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Ucraina: distruzione a Mariupol Ucraina: distruzione a Mariupol 

Ucraina: tregua parziale a Mariupol per consentire i corridoi umanitari

Riprendono oggi i negoziati tra le delegazioni di Ucraina e Russia. Nel frattempo cresce l’attenzione per i corridoi umanitari a Mariupol che dovrebbero permettere l’evacuazione di migliaia di civili. Tra Mosca e occidente cresce la tensione sulle forniture di gas

Guglielmo Gallone e Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Dopo trentasette giorni dall’inizio della guerra, le Nazioni Unite hanno riferito che in Ucraina sono stati uccisi oltre 1200 civili, fra cui 112 bambini. Ci sono poi 6 milioni e mezzo di sfollati interni al Paese. Con la speranza di risolvere una situazione catastrofica e con l’obiettivo di permettere l’evacuazione dei civili, oggi saranno inaugurati i corridoi umanitari a Mariupol, dove è iniziata ieri una tregua. Il Comitato internazionale della Croce rossa si dice pronto a guidare le operazioni. Eppure, i timori sono molti: Kiev ha precisato che “il cessate il fuoco non riguarda Mariupol, ma solo i corridoi umanitari, la città è ancora sotto attacco”. Ieri sarebbe stato bombardato un convoglio di autobus con dei volontari a Chernhiv, a nord di Kiev, e una serie di raid avrebbero abbattuto un municipio nella regione di Kharkiv. Gli ucraini hanno invece liberato 11 villaggi nella regione di Kherson, mentre le truppe russe avrebbero iniziato il ritiro da Chernobyl.

Si punta ad un incontro Putin-Zelenski

Sul fronte diplomatico, il presidente turco Erdogan ha detto di essere al lavoro per “un incontro tra Putin e Zelensky il prima possibile”. Il premier italiano, Mario Draghi, ha annunciato che l’Italia è richiesta come mediatrice “sia dalla Russia sia dall’Ucraina”. Infine, gli Stati Uniti non riconosceranno il risultato del referendum che si terrà nei prossimi giorni in Ossezia del Sud, regione della Georgia, per ufficializzare l’annessione alla Federazione Russa.

Il gas come ritorsione alle sanzioni

E, mentre prosegue il conflitto in Ucraina, si apre un altro fronte che è quello del gas. Il presidente russo Putin impone il pagamento delle forniture in rubli, pena la sospensione delle forniture. Immediata la reazione dell’Unione Europea che respinge la decisione e pensa ad altre sanzioni. “Un ricatto”: sono parole dure quelle che arrivano da diversi leader europei dopo il decreto di Putin che impone di pagare le partite di gas in moneta corrente russa. Italia e Germania, primi acquirenti in Europa, insieme alla Francia sono concordi nel decidere nuove sanzioni contro Mosca, pretendendo il rispetto dei contratti con i pagamenti in euro. Sulla stessa linea gli Stati Uniti, che, in caso di taglio del gas russo, ha promesso di coprire l’emergenza con il suo gas liquido. Quella di Putin sembrerebbe una mossa volta ad aumentare la domanda di rubli ed evitare un collasso della valuta. Comunque i versamenti in euro verranno fatti a Gazprombank, istituto non colpito da sanzioni, che poi provvederà a cambiarli. I primi pagamenti del gas in rubli dovrebbero avvenire tra la seconda metà di aprile e maggio.

Nuove misure

Intanto da Mosca si assicura una dura risposta in caso di ulteriori sanzioni, deciso il divieto di ingresso in Russia ai leader europei mentre Washington ha preso provvedimenti contro 21 aziende e 13 persone che operano nel settore tecnologico. Nel summit virtuale di oggi tra Cina e Unione Europea si tenterà di convincere Pechino ad esercitare la sua influenza su Mosca per la fine della guerra e per non aggirare le sanzioni. 

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01 aprile 2022, 08:34