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Aperta da un grido d'allarme per il pianeta la COP26 Aperta da un grido d'allarme per il pianeta la COP26 

COP26: i leader del mondo alla prova per "salvare" l'umanità

Intensificare gli sforzi per combattere il cambiamento climatico, agire insieme e garantire un futuro ai giovani. Questi i punti forti della prima giornata di dibattito alla Conferenza di Glasgow dove spicca l’assenza, come al G20 di Roma, del presidente cinese Xi Jinping

Marine Henriot - Inviata a Glasgow 

Il trambusto nei corridoi della 26.ma Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici si è spento quando António Guterres ha preso la parola, e gli occhi speranzosi, preoccupati o entusiasti erano puntati sugli schermi.

Il mondo deve agire ora per "salvare l'umanità" dalle conseguenze catastrofiche del riscaldamento globale, ha dichiarato in apertura il Segretario generale dell'Onu, davanti a un pubblico di leader e di migliaia di delegati e osservatori. "Basta distruggere la biodiversità. Basta ucciderci con il carbonio. Basta trattare la natura come una discarica. Basta bruciare, trivellare e scavare sempre più in profondità. Stiamo scavando le nostre tombe", ha rimarcato con forza, denunciando la nostra "dipendenza dai combustibili fossili".

Una opportunità che non può fallire

Stessa preoccupazione nell'intervento al vertice del primo ministro del Regno Unito, il Paese ospitante. Boris Johnson ha messo in guardia dalla collera "incontrollabile" che deriverebbe da un fallimento della COP26 e ha sollecitato al più presto a disattivare un dispositivo che ci porta al “giorno del giudizio”. Da parte sua il presidente Usa, Joe Biden, che al momento della sua elezione ha reintrodotto gli Stati Uniti nell'accordo di Parigi dal quale il suo predecessore si era tirato fuori, ha sottolineato che gli intensi sforzi necessari per combattere il cambiamento climatico rappresentano una "incredibile opportunità" per l'economia globale La sua assicurazione è che gli Stati Uniti ridurranno le emissioni di carbonio del 50-52% rispetto al 2005 entro il 2030, facendo l’investimento più grande per una nazione avanzata. Forte l'incoraggiamento anche del premier italiano Draghi che arriva a Galsgow con l'accordo raggiunto a Roma e invita ad andare oltre agendo in modo rapido e deciso.

Le voci dal Sud

Uno dei temi scottanti di questa COP26 è la promessa dei Paesi occidentali di fornire 100 miliardi di dollari in aiuti annuali ai paesi più poveri, quelli meno responsabili del riscaldamento globale ma tuttavia quelli che ne soffrono di più. Questa promessa ifatta nell'accordo di Parigi nel 2015 non è stata mantenuta, rafforzando la crisi di fiducia tra i paesi del Nord e del Sud. Tra i primi a parlare in tal senso, la premier delle Barbados Mia Mottley che ha invitato i paesi occidentali a mantenere le loro promesse. "Per coloro che hanno occhi per vedere, orecchie per ascoltare, e cuori per sentire: per sopravvivere- ha detto - abbiamo bisogno di limitare il riscaldamento a +1,5°C, 2°C sarebbe una condanna a morte per i popoli di Antigua e Barbuda, Maldive, Fiji, Kenya o Mozambico, Samoa e Barbados". 

Questioni cruciali

Sei anni dopo la COP21, l'appello a combattere il riscaldamento globale è sempre più forte, e le ultime cifre delle Nazioni Unite sulle emissioni di gas serra non sono incoraggianti. Dopo un calo dovuto alla temporanea flessione economica della pandemia, le emissioni hanno raggiunto livelli record nel 2020. La temperatura della Terra è aumentata di 1,1°C dall'era preindustriale, raggiungendo quasi l'obiettivo dell'Accordo di Parigi di un aumento di 1,5°C, massimo 2°C.

Da registrare in questa apertura di vertice a Glasgow la scarsa rappresentanza dai Paesi più vulnerabili, in particolare a causa della vaccinazione obbligatoria e del costo particolarmente elevato del viaggio e dell'alloggio.


L'accordo sulla deforestazione

Al termine della seconda giornata dei lavori intanto si attende un primo accordo sulla deforestazione entro il 2030. Sarà una dichiarazione congiunta dal valore storico, cioè quella di salvaguardare il patrimonio boschivo mondiale dallo sfruttamento indiscriminato. Secondo alcune anticipazioni dei media internazionali, l’accordo dovrebbe essere firmato anche dal presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, che ha la sovranità su gran parte dell’eccezionale patrimonio naturale, purtroppo sempre più depauperato, dell’Amazzonia, e Xi Jinping, capo di Stato della Cina, ad oggi il Paese più inquinante con oltre il 30% delle emissioni di gas ad effetto serra. 

L’impegno prevede anche la piantumazione di almeno mille miliardi di nuovi alberi sempre entro il 2030. Il tutto verrà realizzato con un investimento record di quasi 20 miliardi di dollari. I 120 leader mondiali, presenti a Glasgow, collaboreranno in questo modo a proteggere e ripristinare le foreste del Pianeta, che il premier britannico Johnson si appresta a definire “cattedrali della natura e polmoni del nostro pianeta”. Un punto essenziale, questo, della presa di coscienza da parte dei leader del mondo sull’importanza di salvare la natura: lo sviluppo delle foreste, che assorbono una gran quantità di anidride carbonica, contribuisce a fermare il cambiamento climatico, che rischia di diventare un’emergenza senza ritorno.

 

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02 novembre 2021, 07:46