozi, sono tantissimi i cittadini che arrivano qui per comprare e questo mercato è un po’ il termometro per misurare quanto sta accadendo. Le persone che mi chiedono aiuto sono molte di più rispetto al recente passato”, spiega il sacerdote. “I prezzi sono aumentati, a volte raddoppiati e addirittura triplicati. Conosco commercianti che hanno fatto di tutto per non alzare i prezzi, ma non ci riescono perché gli aumenti riguardano anche le merci”.

Ascolta l'intervista a don Michele Madonna

“Le persone sono tristi, i papà di famiglia – spiega – sono spaventati perché devono far quadrare i conti”. A pagare la crisi sono tutte le classi di età, dagli anziani ai più giovani. “Gli anziani stanno vivendo questa crisi anche dal punto di vista psicologico, realmente non ce la fanno più, non sono in grado di affrontare tutto ciò che avviene ogni giorno. Proprio ieri una signora è venuta a chiedermi aiuto, le ho offerto dei soldi. Mi ha chiesto cibo e quando ho aperto l’armadio, le ho dato degli alimenti si è messa a piangere. Questa è la realtà”. Per i giovani è in gioco anche il futuro. “Porto l’esempio di un giovane della mia parrocchia che studia teologia. Viene ogni pomeriggio a studiare in chiesa, perché la casa della sua famiglia è piccolissima. Ultimamente ha ridotto le ore dedicate allo studio, costretto ad andare a lavorare in un ristorante perché i costi universitari sono insostenibili. Bisogna pensare – conclude – a come sostenere questi ragazzi, noi come chiesa siamo molto presenti, ma da soli non ce la possiamo fare”.

Le attività a rischio chiusura

L’attività ricettiva di Andrea si trova a Santo Stefano in Sessanio, paese in provincia de L’Aquila, situato ad oltre 1200 metri di altezza. L’aumento del prezzo del gas, in un luogo dove i riscaldamenti sono accesi almeno sei mesi l’anno, rischia di essere esplosivo. “La situazione è di assoluta incertezza, perché si parla di interventi statali, di aiuti, ma noi dobbiamo muoverci su delle certezze. Non apriamo un ristorante, non assumiamo il personale dall’oggi al domani, ma con programmi pluriennali”, spiega.

Ascolta l'intervista al signor Andrea

Il titolare della struttura sa bene che in un simile contesto la difficoltà riguarda lui e ciascuno dei suoi collaboratori. Quant’è difficile dunque affrontare questa crisi anche da un punto di vista prettamente umano? “Stiamo assistendo ad un lungo periodo di crisi, con la pandemia siamo stati chiusi e gli aiuti forniti non sarebbero sufficienti neanche a pagare le bollette, figuriamoci – sottolinea – per i bisogni di una famiglia”. Il nodo restano i riscaldamenti: “In una casa si può provare a ridurre i consumi, ad abbassare i termosifoni. Noi non possiamo farlo ed il prezzo alto – conclude - lo pagano ovviamente tutti i dipendenti, persone che vorrebbe solo lavorare onestamente”, rimarcando che il rischio reale è di andare in perdita, non di veder diminuire i guadagni. 

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28 ottobre 2022, 08:55