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La gioia dei partecipanti alla Messa presieduta da Papa Francesco allo Stadio GSP di Nicosia, a Cipro La gioia dei partecipanti alla Messa presieduta da Papa Francesco allo Stadio GSP di Nicosia, a Cipro

A Cipro tra le gente, l’umanità contagiosa del Papa

Parole, e gesti di Francesco hanno lasciato una forte impronta nella prima tappa del Viaggio apostolico in corso. La testimonianza ci arriva da Dario Pontiggia, Assistant Professor in Economia e statistica presso il Cyprus International Institute of Management

Massimiliano Menichetti – Cipro

L’eredità che Papa Francesco ha lasciato a Cipro, prima tappa del suo 35.mo viaggio apostolico che in queste ore lo vede in Grecia, è stata la sua l’umanità: dice così Dario Pontiggia, Assistant Professor in Economia e Statistica presso il Cyprus International Institute of Management. Il docente vive sull’isola da più di 11 anni. Del Pontefice, sottolinea “l’umanità piena che fatica, coinvolge e appassiona”. “È un’umanità che alza lo spirito – aggiunge – che scalda il cuore, sollecita la mente e fa aprire le orecchie. È un’umanità contagiosa e luminosa, a cui è praticamente impossibile rimanere indifferenti”. Seguendo l’arrivo di Papa Francesco sui mezzi di informazione ciprioti, racconta Pontiggia, “ho avuto proprio l’impressione che i volti delle persone che andava via via incontrando avessero qualcosa di diverso dalla loro normalità”. Questa stessa impressione è poi stata non solo confermata, ma rinforzata venerdì mattina, 3 dicembre, durante la Messa nello stadio di Nicosia. "Uno stadio senza rivalità e senza divisioni - spiega ancora il docente - tutti uniti, donne, uomini, grandi, piccini in una gioiosa e pervasiva manifestazione di umanità. E per questo non possiamo che ringraziare Papa Francesco".

Ascolta l'intervista con Dario Pontiggia

Nella Messa celebrata nello stadio di Nicosia, Francesco ha detto, in sostanza, che solamente insieme si sconfigge il male che impedisce di vedere la verità, e che è Gesù, che toglie la cecità del cuore, Colui al quale bisogna affidarsi. Cosa significano queste parole per te, che vivi qui?

Queste parole significano molto, moltissimo. Per me vanno dritte al cuore della questione. Vivere a Cipro è costante e continua realizzazione del fatto che tutte le cose umane diano una mano alla ragione e l’altra all’assurdo, una mano alla verità e un’altra alla menzogna. In altre parole, è una costante e continua realizzazione delle contraddizioni che sottendono alla natura umana. Cipro è un’Isola di contraddizioni, è un’isola ma è al tempo stesso un crocevia, punto d’incontro di continenti, di lingue, di culture, di civiltà, di interessi e di assurdità. È l’unica di due isole nell’intero Mare Nostro – il Mediterraneo – a essere indipendente. Tuttavia, rimane divisa. Perché? Cito le parole di Elif Şafak e dal suo libro “L’isola degli alberi scomparsi”: “Perché il passato è uno specchio oscuro, deformante che, se ci guardi dentro, vedi solo il tuo dolore e che non lascia spazio al dolore di nessun altro”. Eccola, la cecità: è esattamente la cecità citata da Papa Francesco nella sua omelia, è una cecità del “noi”, non dell’“io”. Noi siamo ciechi perché non vediamo l’altro, è la cecità dell’egoismo. Come si esce da questa cecità? Si esce con il coraggio, con il coraggio della comprensione e con il coraggio del perdono. Spero che nei prossimi anni si riesca a trovare una soluzione accettabile per entrambe le parti, per il problema di Cipro.


Cipro è un’isola in cui convivono accoglienza e divisione, bellezza e abbandono. Il Papa ha esortato alla pazienza dell’incontro e alla testimonianza …

Accoglienza e divisione, bellezza e abbandono: Cipro è – in un solo aggettivo struggente – dolce e tormentosa allo stesso tempo; le contraddizioni la definiscono e forse a causa della sua luce così gialla e calda, le contraddizioni a volte sono ancora più lampanti. Certamente, quando le contraddizioni si accentuano, quando le diversità si acuiscono è imperativo esercitare pazienza: pazienza nel senso di sapere aspettare, di sapere creare le condizioni giuste per un prossimo incontro, per un successivo incontro. Da questo punto di vista, la testimonianza, la volontà di re-incontrarsi è fondamentale. Quello che la visita del Papa a Cipro lascia è un riflettore, una forte luce puntata sul Mediterraneo orientale, su due grosse questioni: quella cipriota e quella dei migranti. La mia personale opinione è che entrambe queste questioni richiedano una volontà politica molto superiore rispetto a quella che è stata mostrata negli ultimi mesi se non – dal punto di vista del problema cipriota – negli ultimi anni. C’è bisogno di una visione di più ampio respiro, di più lungimiranza, di meno miopia, di più altruismo e di meno egoismo. Da un punto di vista personale, quello che la visita di Papa Francesco mi lascia è la conferma del fatto che la carità cristiana, la carità predicata da Gesù, sia partecipazione piena alla sorte degli altri: che sia veramente comunione degli spiriti e lotta contro l’ingiustizia.

Se potessi consegnare qualcosa della tua isola al Papa, cosa gli daresti? E se potessi, quali parole gli diresti?

Se potessi consegnare qualcosa dell’Isola di Cipro a Papa Francesco, gli consegnerei una pianta: una pianta da frutto, a seconda delle sue personali preferenze. La pianta porterebbe con sé della terra: ché la terra di Cipro, secondo me, non è fertile, è fertilissima; della terra di questa nostra santa Terra che così tanta pazienza ha e continua ad avere con noi esseri umani. Se potessi dire una cosa al Papa, infatti, è che questa nostra Madre Terra ha bisogno di una “festa di compleanno” che porti tutti i leader del mondo attorno a un tavolo e che si stabilisca una festa: una festa di compleanno, una festa vera. Un giorno all’anno in cui tutto il mondo si ferma, nel senso che è vacanza, non si va a lavorare, ci si ferma tutti. Ci si ferma tutti e si celebra ciò che ci rende tutti comuni: vivere sul pianeta Terra, essere umani. Potrebbe servire.

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04 dicembre 2021, 11:01