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Un medico indiano con una dose sperimentale di un vaccino contro il Covid-19 Un medico indiano con una dose sperimentale di un vaccino contro il Covid-19 

Covid-19: l’impegno dell’Onu per vaccini equi e sostenibili ai Paesi più poveri

L’iniziativa COVAX riunisce 189 Paese e punta a vaccinare nei primi mesi del prossimo anno il 20% della popolazione a rischio. L’impegno di Unicef nel coordinare la logistica

Michele Raviart – Città del Vaticano

Assicurare una distribuzione equa ai vaccini per il Covid-19 e ad un prezzo sostenibile in modo da non penalizzare i Paesi più poveri. È quanto si propone l’iniziativa “COVAX”, portata avanti dall’Organizzazione mondiale della sanità, dall’Alleanza per i Vaccini (Gavi) e dalla Cepi sulla prevenzione delle epidemie. Un piano al quale hanno aderito 189 Paesi nel mondo – non gli Stati Uniti, che hanno firmato accordi bilaterali con i singoli Paesi – e che prevede la somministrazione di mezzo miliardo di dosi nei primi quattro mesi del 2021 qualora i vaccini giunti alla fase finale della sperimentazione ottenessero le necessarie autorizzazioni. 

Una vaccinazione senza precedenti

L’obiettivo è vaccinare subito almeno il 20% della popolazione più a rischio nei Paesi parte del COVAX, principalmente operatori sanitari e over 65. Questo, hanno spiegato gli scienziati dell’iniziativa, dovrebbe portare alle fine della fase più acuta della pandemia, soprattutto nella parte centrale del prossimo anno. Tra le organizzazioni più impegnate nella gestione programmatica e logistica di questa campagna di vaccinazioni senza precedenti nella storia c’è l’Unicef, che già normalmente è il maggior acquirente di vaccini del mondo con 2 miliardi di dosi ogni anno per le somministrazioni “di routine” ai bambini di 100 Paesi.

Nessun Paese resti indietro

“L’Unicef è leader a livello globale nella distribuzione dei vaccini”, ribadisce a Vatican News il portavoce di Unicef Italia Andrea Iacomini. “Abbiamo vaccinato l’80% dei bambini (nei Paesi dove operiamo) salvando tantissime vite e quindi noi crediamo che quella di COVAX sia la strada migliore per assicurarsi che quando i vaccini diventeranno disponibili nessun Paese resti indietro. Questo non sarebbe solo fondamentalmente giusto, ma sarebbe proprio saggio perché il mondo intero sarà vulnerabile a questo rischio finché altri Paesi con sistemi sanitari più deboli non saranno protetti”.

Ascolta l'intervista integrale ad Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia

Il coordinamento della logistica

La sfida non è solo la somministrazione, ma curare tutta la parte distributiva, dalla catena del freddo per mantenere le dosi alla temperatura adeguata al potenziamento dei sistemi sanitari dei Paesi più deboli. “Abbiamo 500 milioni di siringhe già preparate nei nostri magazzini pronte per essere distribuite in questi Paesi e un altro miliardo è pronto per la consegna nel 2021. Questa è la prima fase”, spiega ancora Iacomini. “Abbiamo riunito più di 350 partner logistici, operatori del trasporto aereo, compagnie di navigazione e associazioni logistiche globali proprio per prepararci da gennaio – o quando sarà il momento – a riuscire concretamente a preparare tutta questa serie di azioni di cui abbiamo parlato”.

La necessità di un impegno globale

Per fare questo, tuttavia, è necessario che i governo lavorino insieme, “in un impegno globale che va massimizzato”, perché “riteniamo che i Paesi ad alto reddito dovrebbero investire nel COVAX per distribuire il vaccino contro il Covid”, è l’appello del portavoce di Unicef Italia, mentre nel comunicato rilasciato dall’Unicef per l’Assemblea generale speciale delle Nazioni Unite sul coronavirus di dicembre, si ricorda anche come “tutti i Paesi dovrebbero prendere una posizione forte contro i controlli sulle esportazioni e l'inutile accumulo di scorte di materiale per la risposta al Covid-19”.   

Il vaccino non basta

Tuttavia, si ribadisce nel comunicato, “la sola esistenza di un vaccino per il COVID-19 sicuro e efficace non porrà fine alla pandemia”. Rimane infatti importante continuare a rispettare le misure di prevenzione usate finora, “come lavarsi le mani, il distanziamento sociale e indossare mascherine” per rallentare il contagio. Inoltre “l'Unicef continua a lavorare con partner multilaterali per sostenere i governi nel controllo della prevenzione dei contagi, nell'approvvigionamento idrico e di servizi igienico-sanitari” e “nel tracciamento dei contatti, nell'identificazione dei casi e nei sistemi di orientamento delle comunità per arginare la pandemia”.  

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09 dicembre 2020, 08:00