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Lettini e bambole in un asilo vicino Chernobyl, abbandonato dopo il disastro di 36 anni fa (Reuters) Lettini e bambole in un asilo vicino Chernobyl, abbandonato dopo il disastro di 36 anni fa (Reuters)

Chernobyl, questo 26 aprile ripropone vecchi e nuovi rischi

L'occupazione del sito della centrale nucleare di Chernobyl in Ucraina da parte dell'esercito russo tra il 24 febbraio e la fine di marzo è stata "pericolosissima" e ci sono livelli di radiazioni "anormali". Lo ha denunciato il capo dell'Aiea, Rafael Grossi. A Chernobyl, il 26 aprile 1986, si verificò il più grave incidente nucleare della storia, con un rilascio di radioattività superiore alle bombe di Hiroshima e Nagasaki messe assieme

Andrea De Angelis - Città del Vaticano 

Una pagina di storia che la maggior parte dei lettori di questo articolo ha vissuto in prima persona. Il terrore della prima volta, l'inconsapevolezza delle conseguenze di un incidente nucleare che minacciò intere nazioni. Sono passati 36 anni dal giorno in cui il mondo scoprì che a Chernobyl era accaduto qualcosa di impensabile, le cui conseguenze sono ancora ben visibili nelle storie di tante persone. Nel loro presente, nel recente passato. Negli interrogativi su un futuro dove, a livello locale e globale, simili incidenti potrebbero ripetersi.

Superato di 100 volte il limite

Secondo la versione maggiormente accreditata, durante l’esecuzione di un test di simulazione di guasto al sistema di raffreddamento del reattore numero 4 (non il primo, altri ne erano stati fatti negli anni precedenti), per un errore umano le barre di uranio del nocciolo del reattore si surriscaldarono, provocando la fusione del suo cuore. A Chernobyl fu così raggiunto un valore fino a cento volte superiore al limite stabilito. L’improvvisa ondata di energia provocò un’esplosione con rilascio di radioattività superiore alle bombe di Hiroshima e Nagasaki messe assieme. Va detto che già nel 1986 l'Aiea - Agenzia internazionale per l'energia atomica - aveva indicato negli operatori la causa principale dell'incidente. Sette anni dopo, la stessa AIEA rivide l'analisi dell'incidente, attribuendo la causa principale al progetto del reattore, non agli operatori. La conseguenza di quell'incidente, avvenuto poco dopo l'una di notte, fu il rilascio di tonnellate di materiale radioattivo che il vento portò in tutta Europa e raggiunse il Mediterraneo nelle successive due settimane. 

Nuovi timori 

La centrale in Ucraina, che all'epoca era parte dell'Unione Sovietica, è tornata nelle ultime settimane a far parlare di sè per i timori che con l'invasione russa possano sfuggire al controllo i livelli di radioattività, garantiti da un apparato di sicurezza che ne verifica la tenuta. La centrale di Chernobyl è stato uno dei primi obiettivi dell'esercito russo, che prima di ritirarsi dalla zona ha scavato trincee provocando un aumento delle radiazioni rilevate. Proprio oggi il direttore generale dell'Aiea, Rafael Grossi, è in missione diretta a Chernobyl per una valutazione della situazione della sicurezza. L'occupazione del sito della centrale nucleare da parte dell'esercito russo tra il 24 febbraio e la fine di marzo è stata "pericolosissima" e ci sono livelli di radiazioni "anormali", ha denunciato Grossi, che già lo scorso mese si era recato in Ucraina. Nel giorno dell'anniversario dell'incidente nucleare, Yurii Fomichev, sindaco di Slavutich, la città satellite di Chernobyl dove vivono i lavoratori della centrale, ha ribadito che la zona è ancora a rischio a causa della guerra e che non è facile prevedere gli scenari futuri.

Morti e sfollati

Ammontano a 116mila le persone evacuate subito dopo la tragedia del 1986: furono trasferiti tutti i residenti in un raggio di trenta chilometri entro un mese, per lo più con mezzi militari. Un numero almeno doppio di individui è stato poi costretto ad allontanarsi definitivamente dalle zone maggiormente interessate negli anni seguenti. I dati sulle vittime dirette ed indirette di quanto accaduto quel 26 aprile a Chernobyl non sono invece univoci. A distanza di vent'anni, la stima dell'Organizzazione Mondiale della Sanità è che ci potrebbero essere almeno 10mila morti in eccesso per cancro imputabili all’incidente di Chernobyl tra le persone appartenenti alle squadre di emergenza, tra gli evacuati ed i residenti delle regioni ad alta e bassa contaminazione di Bielorussia, Russia e Ucraina, le tre aree maggiormente colpite. I numeri dei tumori sono ovviamente superiori, come di problemi alla tiroide e riguardano abitanti di numerosi Paesi europei. 

Un anniversario significativo

"Certamente quanto successo negli ultimi due mesi ci ha fatto vedere il nucleare con una luce diversa, quella dei rischi non calcolati". Inizia così l'intervista a Nicola Armaroli, chimico, dirigente di ricerca presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), direttore della rivista scientifica Sapere e membro dell’Accademia Nazionale delle Scienze. "Un tecnico di Chernobyl ha raccontato che, vedendo i carri armati russi, ha cercato sul manuale cosa fare in caso di guerra per scoprire però che quel capitolo non è mai stato scritto. Ciò dimostra come - sottolinea Armaroli - dopo 70 anni di nucleare civile, sia assente l'ipotesi che una centrale possa trovarsi in un territorio di guerra".

Ascolta l'intervista a Nicola Armaroli

Il dirigente di ricerca del CNR ricorda bene il maggio del 1986, quando iniziarono ad arrivare le notizie dell'incidente nucleare. "Ero un giovane studente, alla Facoltà di Chimica dell'Università di Bologna era un continuo esaminare campioni per verificare la situazione. Le informazioni - spiega - erano poche e cercavamo ogni giorno di capire se il vento avrebbe portato le particelle radioattive fino a noi. Furono giorni orribili, il bilancio di quella catastrofe non va letto solo in quell'anno, ma nel tempo. Anche sulle conseguenze psicologiche per le persone del posto, dalla depressione all'alcolismo". 

Più rinnovabili, meno nucleare

Ha senso oggi non investire nel nucleare se poi si hanno Paesi vicini con centrali attive? "Sì, ha senso per diversi motivi", sostiene Armaroli. Innanzitutto perché un eventuale incidente andrebbe a colpire "soprattutto la zona della centrale, visti i moderni sistemi di sicurezza", ben diversi da quelli di oltre un terzo di secolo fa. Inoltre "quando si parla di rischi, bisogna guardare sempre al lungo periodo, perché costruire una centrale nucleare in un Paese stabile e in pace oggi, non vuol dire garantire che tra uno o più secoli sarà ancora tale la condizione". Infine c'è l'aspetto economico: "Il nucleare ha costi esorbitanti e tempi di realizzazione enormi. Oggi ci metterei vent'anni per avere energia nucleare in Italia, nel frattempo potrei realizzare una quantità incredilmente alta di energia con le fonti rinnovabili. Sono queste le protagoniste del mercato, oggi oltre il 70% della nuova capacità elettrica installata nel mondo è rinnovabile. Un pianeta diverso, dove il nucleare appartiene al passato". 

Le parole dei Papi 

Nel Regina Coeli del 4 maggio 1986, Giovanni Paolo II ricordò la celebrazione della Pasqua del Signore delle Chiese d’Oriente, esprimendo un particolare pensiero alle popolazioni di Kiev e dell'Ucraina:

Oggi le Chiese d’Oriente celebrano la Pasqua. Vorrei invitare voi qui presenti a unirvi alla preghiera e all’augurio fervido che questa celebrazione sia per esse fonte di gioia e di luce. La risurrezione del Signore costituisce l’evento fondamentale dei cristiani [...] A tutti coloro che oggi celebrano la Pasqua, ortodossi e cattolici, rivolgo il mio pensiero, in particolare affetto per coloro che, per qualsiasi ragione, sono nella sofferenza. Penso, con speciale intensità di sentimento, alle popolazioni di Kiev e della Ucraina.

In occasione del quindicesimo anniversario dell'incidente nucleare di Chernobyl, Giovanni Paolo II incontrò poi le associazioni, i movimenti, le famiglie e le parrocchie che hanno ospitato i bambini della regione. In un passaggio del discorso pronunciato il 26 aprile 2001 - due mesi prima del Viaggio Apostolico in Ucraina - il Papa lanciò un forte appello: 

Rievocando i tragici effetti provocati dall'incidente del reattore nucleare di Chernobyl, il pensiero va alle future generazioni che questi bambini rappresentano. Occorre preparare per loro un avvenire di pace, privo di paure e di simili minacce. Ecco un impegno per tutti. Perché questo avvenga, è necessario che ci sia un corale sforzo tecnico, scientifico e umano per porre ogni energia al servizio della pace, nel rispetto delle esigenze dell'uomo e della natura. Da quest'impegno dipende l'avvenire dell'intero genere umano. Mentre preghiamo per le numerose vittime di Chernobyl e per quanti portano nel loro corpo i segni d'una così immane catastrofe, invochiamo dal Signore luce e sostegno per coloro che, a vari livelli, sono responsabili delle sorti dell'umanità.

Cinque anni dopo, all'Udienza Generale del 26 aprile 2006, Benedetto XVI lanciò un nuovo, forte appello, esprimendo apprezzamento per quanti hanno ospitato e curato le vittime del disastro nucleare: 

Proprio oggi ricorre il ventesimo anniversario del tragico incidente avvenuto nella centrale nucleare di Chernobyl. In tale circostanza, sento il dovere di esprimere vivo apprezzamento per le famiglie, le associazioni, le amministrazioni civili e le comunità cristiane che, nel corso di questi anni, si sono adoperate per ospitare e curare adulti e specialmente bambini colpiti dalle conseguenze di quel doloroso evento. Mentre ancora una volta preghiamo per le vittime d'una calamità di così vasta portata e per quanti ne portano nel loro corpo i segni, invochiamo dal Signore luce per coloro che sono responsabili delle sorti dell'umanità, perché con uno sforzo corale si ponga ogni energia al servizio della pace, nel rispetto delle esigenze dell'uomo e della natura.

All'Udienza Generale del 20 aprile 2016, Papa Francesco ha voluto pregare per le vittime ed esprimere gratitudine per quanti hanno aiutato le persone colpite dall'incidente di trent'anni prima: 

Saluto i pellegrini venuti dall’Ucraina e dalla Bielorussia, in occasione della conferenza internazionale nel 30° anniversario della tragedia di Chernobyl. Mentre rinnoviamo la preghiera per le vittime di quel disastro, esprimiamo la nostra riconoscenza ai soccorritori e per tutte le iniziative con cui si è cercato di alleviare le sofferenze e i danni. 

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26 aprile 2022, 12:18