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Presepio: spiritualità, tradizione e arte della natività

Nel 1953 nasce a Roma il Museo Tipologico Internazionale del Presepio “Angelo Stefanucci”, gestito dall’Associazione Italiana Amici del Presepio. Attualmente chiuso per le ben note restrizioni anti-Covid, i presepi che vi sono custoditi possono essere ammirati sul sito e tramite i canali social

Eliana Astorri – Città del Vaticano

Raccoglie oltre mille presepi da tutto il mondo, il Museo dedicato alla Natività che si trova sotto la parrocchia dei Santi Quirico e Giuditta, in via Tor de’ Conti, nel rione romano di Monti. E sono migliaia le statue impiegate nelle rappresentazioni con i materiali più diversi. Un museo fondato da Angelo Stefanucci, come racconta Alberto Finizio, Presidente dell’Associazione Italiana Amici del Presepio:

Ascolta l'intervista ad Alberto Finizio

R. - Angelo Stefanucci è stato il fondatore dell'Associazione Italiana Amici del Presepio che è l’associazione proprietaria che gestisce il Museo, ed è stato, e penso si possa considerare ancora attualmente, il massimo storico del presepio a livello mondiale. Era un grande appassionato e ha contribuito alla fondazione anche della Federazione Internazionale degli Amici del Presepio, riunendo gli appassionati di tutto il mondo. Attualmente la Federazione conta 21 associazioni di altrettanti paesi. Poi, nel 1953, fondò l'Associazione Italiana Amici del Presepio per condividere questa passione tra tutti gli appassionati di questa arte, di questa tradizione. Il Museo è nato con lui, è stato costituito con presepi della sua collezione personale privata, per cui, dopo la sua scomparsa ci è sembrato giusto intitolare a lui il Museo del Presepio.

Quanti presepi sono esposti, dall’Italia e dal resto del mondo?

R. – Sono oltre mille, milletrecento, se li consideriamo come gruppi, ma come numero di statue sono alcune migliaia. Ci sono presepi fatti di tanti diversi materiali: dalla cartapesta alla terracotta, dal legno alla ceramica, la madreperla, la pietra.

Natività napoletana - sec. XIX
Natività napoletana - sec. XIX

Cosa ci stiamo perdendo in questo periodo per colpa della chiusura forzata?

R. - Stiamo perdendo tante cose: in primo luogo, il contatto umano che tra l'altro, anche per quanto riguarda il presepio, forse è la prima cosa perché la sua funzione non è soltanto quella di rappresentare plasticamente un evento, una località. Lo scopo principale del presepio è proprio quello di toccare i cuori e di avvicinare la gente. Questo è il primo aspetto. Da un punto di vista più strettamente espositivo, il museo è chiuso e rimarrà chiuso, anche perché si trova in locali al di sotto della Chiesa dei Santi Quirico e Giuditta, molto suggestivi, però, purtroppo, sono sotto terra, per cui non ci sono assolutamente le condizioni per aprirlo. La maggior parte delle mostre normalmente programmate sono state annullate. Devo dire, però, che nessuno ha rinunciato a fare il presepio. Anzi, nel periodo di lockdown, soprattutto il   primo periodo, ha favorito il lavoro di molti artigiani appassionati. Si sta sopperendo con tantissime mostre on line e ce ne saranno sempre di più nei prossimi giorni. Se possiamo vedere un aspetto positivo anche in questo, forse è quello di mettere immediatamente a confronto e rendere subito evidenti le differenze locali regionali e la maniera di interpretare il presepio.

I presepi dell’Italia sono divisi per regioni. Ci parli del Lazio e, in particolare, di Roma.

R. – Una delle caratteristiche principali del presepio, è proprio quella di essersi adattato alle condizioni e alle abitudini locali e regionali, non soltanto in Italia, ma direi in tutto il mondo e questa è una sua peculiarità. Trasportare un evento comunque storico, al di là del valore spirituale, in un’epoca completamente diversa, con costumi completamente diversi, credo sia una peculiarità del presepe, perché se si raffigura, per dire, l'incoronazione di Carlo Magno, ovviamente la si rappresenta in quel contesto storico, non viene trasportata in altri contesti. Per il presepio questo non è mai avvenuto e ognuno l’ha adattato al proprio ambiente e alle proprie tradizioni, usi e costumi. E anche come materiali, erano fatti con quello che, tutto sommato, si aveva a disposizione. A parte i primissimi presepi dal Duecento al Cinquecento, ma poi per il resto il presepio è stato realizzato con legno, soprattutto nei paesi dell'arco alpino, perché è la materia principe più facile da reperire e con la terracotta e la cartapesta in zone magari più povere dove non c'era la possibilità di avere materiali più pregiati o, al contrario, invece con il corallo, per esempio, soprattutto in alcune zone della Sicilia, quando il corallo i pescatori se lo procuravano con estrema facilità e così via. Nel Museo sono un po' rappresentate tutte queste tradizioni. Ha volutamente nella sua intestazione il termine ‘tipologico’, proprio perché ci interessa rappresentare, dare un'idea, un'immagine dei vari tipi di rappresentazione del presepio. Quindi, non soltanto quello d'arte, quello di insigni maestri, oltre ai presepi antichi che pure ci sono, ma ci piaceva e ci piace dare un'idea proprio della devozione legata al presepio anche nelle sue interpretazioni più semplici.

Museo del Presepio di Roma – Presepio ambientato nella Roma della fine del 1800 – Scenografia di Renato Mattia – Statue di Antonio Mazzeo
Museo del Presepio di Roma – Presepio ambientato nella Roma della fine del 1800 – Scenografia di Renato Mattia – Statue di Antonio Mazzeo

In Italia si sono sviluppate diverse scuole e poi, al di là del Natale, il presepio si è diffuso un po' ovunque. Alcune di queste scuole sono continuate fino ai nostri giorni e sono tuttora molto fiorenti. Parliamo dell’artigianato del legno nell'Alto Adige, in Val Gardena, in maniera particolare, della cartapesta a Lecce, della terracotta in Sicilia, Puglia e Campagna, del presepio napoletano che è un discorso completamente a sé stante. Questo come scuole principali. Si era diffuso anche in altri zone dove aveva raggiunto anche livelli d'arte estremamente elevati come, ad esempio, a Bologna o Genova, però non si è instaurata una vera e propria scuola. Sono stati alcuni insigni maestri che hanno operato per un periodo di tempo molto limitato intorno al Settecento, primi dell’Ottocento, e poi la cosa è finita lì, al di là di qualche sporadico interprete. Discorso più o meno analogo si può fare anche su Roma.

Il presepio romano, un vero e proprio presepio romano non c'è, così come non c'è una scuola artigianale. Ci sono state delle botteghe artigianali, anche per la realizzazione delle statue, soprattutto nell'Ottocento. In linea di massima, erano gli artigiani della terracotta, quelli che producevano gli utensili da cucina, le pentole, i tegami, i vasi che poi, nel periodo natalizio avevano anche una produzione di statue del presepio. Alcune ditte hanno proseguito le attività anche nel 1900, più o meno fino alla metà. Dopodiché si sono perse. Adesso ci sono diversi artigiani che realizzano delle statue, però non c'è una scuola caratteristica come può essere, invece, a Napoli. E un discorso più o meno simile vale anche per quanto riguarda la maniera di rappresentare il presepio, quindi, la scenografia. Forse perché Roma è un crocevia di diverse culture, di provenienza da diversi paesi e qui si fondono e si riuniscono, per cui Roma ha sempre vissuto una continua e costante produzione di presepi.

Museo del Presepio di Roma – “Adorazione dei Magi” in ambiente romano – Scenografia di Antonio Pigozzi, statue di Alberto Finizio.
Museo del Presepio di Roma – “Adorazione dei Magi” in ambiente romano – Scenografia di Antonio Pigozzi, statue di Alberto Finizio.

Volendo, il presepio classico tradizionale è un po' quello che si può ammirare a Santa Maria in Aracoeli, dove è venerata la statua del Santo Bambino ed è costituito, come scenografia, da una grande grotta e lo spettatore si trova realmente all'interno. Sul fondo c’è un’apertura molto ampia da cui si può ammirare il paesaggio. E una caratteristica, abbastanza tipica, del presepio romano è la presenza dei cori angelici, del Gloria, del cosiddetto Gloria Angelico, che è anche presente nel presepio napoletano. Quella romana è un po’ diversa perché c’è proprio la rappresentazione dei vari cori angelici, molto spesso c'è anche la figura del Padre Eterno a fare da culmine agli angeli. Questa è la scenografia più tradizionale e classica del presepio romano ed è peraltro vicino, più o meno, alla metà del Novecento quando poi, un po’ per caso, nella parrocchia romana di Santa Maria in Via, un gruppo di appassionati, tra cui uno dei fondatori dell'Associazione, Mario Mattia, diede vita proprio nel 1950, ad un presepio di ambientazione tipicamente romana che si rifaceva essenzialmente alle opere gli acquerelli del pittore Ettore Roesler Franz. Da allora, questa maniera di interpretare il presepio ha preso abbastanza piede, per cui oggi il presepio romano è un po' quello ambientato nella Roma a cavallo tra Ottocento e Novecento con gli usi e i costumi dell’epoca e con la raffigurazione di parti di Roma che oggi non ci sono più e, se ci sono, ovviamente sono notevolmente trasformate.  

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27 dicembre 2020, 08:00