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AdobeStock_60275509.jpeg La storia

Gesù nel braccio della morte, l’amicizia che allarga le sbarre del cuore

Sui media vaticani, uno dei racconti di Dale Recinella, ex avvocato della finanza di Wall Street che oggi, insieme alla moglie Susan, assiste i detenuti in Florida

di Dale S. Recinella

Il baratto può essere considerato positivamente nel mondo esterno, nella nostra economia di libera impresa statunitense. Nel braccio della morte, però, il baratto è severamente vietato, così come lo è il possesso di valuta, entrambi proibiti per la stessa ragione: la sicurezza. Tutto ciò che può essere trafficato come merce sostitutiva del denaro viene scrupolosamente controllato, inclusi francobolli, biglietti augurali, caffè e, fino a poco tempo fa, anche sigarette. Adesso le sigarette sono del tutto vietate.

«Mi prendi in giro, Fratello Dale?», reagisce un condannato, gran fumatore per quasi tutta la vita, che si trova nel braccio della morte della Florida da tantissimi anni. Non accetta la mia lettura impacciata della giustificazione salutista fornita dal Dipartimento, relativa a quest’ultima privazione. «Pensi che io sia abbastanza stupido da credere che allo stato della Florida importi un accidente della mia salute? Mi trovo qui perché possano uccidermi!».

È alto quasi un metro e novanta, e, a differenza di me, può arrivare al di sopra della rete metallica e afferrare le sbarre della porta senza neppure alzarsi in punta di piedi. I suoi pugni serrati stringono le sbarre sopra la rete, mentre ruotano a destra e sinistra di 180 gradi. «Sarò anche nel braccio della morte perché sono gravemente malato di mente, ma non sono così pazzo da credere a tutto ciò!».

Quest’uomo è dolorosamente consapevole della sua grave malattia mentale che gli ha causato molte visite al Chattahoochee, il soprannome dato in quest’area all’Ospedale Statale della Florida. Si tratta dell’ospedale per malattie mentali più infausto, che comprende reparti civili e forensi. Lui fu spedito lì già prima della condanna a morte e diverse volte dopo. Era già ricoverato nell’ospedale psichiatrico di un altro stato prima di mettere piede in Florida. Durante le nostre frequenti chiacchierate quando faccio le visite ai condannati di cella in cella, gli piace esprimere i suoi sentimenti sulle condizioni e sul funzionamento del braccio della morte, sempre con grande ironia e disprezzo.

«Dicono che sono pazzo, ma almeno io so che questo buco infernale non ha alcun senso, e che il modo in cui lo dirigono non ha alcun senso. Chi è più pazzo? Loro o io?». Mi rendo conto mentre parla che l’energia della sua enfasi non è diretta a me, ma ai microfoni incorporati nel soffitto e alle telecamere nel corridoio. Poi smette di guardare verso gli strumenti che ci collegano col nostro pubblico distante, per la versione carceraria floridiana di reality tv. Fissa i suoi occhi azzurro acciaio nei miei. «Sei fortunato a essere il mio homeboy, e a volte mi piaci persino».

Homeboy è, nello slang carcerario, qualcuno della tua stessa città. Entrambi proveniamo dall’area di Detroit, nello stato del Michigan.  Le persone profondamente deluse dalla vita hanno spesso imparato, però, a misurare il loro potere non dalla forza delle loro relazioni umane positive, bensì dall’ampiezza del danno che riescono a provocare tirando fuori il peggio di sé. Interpreto la sua successiva affermazione come un promemoria rivolto a me di questa forza.

«Quindi, lascia perdere lo Stato della Florida e il fottuto D—O—C. Cosa ne pensi tu, Fratello Dale, di questa motivazione idiota per toglierci le sigarette?». La parte meno saggia di me vorrebbe rispondergli con una battuta: «Beh, in effetti le sigarette sono davvero nocive per la tua salute». Ma, in un attimo, la parte più saggia di me respinge questo impulso considerandolo un desiderio di farmi ammazzare senza scopo. La mia esperienza con i condannati a morte mi dice che è meglio dargli credito del potere che ha di farmi del male, anche in questa situazione, in cui è impotente di fronte alla perdita delle sigarette.

«Ascolta!», la mia voce è quasi implorante. Il suo sorrisetto abbozzato mi dice che accetta la mia vulnerabilità. «Ciò che penso io è irrilevante e potrebbe farmi espellere se lo dichiarassi ad alta voce». Il suo sorriso si allarga da un orecchio all’altro confermandomi che ha capito il vero messaggio nascosto dietro le mie parole. Se mi fai dire davanti alla tua cella ciò che penso di questa assurda situazione, farai finire la mia assistenza ai detenuti e la consegna dei biglietti augurali per tutti. Lui risponde al messaggio sottinteso. «E noi non vogliamo questo, vero, Fratello Dale?».

Il sarcasmo è il privilegio del vincitore. Mi aspetto che la battuta di schiacciata sia già sulle sue labbra, e lui non mi delude. «Se questo dovesse succedere, potresti dover tornare a fare l’avvocato, mestiere che probabilmente non ti riusciva molto bene, o non potresti essere qui a consegnarmi i biglietti di auguri».

Ride di gusto, assaporando rumorosamente il pungiglione che mi ha inflitto con le sue parole. Non può sapere quante persone in parrocchia e tra i miei ex colleghi dicono esattamente le stesse cose. Le loro frecciate hanno contribuito a rafforzarmi, facendo di me un miglior assistente carcerario. Non reagisco e non mi metto sulla difensiva dalla sua aggressione verbale. Accolgo il suo pugno virtuale senza rispondere, tranne che con un sorriso caldo e sincero. «Hai altre domande per me prima che passi alla prossima cella?». La mia intonazione e l’inclinazione del capo comunicano un sottinteso: spero proprio che abbiamo finito. Ma non è così. «Sì… mi cancellerai dalla lista delle persone a cui porti i biglietti d’auguri?». «Assolutamente no, sei mio fratello». «Quindi riceverò ancora i biglietti anche se ti ho detto cose che non ti sono piaciute?». «A volte alcuni miei fratelli in Cristo dicono cose che non mi piacciono, ma rimangono miei fratelli, e questo include anche te».

Alza i pollici in segno di ok, poi sorride apertamente: «In ogni caso, non puoi prendere sul serio niente di ciò che dico. Lo sai che sono pazzo». «Prendo nota!».

Ricambio il sorriso, fingendo di scarabocchiare un’annotazione sul mio taccuino, mentre cerco di salutarlo stringendogli la mano al di sopra della rete metallica. Questa volta mi lascia l’ultima parola: «E sono sicuro che anche tutte le persone che ci hanno ascoltato nella metà settentrionale della Florida hanno preso nota».

Qualche mese dopo mi saluta quando passo davanti alla sua cella, per assicurarsi che mi fermi a parlare. «Che cos’è un figlioccio, giusto per sapere?»  «È una faccenda spirituale, in cui tu non sei il mio figlio biologico, ma se io ti preparo per ricevere i sacramenti, come il Battesimo e la Comunione, tu diventi per me un figlio spirituale». «E questo cosa vuol dire?». «Un figlio spirituale dura in eterno. Non finisce quando moriamo. Diventa solo più percepibile. Vuoi essere battezzato nella Famiglia di Dio?». «Come si fa?». «Innanzi tutto dovrai preparare il tuo cuore e la tua mente per comprendere che questo cambierà ogni cosa». «Significa che uscirò da questa cella?» «No. Scusami, non sono stato abbastanza chiaro. Cambierà ogni cosa nel tuo rapporto con Dio». «Io e Dio andiamo d’accordo». «Allora dovrebbe farti piacere avere Dio come Padre adottivo». «Quindi cosa devo fare?». «Faremo richiesta attraverso il cappellano del carcere perché tu e io possiamo iniziare a incontrarci regolarmente per riflettere su ciò in cui credono i Cristiani Cattolici». «E poi?». «Se decidi che anche tu credi in queste cose, puoi chiedere di essere battezzato». «Quanto costa tutto questo? Dovrò pagare una quota come a un’associazione?». «Non costa denaro. Però comporta la tua dedizione completa della vita a Dio, col Cuore, con la Mente e con l’Anima». «Quindi come uno schiavo verso un padrone?». «Un padrone diverso da qualsiasi altro tu abbia mai conosciuto. Gesù è il nostro Padrone. Ma Lui dice che non è venuto per essere servito, ma per servirci». «Allora dovrò pagare per i biscotti che distribuisci?». «Non sono biscotti. Sono ostie per la comunione, fino a quando vengono consacrate dal sacerdote durante la Messa. Allora diventano il Corpo di Gesù Cristo». «E a quel punto li fai pagare, esatto?». «No, non potremmo mai pagare il prezzo del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo. L’ha già pagato Lui per noi». «Ma allora dove sta il denaro in questo progetto? Perché tu e il sacerdote fate tutto ciò?». «Credimi, Fratello, non è per i soldi». «E io sarò tuo fratello… per davvero… non scherzi?». «Nessuno scherzo. Gesù intendeva proprio dire ciò che disse».

Si crea un silenzio imbarazzato, mentre il prossimo nuovissimo membro della Famiglia di Dio digerisce le stranezze che ha appena ascoltato per la prima volta. «E non vedrò dei cambiamenti nel mio conto dello spaccio (1), vero Fratello Dale?». «Te lo garantisco!» rido di me con lui. «In questa nuova vita, non potrei permettermi neppure io le mie vecchie tariffe orarie. Per fortuna, quando diventi parte della Famiglia di Dio, hai diritto allo sconto Famiglie.». «Oh, fantastico!», finge sbalordimento. «Sarà meglio che sia uno sconto del 100%». «Ehi, è un affare a pacchetto. Tu ricevi Gesù gratis, e Gesù aggiunge gratis anche me». «Solo il tempo dirà che razza di affare sarà quest’ultima parte».

Il mio concittadino del sudest del Michigan fu battezzato davanti alla sua cella: il sacerdote versò l’Acqua Benedetta sul suo capo da un bicchierino di polistirolo. Poi ricevette la Comunione e la Confermazione, il tutto attraverso le sbarre della cella. Quando incontrai Gary per la prima volta davanti alla sua cella nel 1998, era il condannato a morte col maggior numero di anni di detenzione negli Stati Uniti. Quando gli dissi addio perché fu vinto da una malattia e morì per cause naturali quindici anni dopo, era ancora il condannato a morte col maggior numero di anni di detenzione negli Stati Uniti.  Le sue ultime parole per me furono di avvertimento: Non trascorrere troppo tempo qui dentro dopo che me ne sarò andato. Questo posto ti farà impazzire.

(1)   I condannati a morte hanno diritto a un conto corrente privato interno al carcere, che consente loro di acquistare dallo spaccio della prigione prodotti autorizzati, come dentifricio, caffè solubile, ecc. Il denaro su quel conto viene alimentato da doni di amici e parenti del detenuto, se possono permetterselo.

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26 aprile 2022, 16:09