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E' morto Renzo Gattegna, presidente per 10 anni dell'Ucei

Renzo Gattegna, ex presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei), si è spento ieri a Roma. L'annuncio è stato dato da Moked, il Portale dell'ebraismo italiano. Quello dell'editoria è stato un impegno centrale della sua vita caratterizzata da un confronto aperto con tutti, consapevole delle ricchezze di storia e di cultura che, seppur minoranza nei numeri, gli ebrei possono offrire a tutto il Paese

Adriana Masotti - Città del Vaticano

Renzo Gattegna era nato a Roma il 30 novembre del 1939. Aveva contratto il Covid-19, poi le sue condizioni si sono aggravate e ieri è morto all'ospedale Israelitico a causa di un ictus. Avvocato civilista, durante le sue tre esperienze al vertice dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, dal 2006 al 2016, "ha intensamente lavorato per fare del mondo ebraico un attore di primo piano della vita nazionale attraverso iniziative volte a favorire il dialogo, l’incontro, il confronto delle idee - si legge sul Portale dell'ebraismo italiano -. Un confronto sempre a testa alta, con la piena consapevolezza dell’immensa eredità di oltre duemila anni di storia e radici”. L' attuale presidente dell'Ucei Noemi Di Segni, esprimendo il suo cordoglio, dice di lui: “ha guidato le comunità ebraiche italiane con rettitudine, professionalità e infinita dedizione, con visione e determinazione per far conoscere l'immensità del nostro popolo e delle nostre tradizioni, per essere in ogni momento e luogo di esempio agli altri". 

Renzo Gattegna, editore di primo piano

Tra gli interessi di Gattegna, un notevole spazio e impegno ha avuto quello di fornire agli ebrei italiani strumenti per far sentire la propria voce non solo all’interno delle proprie comunità, ma a tutti i cittadini italiani, attraverso la stampa e poi altre iniziative editoriali. Suo stretto collaboratore il giornalista Guido Vitale, direttore area comunicazione Ucei, che oggi ricorda Gattegna con un articolo in cui scrive: “Noi ci siamo e l’ebraismo italiano è vivo proprio grazie alla gente come Renzo”. “Gente che lavora in silenzio per tenere alto l’onore dell’ebraismo italiano – continua Vitale -, che ne fa brillare l’immagine agli occhi di tutta la società dotandolo delle risorse e della credibilità necessarie per andare avanti, che apre le porte dei cuori e accoglie, che riafferma ogni giorno la fedeltà alla tradizione ricevuta dalle generazioni precedenti e la coerenza dei cittadini fedeli alle Istituzioni della Repubblica”.

Vitale: le sue parole erano pietre angolari su cui costruire

Ai nostri microfoni Vitale ricorda ancora la sua figura, testimone sulla propria pelle anche della tragica pagina delle persecuzioni contro il suo popolo, racconta in particolare il Gattegna editore, a cui si devono, tra l'altro, pubblicazioni come Pagine Ebraiche, Italia Ebraica, e il giornale per bambini DafDaf e, infine, l’uomo consapevole della necessità di una convivenza sempre rispettosa tra le diversità:

Ascolta l'intervista a Guido Vitale


R. - Una dozzina di anni fa Renzo Gattegna mi ha chiamato a lavorare all’Unione delle comunità ebraiche Italiane perché aveva l’ambizione di avviare un grande processo di trasformazione che avrebbe portato l’istituzione centrale degli ebrei in Italia a diventare un editore. Un editore tra i suo vari altri impegni, caratteristiche e responsabilità. Questo per gli ebrei italiani era una novità. E quindi abbiamo lavorato insieme per far nascere insieme questa dimensione editoriale, fondando testate giornalistiche stampate, come il giornale dell’ebraismo italiano Pagine ebraiche, il giornale di cronache comunitarie Italia ebraica, il giornale ebraico per bambini DafDaf e testate online, siti, notiziari quotidiani. Molte iniziative per fare in modo che l’Unione fosse presente con iniziative editoriali rivolgendosi alla società italiana con un messaggio che offriva a tutta l’opinione pubblica una angolatura ed una prospettiva ebraica. Al di là di questo, però, Gattegna, a mio avviso, è stato un saggio, lungimirante e grande presidente dell’ Ucei: ha compreso e rappresentato nel modo migliore il concetto che una piccolissima minoranza - come gli ebrei italiani, molto ricca nelle tradizioni e nella storia, con oltre due millenni di storia in Italia ma esigua nei numeri – si difende e può continuare a vivere esclusivamente sulla base del buon nome, sulla base della propria credibilità. Renzo Gattegna è stato il migliore rappresentante di una generazione che ha saputo raccogliere le testimonianze e la tradizione dei padri, ha saputo trasmetterla e ha saputo rappresentare uno sguardo trasparente, limpido degli ebrei italiani rivolgendosi non solo agli ebrei italiani, ma all’intera opinione pubblica italiana.

Il dialogo e la capacità di confronto vengono sottolineati come tratti della sua personalità e della sua attività…

R. Il dialogo è stato il tema centrale, tanto che si sono registrati anche dei suoi interventi significativi per esempio anche sulle pagine dell’Osservatore Romano. Ma bisogna capire bene che cosa si vuole intendere con il termine dialogo. Posso testimoniare che il dialogo, da parte di Renzo Gattegna, è stato inteso come un confronto sincero, leale, concreto. Un confronto alla pari, a testa alta e finalizzato non a generare una cerimoniosità, ma una reale intesa fra tutte le persone di buona volontà.

Lei ha avuto occasione di vederlo, di sentirlo in questi ultimi anni. Come vedeva Renzo Gattegna il mondo di oggi?

R. – Questa è una domanda molto difficile. Renzo Gattegna è stato un leader straordinario. Ha saputo preservare e ha difeso, con tutte le sue forze, la capacità della minoranza ebraica in Italia che ha consentito agli ebrei italiani di attraversare più di due millenni di storia, cioè la capacità di stare insieme nella diversità, di accettare la diversità degli altri, di sopportarla, di accettare il confronto e di far si che questo rimanga sempre in termini civili e costruttivi. Io credo che questa sia stata la sua principale lezione.

Mi riferivo anche al rigurgito di antisemitismo e di razzismo che abbiamo visto in tempi recenti in Europa e qualche volta anche in Italia. Aveva fatto dei commenti?

R. – Certamente, gli ebrei hanno senso nella società italiana se sono la cartina di tornasole dello stato di salute di una società. Questo a Renzo era molto chiaro e quindi lì dove si aprono delle crepe e delle contraddizioni, lì dove si prospettano degli scenari inquietanti di intolleranza, di razzismo, di sospetti, di false notizie messe in circolazione, naturalmente gli ebrei italiani e le istituzioni dell’ebraismo italiano hanno o avrebbero il dovere di opporsi, di testimoniare che c’è una strada diversa nell’ambito della quale tutti insieme possiamo vivere e prosperare. Credo che questo Gattegna lo avesse chiaro, come tutti gli altri leader ebrei italiani, e forse anche più degli altri.

Renzo Gattegna era nato nel 1939. Quindi era molto piccolo durante le persecuzioni contro gli ebrei. Ma era preoccupato per l’uscita di scena di tanti testimoni?

R. - Renzo Gattegna era piccolo durante gli anni delle persecuzioni, ma ha avuto modo di viverle in pieno anche nascondendosi per essere portato in salvo nella Roma di quegli anni. Aveva una memoria ben lucida su che cosa sono state le persecuzioni per averle vissute direttamente sulla propria pelle. Sicuramente, aveva una visione molto chiara del pericolo al quale gli ebrei sono costantemente esposti. E aveva una visione molto chiara sul fatto che la strenua, limpida difesa dello Stato di Israele e della democrazia israeliana resta un fattore fondamentale per gli ebrei contemporanei.

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11 novembre 2020, 07:40