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Immagine del sovraffollamento della carceri Immagine del sovraffollamento della carceri 

Rapporto Antigone: carceri sovraffollati che non riabilitano i detenuti

Il 18.mo rapporto dell’Associazione Antigone, sul sistema carcerario italiano, mostra una diminuzione dei condannati e un aumento delle recidive. Resta preoccupante il fenomeno del sovraffollamento e dei suicidi tra le mura dei penitenziari. Gonnella (presidente Antigone): il sistema non riesce a reinserire chi viene da percorsi sociali difficili

Marco Guerra – Città del Vaticano

Diminuiscono i reati in generale, diminuiscono i detenuti in termini assoluti rispetto al periodo pre pandemia ma aumenta il numero medio di reati per persona e il tasso di recidiva tra detenuti. Questi sono i trend principali che emergono nel 18esimo Rapporto di Antigone, dal titolo Le carceri viste da dentro, che fotografa il sistema penitenziario italiano sulla base dei dati ufficiali e delle visite degli operatori dell'associazione nei penitenziari.

Reati in calo 

Il rapporto registra che nel 2021 è avvenuta una leggera ripresa dei reati dopo il drastico calo del 2020, dovuto alle restrizioni imposte per la pandemia. I dati del ministero dell’Interno mostrano infatti una diminuzione dei reati del 17% nel 2020 (1,7 milioni di reati contro i 2,1 milioni del 2019) e un aumento del 5,4% nel 2021 (1,8 milioni). Rispetto al 2019 i reati sono comunque in calo del 12,6%. Questo ha avuto riflessi anche sulla popolazione carceraria: il numero dei detenuti, drasticamente sceso durante il primo anno della pandemia, è tornato a crescere: si è passati dalle 53.364 presenze della fine del 2020 alle 54.134 di dicembre 2021, ai 54.609 di fine marzo di quest'anno.

Aumenta il tasso di recidiva

In media vi è un tasso di 2,37 reati per detenuto, mentre, al 31 dicembre 2008, il numero di reati per detenuto era di 1,97. Antigone osserva quindi che "diminuiscono i reati in generale, diminuiscono i detenuti in termini assoluti ma aumenta il numero medio di reati per persona. Ciò è indice dell'aumento del tasso di recidiva". Il rapporto evidenzia ancora che al 31 dicembre 2021, dei detenuti presenti nelle carceri italiane, solo il  38% era alla prima carcerazione. Il restante 62% in carcere c'era già stato almeno un'altra volta. Il 18% c'era già stato in precedenza 5 o più volte.

I reati commessi

I reati più ricorrenti sono quelli contro il patrimonio (31mila), quelli contro la persona (23mila) e le violazioni della normativa sulla droga (19mila). Seguono a una distanza significativa le violazioni della normativa sulle armi (9.249), i reati contro la pubblica amministrazione (8.685), di stampo mafioso ex 416 bis (7.274) e contro l'amministrazione della giustizia (6.471). Degno di nota è poi la drastica diminuzione degli omicidi nel lungo periodo: nel 2021 sono stati 289, 4 in più rispetto al 2020 ma 25 in meno rispetto al 2019, basta considerare che nel 1990 erano 3.012, 10 volte in più rispetto a oggi. La metà degli omicidi (144) sono stati commessi in ambito affettivo: il 40% circa delle vittime (ovvero 116) sono state donne (erano il 35% nel 2019), di cui la quasi totalità (100) uccise in ambito familiare/affettivo. In 68 casi a commettere il reato è stato un partner o ex partner.

Condanne sempre più lunghe

Il rapporto mette poi l’accento sull’annoso problema del sovraffollamento delle carceri. Il tasso di affollamento ufficiale è del 107,4%, ma quello "reale" è certamente più alto. Le regioni con il tasso più alto di affollamento sono Puglia (134,5%) e Lombardia (129,9%). I detenuti con condanne in via definitiva sono circa il 70%, mentre 10 anni prima erano il 56,9%. Una crescita di 10 punti percentuali in 10 anni, dovuta alla tendenza a ridurre il ricorso alla custodia cautelare. Le condanne, spiega Antigone, sono sempre più lunghe. Tra i presenti a fine 2021, il 50% ha subito una pena uguale o superiore a 5 anni, questa percentuale 10 anni prima era del 40%. Il 29% sconta 10 o più anni (erano il 21% nel 2011). Sono 1.810 gli ergastolani, di cui 119 sono stranieri. Nel 2012 erano 1.581, nel 2002 erano 990, nel 1992 erano 408: un aumento esponenziale in 30 anni.

Il dramma dei suicidi

A preoccupare è inoltre il numero di suicidi che resta molto elevato. Sono già 21 i detenuti che si sono tolti la vita dall'inizio dell'anno, secondo i dati raccolti da Antigone e aggiornati al 23 aprile. In tutto il 2021, i suicidi erano stati 57. Secondo l'Oms, il tasso di suicidio in Italia nel 2019 era pari a 0,67 casi ogni 10mila persone. Nello stesso anno, il tasso di suicidi in carcere era pari a 8,7 ogni 10mila detenuti: questo significa che i casi sono 13 volte in più rispetto alla popolazione libera. L'Italia, sottolinea l'associazione che si batte per i diritti nelle carceri nel suo rapporto sulle condizioni di detenzione, "è tra i Paesi europei con il più alto tasso di suicidi nella popolazione detenuta, mentre è tra i Paesi con il tasso di suicidio più basso nella popolazione libera".

Le donne in carcere

Messa a fuoco anche la questione della popolazione femminile. Sono 2.276 le donne presenti negli istituti penitenziari italiani, pari al 4,2% della popolazione detenuta totale, una percentuale stabile da due decenni e al di sotto della media europea che è pari al 5,3%. Sempre alla data del 31 marzo, sono 19 i bambini con meno di 3 anni che vivevano insieme alle loro 16 madri all'interno di un istituto penitenziario. C'era stato un picco nei primi anni 2000, quando si sono arrivati a contare più di 70 bambini in carcere, "negli ultimi dieci anni - sottolinea Antigone - i numeri sono complessivamente diminuiti seppur con un andamento piuttosto altalenante".

Gonnella (Antigone): fallisce la riabilitazione

“Il sistema carcerario viene meno alla funzione assegnatagli dalla Costituzione, ovvero la riabilitazione del condannato”: intervistato da Alessandro Guarasci, il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, pone l’accento sull’aumento della recidiva e sul fallimento dei processi di reinserimento nella società dei detenuti. Secondo Gonnella “i numeri sono inequivocabili, sono pochissime le persone che sono alla prima carcerazione e c’è una grande quantità di detenuti che ha più di 5 storie di carcerazione alle spalle”. Gonnella chiede pertanto di insistere sui percorsi di reintegrazione, “affidandosi alla cultura italiana del volontariato e della cooperazione”.

Ascolta l'intervista a Patrizio Gonnella

Le misure alternative

Il presidente di Antigone guarda anche alle aree penali esterne alternative al carcere: “Abbiamo circa 30 mila persone in detenzione penale esterna e il loro monitoraggio ci dice che il loro percorso di reintegrazione funziona meglio”. “Bisogna investire risorse umane economiche ma soprattutto fatica – conclude Gonnella -, non ci sono risposte facili ma percorsi difficili da seguire, dobbiamo mettere insieme enti locali, volontariato, cooperazione, terzo settore, imprenditoria, il tutto sotto la regia pubblica con l’obiettivo di migliorare la reintegrazione dei condannati ma anche la sicurezza dei cittadini”.

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28 aprile 2022, 18:08