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Il cancelliere tedesco Merkel presidente di turno del Consiglio europeo Il cancelliere tedesco Merkel presidente di turno del Consiglio europeo  

Recovery Fund rimandato a dicembre

C'è ancora tempo per lo sblocco dei fondi del Recovery Fund in modo che siano disponibili nel 2021 anche se c'è il rischio di ritardi mentre crescono le urgenze socio-economiche dei Paesi. Il Consiglio Ue di questa settimana, infatti, si è concluso senza il necessario varo, rimandato a dicembre. Restano altre questioni importanti in tema di politiche monetarie da affrontare. Con noi l'economista Carlo Altomonte

Fausta Speranza – Città del Vaticano

I 750 miliardi di euro devono essere utilizzati “assolutamente e al più presto”, come hanno messo in evidenza, tra gli altri, il presidente del Consiglio dei ministri italiano, Giuseppe Conte, e il capo del governo spagnolo, Pedro Sánchez. “Quell’intesa ci è costata cinque giorni e quattro notti di confronto”, ha ricordato il primo ministro portoghese António Costa. Il voto sui 750 miliardi di euro messi a disposizione con l'accordo di luglio scorso, con il piano cosiddetto Recovery Fund, è legato alla questione del budget che i 27 Paesi devono votare per i prossimi sette anni. Il pacchetto è complessivo e infatti si è parlato di 1800 miliardi che l'Ue mette in campo a sostegno delle economie dei Paesi membri, a partire da quelle più colpite dalla pandemia, come Italia e Spagna.

Le obiezioni dell'Europarlamento

Gli eurodeputati hanno sollevato obiezioni a proposito del budget da votare perché dal bilancio pluriennale 2021-2027 sono state rimosse risorse per 39 miliardi di euro che erano state ipotizzate per politiche comunitarie come il sociale, la ricerca, la sanità, la digitalizzazione, i programmi per giovani.

La questione centrale, dunque, è che nello sforzo di sostenere finanziariamente i singoli governi si possano trascurare invece politiche comunitarie importanti. Di questo possibile sbilanciamento e delle altre questioni che rimangono in sospeso in generale in tema di questioni finanziarie europee, abbiamo parlato con Carlo Altomonte, professore associato di materie economiche all'Università Bocconi:

Ascolta l'intervista con Carlo Altomonte

Il professor Altomonte ritiene che nel prossimo vertice di dicembre si troverà un accordo, che renderà possibile poi un'approvazione entro febbraio e dunque uno sblocco dei fondi per giugno. Ricorda che la questione Recovery Fund è legata al badget per sottolineare che come ci sono Paesi che premono di più per i soldi del Recovery Fund, così ci sono altri Paesi per cui è urgente lo sblocco del budget perché hanno bisogno di certezze in tema ad esempio di fondi strutturali all'agricoltura o altro. Commenta la posizione dell'Europarlamento spiegando che le ragioni di allerta sono giuste: l'Unione non può andare nella direzione di diminuire le risorse per politiche comuni limitandosi ad assicurare soldi alle singole casse statali. Intanto, è rimasta in sospeso la questione dei Parametri di Maastricht, che per anni sono stati considerati un dogma inamovibile ma che sono stati prontamente sospesi di fronte alla prima ondata di Covid-19. Interpellato a questo proposito, Altomonte sottolinea che il dibattito aspetta in effetti di essere ripreso. Al momento è ancora emergenza sociale ed economica, ma a suo parere già dalla fine del 2021 dovrebbe riprendere il confronto per capire cosa cambiare dell'equilibrio imposto tra debito e pil.  

La questione Brexit  

Intanto, nello stallo sull relazioni future tra Bruxelles e Londra nel dopo Brexit, i 27 Paesi sono uniti nell'offrire ancora al Regno Unito possibilità di ennesimi negoziati a novembre. Lunedì 19 ottobre infatti il negoziatore capo Ue Michel Barnier sarà a Londra. Il vertice europeo dei giorni scorsi non ha rilevato progressi, mentre si avvicina la scadenza del 31 dicembre 2020, data ultima per l'uscita definitiva del Regno Unito dall'Ue, con o senza accordo. Le posizioni dei negoziatori sono  distanti e lo scenario “no deal” appare sempre più probabile, con Londra che punta ad ottenere un trattamento sul “modello australiano”, disciplinato dalle regole del Wto, l'organizzazione mondiale del commercio. E mentre la pandemia di Covid sta impattando entrambe le economie, crescita del Pil e debito, Moody’s  taglia il rating della Gran Bretagna, proprio in considerazione degli impatti dell’emergenza sanitaria e dell’incertezza dei negoziati.

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17 ottobre 2020, 14:53