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Il tenore Marco Voleri Il tenore Marco Voleri  

Natale: quando la musica diventa una medicina per il cuore

Le melodie festose, i brani della tradizione cristiana legati alla nascita di Cristo, i concerti hanno da sempre caratterizzato le feste di Natale. Quest’anno a causa del Covid, non ci potrà essere nessun evento dal vivo. Eppure, nonostante tutto la musica continua a far parte della nostra vita, perché vivere senza di essa è impossibile

Marina Tomarro - Città del Vaticano

Buio in sala. All’improvviso le quinte si aprono, le luci si accendono e l’orchestra inizia a suonare regalando emozioni a chi è seduto in platea. È la magia della musica, quella che cura l’anima, e che in un periodo come quello delle festività natalizie è spesso un appuntamento fisso per tante famiglie, un’occasione anche per ritrovarsi, scambiarsi gli auguri e riascoltare quelle melodie che fanno parte della particolare atmosfera del Natale. Ma quest’anno non è così. L’emergenza sanitaria del coronavirus ha messo a dura prova tutto il comparto della musica e dello spettacolo, con la chiusura dei teatri e l’annullamento di tanti eventi dal vivo, compresi tutti quelli legati al periodo natalizio. “La musica è una componente indispensabile per la vita, è un balsamo per l'anima – spiega il tenore Marco Voleri, direttore artistico  del Festival Internazionale "Pietro Mascagni" –. In questo momento storico, stiamo vivendo tutti una situazione assolutamente nuova, da una parte la musica è qualcosa che manca, perché non ci possono essere quei momenti di condivisione tra le persone, ma nello stesso tempo è presente, perché la si può ascoltare in qualunque modo, aiutandoci così a mettere un po' di pace nel cuore”. 

Ascolta l'intervista a Marco Voleri

Concerti natalizi senza pubblico

Soprattutto in questo periodo così particolare dell’anno, sono tante le melodie e le canzoni che accompagnano le nostre giornate festose sin dall’infanzia. “L’altra sera – racconta il tenore Voleri – ho cantato in un concerto natalizio in favore della Caritas diocesana di Livorno, la mia città. È stata l’occasione di ripercorrere tutti i brani più belli della tradizione natalizia, da Astro del Ciel, Tu scendi dalle stelle, a White Christmas. Negli anni precedenti in un concerto così si sarebbero ritrovate tante persone, si sarebbe sentito quel calore umano che si percepisce in queste occasioni. Invece c’erano davanti a me solo tre telecamere con le quali abbiamo trasmesso via streaming. Se in questo modo sicuramente abbiamo potuto raggiungere virtualmente tante persone, d’altro canto però si perdono quelle emozioni che solo un concerto dal vivo può donare, quel contatto che si crea tra noi artisti e il pubblico che ci segue, che ci incoraggia applaudendo oppure accompagnandoci nei brani più celebri”.  

Nel 2015 Marco Voleri ha cantato davanti al Papa
Nel 2015 Marco Voleri ha cantato davanti al Papa

Sì agli eventi virtuali, ma meglio dal vivo

Quest’anno tanti sono stati gli eventi musicali che si sono svolti per la prima volta in maniera virtuale o in assenza di pubblico. Come la prima del Teatro La Scala a Milano, trasmessa in diretta tv, con l’orchestra in platea, e gli artisti che si sono esibiti non solo dal palco principale, ma anche da altri luoghi dello storico teatro, o la Messa da Requiem di Gaetano Donizetti eseguita davanti al Cimitero monumentale di Bergamo, alla presenza del presidente della Repubblica Mattarella, con coro e orchestra rigorosamente con la mascherina. “Sono immagini che colpiscono e rimangono nella memoria per sempre – commenta Marco Voleri -. Sono stati tanti i teatri e le fondazioni che per sopravvivere e per aiutare le tante persone che ci lavorano, si sono inventati manifestazioni o eventi. Forse così si apre anche un nuovo modo di concepire la musica e il teatro, anche se io credo che quando tutto questo sarà finito e torneremo ad una nuova normalità, ci sarà una rinascita vera e propria della cultura, perché ci siamo persi tantissimo in questo anno. La gente - prosegue Voleri - vuole di nuovo uscire, assistere ai concerti, andare a teatro. Lo abbiamo visto questa estate a Livorno con l’edizione zero del Festival Internazionale di Mascagni, con il tutto esaurito ai vari eventi che sono stati realizzati rispettando tutte le regole anti Covid e con il massimo della prudenza. Ci piace pensare che sia stata una prova generale di rientro quanto prima alla normalità”.

Combattere la malattia con la musica

La musica è stata anche la forza motrice che ha permesso al tenore di andare avanti, quando nel 2006 gli è stata diagnosticata la sclerosi multipla. “Quando mi è stata fatta la diagnosi della mia malattia – ricorda Marco Voleri – mi sono aggrappato con tutta la forza che mi era rimasta alla musica. Ho capito che solo lei mi avrebbe salvato davvero e così è stato. Poi è arrivato il resto, il matrimonio con mia moglie Giulia, la nascita di nostro figlio Andrea, l’idea di creare un’associazione Sintomi di felicità, con la quale insieme a tanti amici artisti promuoviamo concerti ed incontri, per portare un messaggio di speranza e un aiuto concreto a chi soffre della mia stessa patologia. Perchè la malattia non deve fermare i nostri sintomi di felicità, e neanche il coronavirus ci può riuscire, e appena si potrà torneremo a raccontarla o meglio a cantarla e suonarla in giro per il mondo”

Marco Voleri con la moglie Giulia e il figlio Andrea
Marco Voleri con la moglie Giulia e il figlio Andrea

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29 dicembre 2020, 08:50