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L'Hotel Hayat dopo l'attacco di al-Shabaab L'Hotel Hayat dopo l'attacco di al-Shabaab 

Somalia: al-Shabaab torna a colpire Mogadiscio

L’attacco qaedista è il più grave dall’elezione del nuovo presidente somalo, Hassan Sheikh Mohamud. La ripresa delle violenze avviene nonostante il governo alla fine di luglio si sia detto pronto al dialogo Alla fine delle operazioni sarebbero una ventina le vittime

Stefano Leszczynski – Città del Vaticano

Sarebbero almeno una ventina le vittime dell’attacco all’Hotel Hayat di Mogadiscio in Somalia. L’azione è stata rivendicata già venerdì sera da al-Shabaab, gruppo terrorista legato ad al-Qaeda. Gli assalitori hanno cercato di impossessarsi della struttura alberghiera, finendo però asserragliati in una delle camere sotto l’assedio delle forze di sicurezza somale, che sono riuscite a portare in salvo decine di ospiti dell’albergo, tra i quali molti politicie funzionari locali. Stando a fonti locali tra i feriti ci sarebbe anche il capo dei servizi segreti somali. Si tratta dell’attentato più grave dall’elezione ai primi di maggio del nuovo presidente somalo, Hassan Sheikh Mohamud. 

Ascolta l'intervista con Nicola Pedde

L’attacco all’Hotel Hayat

Le forze di polizia hanno ripreso nella notte di sabato dopo ore  di operazioni, il controllo della struttura alberghiera. Già dall’alba di sabato testimoni riferivano di esplosioni e sparatorie ancora in corso. Il numero delle vittime come sempre in questi casi è da considerarsi provvisorio. Di certo c’è che una delle principali esplosioni all’inizio dell’attacco è stata provocata da un kamikaze lanciatosi contro la struttura esterna dell’albergo. Di seguito l’assalto lanciato dai miliziani con granate e fucili d’assalto. Immediata la reazione delle forze di sicurezza somale che sono riuscite a circoscrivere l’area dell’attacco e ad evacuare l’Hotel Hayat. Come spiega Nicola Pedde, direttore dell'Institute for Global Studies, nell'intervista concessa a Vatican News gli alberghi della capitale sono obiettivi strategici per al-Shabaab perché sono i luoghi dove gli esponenti del governo e i funzionari statali abitualmente soggiornano e tengono riunioni di vertice, mancando strtture pubbliche idonee.

Militari somali davanti all'Hotel Hayat
Militari somali davanti all'Hotel Hayat

Governo somalo e USA alleati contro il terrorismo

Nonostante la sconfitta del 2011, che ha costretto il gruppo qaedista a ritirarsi da Mogadiscio e a riparare nell’entroterra della Somalia, al Shabaab è ancora fortemente radicato nelle aree rurali del Paese e si è reso responsabile alcuni mesi fa di diverse operazioni al confine con l’Etiopia. Un’attività terroristica diretta a destabilizzare una regione già sottoposta a forti tensioni per il conflitto in corso in Tigray e i massicci flussi di profughi che questo ha generato. Di qui la decisione da parte del governo somalo e di quello statunitense di bombardare mercoledì scorso alcune basi di al-Shabaab a nord di Mogadiscio. L’attentato contro l’Hotel Hayat -prosegue Nicola Pedde - può essere letto come una possibile risposta all’offensiva antiterroristica portata avanti da Washington nella regione. A maggio, il presidente Biden ha deciso di rafforzare la presenza militare in Somalia su richiesta del Pentagono anche per i forti interessi internazionali che si concentrano sul Corno d'Africa, in particolare con il rafforzamento della presenza russa e cinese.

Il presidente somalo Mohamud
Il presidente somalo Mohamud

Tentativi di dialogo

La ripresa delle violenze avviene nonostante il presidente Mohamud e il primo ministro somalo alla fine di luglio si siano detti pronti al dialogo con al-Shabaab nel momento in cui abbandoneranno la lotta armata che da 15 anni conducono contro lo Stato somalo. Il nuovo governo somalo sa bene che sarà impossibile sconfiggere al-Shabaab esclusivamente sul piano militare - spiega Nicola Pedde -, anche perché tutti si rendono conto che il problema della stabilità somala è principalmente una questione economica e questo è anche alla base dell'atteggiamento ondivago delle autorità somale nei confronti di al-Shabaab. Lo stesso presidente Hassan Cheikh Mohamoud ha dichiarato che al-Shabaab non potrà essere sconfitto con un approccio esclusivamente militare, anche se ha specificato che il suo governo non intavolerà nessun negoziato formale con il gruppo armato fino a quando i tempi non saranno maturi. Tuttavia, già all’inizio d’agosto il primo ministro Hamza Abdi Barre ha nominato come ministro per gli affari religiosi proprio uno dei fondatori del gruppo islamico radicale di al Shabaab, dal quale si era pubblicamente dissociato nel 2017.

Ultimo aggiornamento 21 agosto ore 08.30 

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20 agosto 2022, 08:53