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Cerimonia a Parigi per i 60 anni dell'Ocse Cerimonia a Parigi per i 60 anni dell'Ocse 

I 60 anni dell'Ocse per la cooperazione e lo sviluppo

Nel sessantesimo anniversario dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse), resta il grande valore di un organismo che ha costruito percorsi di dialogo in anni decisivi e che continua ad assicurare analisi e strategie di confronto, come ricorda l'esperto di organizzazioni internazionali Francesco Cherubini

Fausta Speranza – Città del Vaticano

Sono 37, oggi, gli Stati membri dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), che ha preso questo nome con la firma dell'accordo istitutivo il 14 dicembre 1960 a Parigi, dove è rimasta la sua sede. In realtà era nata nel 1948 come Organizzazione per la cooperazione economica europea e con l'obiettivo di amministrare il Piano Marshall. Da sempre si fonda sul principio di riunire un gruppo di Paesi che condividano gli stessi valori di libertà e democrazia e lo stesso intento di lavorare per la collaborazione internazionale. Principi che hanno modellato  la ricostruzione post-bellica e che hanno poi contribuito allo sviluppo dei Paesi membri e in qualche modo anche dei Paesi terzi che l'hanno avuta come punto di riferimento.  

Modello di cooperazione

L’Ocse ha sviluppato un modello originale di cooperazione internazionale, efficace, meno istituzionalizzato e burocratizzato, che consente, a un’organizzazione con una limitata membership, di mettere intorno a un tavolo l’intera comunità internazionale su questioni sulle quali ha una riconosciuta leadership. Ad esempio per tutte, le questioni fiscali. Anche l’organizzazione parigina subisce, in ogni caso, le mutanti condizioni internazionali.

Nuove adesioni in prospettiva

Solo 10 anni fa l’Ocse ipotizzava l’entrata della Russia. Oggi l’allargamento è orientato – e limitato – verso i Paesi che ne condividono i suoi valori. Con la futura adesione di Brasile, Argentina e Perù, l’Organizzazione allargherà il suo perimetro inglobando l’America Latina; con l’entrata di Romania, Croazia e Bulgaria completerà l’adesione dei Paesi dell’Ue. Ma l’istituzione deve puntare a ridefinire un dialogo proficuo con le grandi economie del mondo - Cina, India, Russia - cresciute al di fuori di essa. Regole comuni, che consentano uno sviluppo armonioso delle relazioni internazionali e del benessere dei popoli, sono nell’interesse di tutti.

Per una riflessione sull'impegno di ieri e di domani, abbiamo intervistato  Francesco Cherubini, docente di International organizations and human rights presso la Luiss:

Ascolta l'intervista con Francesco Cherubini

Cherubini sottolinea che l’Ocse oggi è un’organizzazione multilaterale strutturata sul principio del confronto e dello scambio di esperienze, con un impegno importante fondato sull’evidenza dei dati e sulla reciproca collaborazione. E spiega che, se davvero con la presidenza Biden a inizio del prossimo anno gli Stati Uniti torneranno a credere nel multilateralismo, per l’Ocse, che già ha in prospettiva ulteriori adesioni, si può giocare davvero un ruolo molto importante, sempre in termini di piattaforma privilegiata di dialogo e di confronto. Ricorda che certamente il suo mandato è cambiato, si è rimodellato, con la nascita dell'allora Comunità economica europea (CEE), ma che negli anni i due organismi hanno convissuto mettendo a frutto anche in questo caso la modalità fondativa del dialogo, sulle scelte di politica economica e sulle analisi dell'impatto sociale. In particolare, con la fine della guerra fredda, l’impegno dell’Ocse, che era stato fortemente ridimensionato dallo sviluppo dell’Europa unita, è stato rilanciato. E' stato importante infatti  il suo andare proprio oltre i confini dei Paesi che si trovavano sotto la CEE prima e poi sotto la Ue.  Tutti impegni – ribadisce Cherubini – che hanno portato un indubbio beneficio nel miglioramento delle politiche pubbliche dei membri dell’Organizzazione e un utile termine di confronto per i Paesi non membri. Si devono ricordare le iniziative nel campo della tutela degli investimenti, nelle politiche industriali, nel coordinamento delle politiche fiscali, nella lotta contro l’evasione, nel contrasto alla corruzione, nelle politiche per l’ambiente e nel monitoraggio dell’efficacia delle politiche educative. Cherubini afferma poi che certamente l’Ocse resta un'organizzazione di riferimento per l'intera comunità internazionale, sottolineando in particolare anche il valore della mole straordinaria di analisi e di dati che produce, dati utilissimi per governi, parlamenti, esponenti del mondo accademico e della società civile. Anche quando leggiamo documenti prodotti dal G7, dal G20 , dall’Apec, l'organismo per la Cooperazione Economica Asiatico, ritroviamo riferimenti a studi dell'Ocse. Secondo la valutazione di Cherubini, si tratta di dati che sono facilmente fruibili e che hanno grande efficacia anche in confronto con quelli di altri organismi internazionali.

L'orizzonte attuale

Oggi – spiega Cherubini – vediamo che tutte le energie nell'ambito Ocse sono dirette a consentire agli Stati membri e alla comunità internazionale di prendere le migliori decisioni per affrontare gli effetti della crisi economica e sociale causata dalla pandemia.  Per non dimenticare le altre sfide globali,  quelle dei cambiamenti climatici, delle migrazioni, della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale.

I 15 anni di José Ángel Gurría Treviño

Il compito di guidare l’Ocse nelle sfide dei prossimi anni spetterà a un nuovo Segretario generale. Termina nel 2021, infatti, il mandato dell'economista e diplomatico messicano José Ángel Gurría Treviño  che in 15 anni ha consolidato sulla scena internazionale il ruolo dell’Organizzazione. Nei prossimi mesi 10 candidati, tra i quali un capo di Stato, due ex Commissari europei e vari ministri, si disputeranno la sua posizione. 

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14 dicembre 2020, 13:38