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Quel che resta del reparto di terapia intensiva dell'ospedale per malati di Covid a Baghdad, dopo l'incendio che ha provocato finora 82 vittime Quel che resta del reparto di terapia intensiva dell'ospedale per malati di Covid a Baghdad, dopo l'incendio che ha provocato finora 82 vittime 

Incendio in un ospedale Covid di Baghdad. La tristezza del Papa

La popolazione irachena è indignata per l'incidente di questa notte che è costato la vita a decine di malati e familiari intrappolati in una struttura sanitaria dedicata ai pazienti Covid, ritenuta inadeguata. Francesco, che ha nel cuore le sorti del Paese di recente visitato, ha rivolto un pensiero alle vittime dopo il Regina Coeli

Antonella Palermo - Città del Vaticano

Anche il Papa, dopo la preghiera del Regina Coeli in Vaticano, ha rivolto un pensiero alle vittime dell'incendio scoppiato questa notte nell'ospedale Ibn al-Khatib per malati di Covid a sud-est dalla capitale Baghdad: secondo le autorità irachene, sono almeno 82 le persone morte nel rogo e 110 quelle rimaste ferite. Tra i pazienti deceduti, molti erano in terapia intensiva, attaccati a respiratori.

Sotto accusa le strutture sanitarie fatiscenti

A riferire dell'incendio Ali Bayati, membro della Commissione per i diritti umani del Paese. Dalle prime indagini sulla dinamica dell'accaduto, sembrerebbe che l'incendio sia stato causato dall'esplosione di un cilindro di ossigeno in un reparto di terapia intensiva. Si sarebbe trattato di "un guasto in un deposito di bombole di ossigeno", hanno riferito fonti mediche. Le fiamme si sono subito propagate in più piani della struttura, che ha 120 posti letto ed è interamente dedicata ai malati di Covid. Di "mancanza di un sistema di protezione antincendio e i controsoffitti costruiti con materiali facilmente infiammabili", ha parlato una fonte della Protezione civile. Nella struttura c'erano anche diversi parenti dei pazienti. "La maggior parte delle persone è morta perchè, quando i soccorritori hanno cercato di spostarle per metterle al sicuro, sono stati staccati i ventilatori. Altre sono state soffocate dal fumo. Una novantina sono state salvate.

Tre giorni di lutto nazionale

Il primo ministro Mustafa al-Khademi ha chiesto un'indagine su questo "crimine" per accertare le responsabilità di tutte le "negligenze" e ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale. "Non voglio sentire parlare di corto circuito", ha detto riferendosi ad una delle prime ipotesi circolate dopo la tragedia, mentre monta la rabbia della popolazione. Decine di familiari e giovani indignati hanno manifestato davanti all'ospedale e in altre zone di Baghdad per protestare contro lo stato dei servizi pubblici e chiedendo le dimissioni del responsabile della Salute, Hasan Mohamed Abas. Il Parlamento ha convocato per domani una seduta straordinaria.

L'Iraq è il Paese arabo più colpito dalla pandemia

Mercoledì scorso il numero dei contagi ha superato la soglia simbolica del milione in Iraq, il Paese arabo più colpito dalla pandemia. Il ministero della Salute ha registrato più di 15 mila decessi da quando sono state segnalate le prime infezioni, nel febbraio 2020. I tamponi effettuati ogni giorno sono circa 40 mila, su una popolazione di 40 milioni di abitanti. Reticenti a farsi ricoverare in ospedali sovraffollati o fatiscenti, i malati che possono permetterselo usano spesso bombole di ossigeno nelle abitazioni. Il governo ha lanciato la campagna di vaccinazioni a marzo e ha ricevuto quasi 650 mila dosi di diversi vaccini, la maggior parte frutto di donazioni, o attraverso il programma Covax. Circa 300 mila persone hanno ricevuto almeno una dose ma c'è una cospicua parte della popolazione che rifiuta di farsi vaccinare o di usare dispositivi di protezione. 

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25 aprile 2021, 12:57