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L'Unesco fa  il punto sul Global Compact on Education L'Unesco fa il punto sul Global Compact on Education

Pandemia e istruzione, l’Unesco si appella al mondo

L’imperativo è cercare soluzioni per il futuro delle centinaia di milioni di studenti che nel mondo stanno pagando le conseguenze dettate dalla pandemia di Covid-19. Per questo l’Unesco, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura, ha convocato on line i ministri dell’istruzione di tutto il mondo. Occorrono investimenti nei Paesi più poveri è l’appello di Terre des Hommes

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Il Covid-19 ha trascinato il mondo in un baratro di morte, di malattia, di povertà, ha messo, e tuttora mette, a dura prova l’equilibrio mentale delle persone, colpite dallo stress, dall’isolamento sociale, dall’incertezza in generale. E mentre si entra nel secondo anno di pandemia, i conti si fanno anche con la chiusura totale o parziale delle scuole. L’Unesco ha, sin dall’inizio, espresso i timori per il rischio di un aumento delle diseguaglianze, tanto da istituire una “Coalizione mondiale per l’educazione”, il "Global Compact on Education", che ha visto coinvolti molti partner importanti, da organismi internazionali, a imprese del settore privato, a organizzazioni no profit e filantropiche, con l’intento di aiutare i Paesi a potenziare l’apprendimento a distanza e consentire loro di raggiungere tutti i ragazzi e ragazze che corrono il maggior rischio a causa della chiusura delle scuole. Un patto rilanciato anche da Papa Francesco, in un videomessaggio dell'ottobre scorso, quando chiese un nuovo impegno educativo per un mondo dove "non ci sia posto per questa cattiva pandemia della cultura dello scarto". A distanza di un anno, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura, ha convocato un evento ministeriale ad alto livello per fare il punto, i cui risultati saranno poi posti all’attenzione dei vari Paesi, con all’ordine del giorno: l’apertura delle scuole, il recupero degli apprendimenti, la trasformazione digitale.

Le gravi conseguenze su bambine e ragazze

Ad oggi, secondo anno di convivenza con il coronavirus, si stima che due terzi della popolazione studentesca mondiale sia ancora colpita dalla chiusura totale o parziale delle scuole. Una chiusura che non tutti i bambini, ragazzi e ragazze, hanno vissuto nello stesso modo. “Nei Paesi occidentali, del cosiddetto Nord del mondo – spiega Paolo Ferrara, direttore generale di Terre des Hommes, uno dei più grandi movimenti al mondo per la difesa dei diritti dei bambini – circa il 90% dei bambini e delle bambine, sono riusciti ad approfittare di una qualche forma didattica a distanza, questa percentuale, però scende in maniera esponenziale nei Paesi del Sud del mondo, dove si stima che soltanto un 35- 40% al massimo di bambini ne abbia potuto usufruire”. Per molti studenti la scuola è chiusa completamente, in molti Paesi del Sud del modo, come spiega Terre des Hommes, la forbice tra i ceti medi e più agiati e quelli più poveri e più vulnerabili si è ancora più divaricata. Ma non è questo il solo drammatico dato, perché è ormai conclamato che il sesso femminile, le bambine e le ragazze sono le più colpite. “Già oggi – continua Ferrara – si stima che 11 milioni di bambine non torneranno a scuola”. Il direttore di Tdh spiega come il livello di abbandono scolastico stia facendo fare un balzo indietro di circa 30 anni, allontanando sempre di più la popolazione mondiale dagli obiettivi del millennio. Questi numeri avranno conseguenze gravissime, sulle competenze naturalmente, ma ci sono aspetti che vanno al di là di questo dato, come ad esempio quello della malnutrizione. “A scuola – continua Ferrara – normalmente si consuma, nei Paesi più poveri, soprattutto un pasto, il pasto sano, almeno uno, a volte anche due.  Uno degli indicatori che abbiamo ci dice che il numero di bambini malnutriti aumenterà di circa 80 milioni nel corso di questo anno, soprattutto a causa del mancato accesso a scuola”.

Ascolta l'intervista con Paolo Ferrara

Il drammatico aumento della violenza

L’elenco delle ricadute non finisce certo qui, perché mancando la scuola, manca anche il controllo sociale e si fanno i conti con l’aumento della violenza. “In moltissimi Paesi del Sud del mondo – continua Ferrara – stanno aumentando i fenomeni di violenza di strada e, in molti altri Paesi, proprio a causa del mancato accesso alla scuola, stanno aumentando i casi di violenza domestica, si stima intorno al 10 -15%. In aumento anche una serie di fenomeni che stavamo contrastando in maniera efficace, penso ai casi di mutilazione genitale femminile, penso ai casi di matrimonio forzato che, in molti Paesi, erano in ribasso. L’aumento della povertà delle famiglie porta al ricorso a pratiche tradizionali o al ricorso al matrimonio precoce per provare a sistemare la condizione familiare dal punto di vista economico”. A tutto questo si aggiungono le ricadute su chi usufruisce della didattica a distanza, ma sta manifestando ansia per la solitudine forzata, così come per una sorta di “mancanza di senso” rispetto alla propria quotidianità.

Fondamentale investire e superare il divario di genere

Nel prossimo futuro, prosegue Ferrara, sarà fondamentale investire sull’educazione più di quanto sia stato fatto negli ultimi anni, “rimettendo al centro dell’agenda il futuro dei ragazzi, quindi investendo sul capitale umano, che riuscirà ancora meglio se si supererà il divario di genere che ancora oggi è evidente”. Accanto a questo sarà necessario un accompagnamento psicologico di bambini e bambine, così come sarà necessario investire nelle tecnologie, affinché anche il Sud del mondo possa permettere agi studenti di portare avanti il loro ciclo scolastico. Non potrà certamente esistere una istruzione seria in mancanza di un mondo più equo, che permetta a tutti di poter frequentare gratuitamente una scuola di qualità. C’è poi un ulteriore aspetto, che Ferrara sottolinea con vigore e che riguarda “quelle condizioni, che sono quelle forse ancora più complicate, dove l’emergenza Covid si è andata a innestare su altre emergenze”. Mai come in questo momento, conclude il direttore generale di Terre des Hommes, “il mondo vive una situazione di complessa articolazione data dai numerosi profughi che attraversano le frontiere a causa di guerre, di cambiamenti climatici. Si tratta di diverse decine di milioni di persone, tantissimi tra loro sono bambini e bambine che, oltre a vivere la drammatica espoliazione di molti dei loro diritti, oggi subiscono anche il contesto sociale e sanitario dettato dalla pandemia. Un investimento, un'attenzione particolare verso queste fasce della popolazione sarà fondamentale, perché il loro numero è destinato ad aumentare”.

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30 marzo 2021, 08:00