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Scene del colpo di Stato militare a Conakry Scene del colpo di Stato militare a Conakry 

Golpe in Guinea. Arrestato il presidente e chiuse le frontiere

Nel Paese dell'Africa occidentale, già da mesi in una crisi economica e politica, è coprifuoco nazionale. Sciolte le istituzioni. L'Onu condanna il colpo di Stato e chiede la liberazione di Conde

Antonella Palermo - Città del Vaticano

Gli ufficiali delle forze speciali hanno preso il potere ieri arrestando il presidente Alpha Conde. Annunciato un coprifuoco "fino a nuovo avviso" e la sostituzione dei governatori con i militari. Prevista per oggi, nella capitale, da parte della giunta, la convocazione  dei ministri del gabinetto e di altri alti funzionari di Conde. Chiuse, intanto, le frontiere terrestri e aeree del Paese dell'Africa occidentale immerso da mesi in una grave crisi economica e politica.

Lo scioglimento del governo e l'annullamento della Costituzione

L’arresto del presidente è stato preceduto da una sparatoria attorno al palazzo presidenziale. Il ministero della Difesa ha detto che le forze di sicurezza hanno "contenuto la minaccia e respinto il gruppo di assalitori". Nessuna vittima segnalata. Diffuso un video di Conde, in cui si rifiuta di dire se sia stato maltrattato. Sulla tv pubblica il tenente colonnello Doumbouya ha annunciato di avere "sciolto il governo e annullato la Costituzione". Denunciando la "cattiva gestione", ha promesso di "avviare una consultazione nazionale per una transizione inclusiva e pacifica". Il golpe ha innescato scene di festa in vari quartieri della capitale. Secondo quanto riferito da un funzionario marocchino, la squadra nazionale di calcio del Marocco, che era rimasta bloccata in un albergo di Conakry durante il colpo di Stato, è riuscita a lasciare la Guinea nella serata di ieri. Il Marocco avrebbe dovuto affrontare la Guinea nelle qualificazioni per la Coppa del Mondo 2022.

La condanna della comunità internazionale

Il segretario generale dell'Onu Guterres ha condannato il colpo di Stato e chiesto la liberazione del presidente. Reazioni analoghe sono piovute dall'Unione africana, dalla Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale e diverse nazioni. Conde, eletto per la prima volta nel 2010, è stato al centro di critiche da quando ha cercato di ottenere un terzo mandato, in violazione dei limiti costituzionali. Nel 2011 è sopravvissuto a un tentativo di omicidio ad opera di soldati. Sulle possibili ragioni che hanno portato al colpo di Stato, la giornalista della rivista Africa, Celine Camoin:

Ascolta l'intervista a Celine Camoin

Delusione di chi si fidava dell'icona della democrazia post-indipendenza

"La storia della Guinea è stata ritmata da colpi di Stato, l'ultimo nel 2008. Non era dunque da escludere ciò che è successo ieri", spiega Camoin ricordando che la Guinea viveva forti tensioni dal 2019 anno in cui il presidente Conde ha deciso di promuovere un referendum costituzionale, manovra con la quale è riuscito a candidarsi e a vincere un terzo mandato molto contestato. "Oltre alla mera questione di legittimità, la scelta di Conde ha profondamente deluso chi si fidava di quella che era stata considerata l'icona della lotta per la democrazia nella Guinea della post-indipendenza. Si sono poi aggiunte proteste per questioni legate alla mancanza di servizi di base - analizza - denunce per il mancato rispetto dei diritti. umani, repressioni di manifestazioni nella violenza, arresti arbitrari. Il clima si era quindi deteriorato ed era da tempo sotto osservazione da parte delle diplomazie". 

Una storia analoga a quella del Mali

"Il colonnello a guida del golpe è apparso molto a suo agio in tv facendo un discorso che prova a sedurre i guineani, tanto che si registrano nel Paese reazioni abbastanza favorevoli al colpo di Stato", riporta ancora la giornalista. "Si è servito di questi argomenti e della cattiva gestione finanziaria presentandosi come difensore del popolo, forse anche galvanizzato dall'esperienza maliana che ha vissuto nell'agosto 2020 una vicenda analoga a quanto accaduto in Guinea tra il 2019 e il 2020. Pare, inoltre, che queste forze speciali non fossero più nelle grazie del Presidente - conclude - il che indurrebbe a pensare anche ad un malcontento interno alle forze armate in cui sono state strumentalizzate le questioni socio-politiche ed economiche".

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06 settembre 2021, 08:00