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Beato Angelico, l’arte che mostra il Paradiso

Una conferenza e una celebrazione eucaristica per ricordare Beato Angelico. La Basilica di San Marco a Firenze rende omaggio al patrono degli artisti con una celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Giuseppe Sciacca, presidente dell'Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica e una conferenza del professor Gerardo De Simone

Paolo Ondarza - Città del Vaticano

Capolavori che turbano nell’intimo, mostrano una dimensione più bella, ci fanno ascendere per un attimo in Paradiso. Così padre Manuel Russo O.P., religioso della Comunità domenicana fiorentina di Santa Maria Novella descrive l’arte di Beato Angelico. Al pittore religioso, proclamato beato e patrono degli artisti da San Giovanni Paolo II, è dedicato nel giorno della memoria liturgica, il 18 febbraio, un pomeriggio speciale nella Basilica di San Marco a Firenze.

Beato Angelico, Annunciazione
Beato Angelico, Annunciazione

A promuoverlo sono il Convento di Santa Maria Novella, il Museo e la Basilica di San Marco e la Direzione Regionale Musei della Toscana. Alle 16.30 la conferenza “Gloria, specchio e decoro dei pittori. Il Beato Angelico nella città dei Papi”, tenuta da Gerardo de Simone, professore dell’Accademia di Belle Arti di Carrara, tra i massimi esperti dell'artista quattrocentesco. Subito dopo, la celebrazione della Messa presieduta dal presidente dell’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica, monsignor Giuseppe Sciacca.

Ascolta l'intervista con padre Manuel Russo

Arte che parla di Dio

Il 18 febbraio 1455 è la data del transito, il passaggio alla vita eterna, dell’Angelicus Pictor, il frate e sacerdote domenicano Giovanni da Fiesole, che ‘parlava’ del Vangelo attraverso l’arte. I suoi dipinti continuano a ‘parlare’ alle donne e agli uomini dei nostri giorni: lo fanno in modo straordinario gli affreschi sulle pareti delle celle del convento di San Marco, una catechesi per immagini sui misteri della passione, morte e resurrezione di Gesù, commissionata a Beato Angelico per la comunità domenicana dell’epoca dall’allora priore, Sant’Antonino, grande arcivescovo di Firenze, riformatore dell’ordine. 

BEATO ANGELICO, Il Calvario o Crocefissione con san Domenico, affresco (340x155 cm) ,  chiostro detto "di Sant'Antonino",  convento di San Marco, Firenze.  1442 circa.
BEATO ANGELICO, Il Calvario o Crocefissione con san Domenico, affresco (340x155 cm) , chiostro detto "di Sant'Antonino", convento di San Marco, Firenze. 1442 circa.

Momenti di bellezza

"Sono opere che mostrano la bellezza di Cristo”, spiega padre Manuel Russo. Nel contesto contemporaneo non è immediato cogliere la portata evangelizzatrice di queste pitture. “Non dobbiamo dare nulla per scontato. Chi viene a visitarci e osserva il Cristo Crocifisso, la Trasfigurazione o il San Domenico abbracciato alla croce, vive un ‘momento di bellezza’ e resta come catturato. Non si tratta solo di un esperienza di godimento estetico: le opere di fra Giovanni da Fiesole ci aprono lo sguardo su qualcosa di più grande, più bello, più alto”

Il monumento  con la reliquia del Beato Angelico nella basilica di san Marco a Firenze
Il monumento con la reliquia del Beato Angelico nella basilica di san Marco a Firenze

Giovanni Paolo II e Beato Angelico

Quanti accedono al convento e al museo di San Marco, al cospetto di Beato Angelico ricevono una folgorazione, un turbamento. Accadde anche a San Giovanni Paolo II nel 1986. Padre Manuel racconta quando l’allora Pontefice, in visita a Firenze, rimase a lungo in contemplazione estatica dell’Annunciazione, dipinta in cima alle scale del convento. “Giovanni Paolo II ha avuto un’intuizione enorme nel proclamare Beato Angelico patrono degli artisti: ha mostrato come questi ultimi possano percorrere un cammino di santità attraverso le loro opere e rivolgendo lo sguardo ad un semplice frate che non ha fatto altro che esercitare i doni ricevuti”.

Beato Angelico, Trasfigurazione,  1438-1440 , affresco(189×159 cm ), Museo nazionale di San Marco, Firenze
Beato Angelico, Trasfigurazione, 1438-1440 , affresco(189×159 cm ), Museo nazionale di San Marco, Firenze

Arte, via di santità

L’anelito al bello ha da sempre orientato l’indole e lo spirito di fra Giovanni da Fiesole, miniaturista apprezzato fin da giovane. La fisicità e la materialità dell’operare artistico, ritenute pregiudizialmente dai contemporanei un impaccio all’elevazione spirituale, sono state al contrario la via per la santità di questo gigante dell’arte del Quattrocento.  “Come Michelangelo nella Cappella Sistina, Masaccio nella Trinità o Brunelleschi nel Cristo di Santa Maria Novella, Beato Angelico non ha lasciato nelle sue opere solo una dimostrazione di maestria e tecnica. Questi artisti, infatti, si sono sforzati di esprimere la loro fede, il loro incontro personale con Cristo. Quell’incontro è vibrante ancora oggi”.

Beato Angelico (1395-1455), Predica di santo Stefano e Disputa nel Sinedrio, affresco, 1448-1449, Palazzi Apostolici Vaticani, Cappella Niccolina (Niccolò V 1447-1455), dopo il restauro © Musei Vaticani
Beato Angelico (1395-1455), Predica di santo Stefano e Disputa nel Sinedrio, affresco, 1448-1449, Palazzi Apostolici Vaticani, Cappella Niccolina (Niccolò V 1447-1455), dopo il restauro © Musei Vaticani

I nani e il gigante

“Noi domenicani, confratelli di Beato Angelico, ci sentiamo nani sulle spalle di un gigante. Non meritiamo l’eredità ricevuta: un bagaglio di santità, cultura, umanità”. I nani dall’alto però hanno uno sguardo più ampio: “oggi siamo chiamati a trovare nuovi modi per predicare il Vangelo, adattandoci ai tempi moderni, con mezzi innovativi. Così quando incontriamo tanti visitatori e pellegrini nelle nostre chiese possiamo portare avanti la missione di Beato Angelico: mostrare la bellezza di Cristo attraverso la bellezza prodotta dall’uomo”.

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17 febbraio 2022, 15:13