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Protest Against SARS Police in Lagos Protest Against SARS Police in Lagos 

Nigeria: ancora proteste contro gli abusi della polizia

Sotto accusa la Squadra speciale anti-rapina (Sars), che avrebbe ripetutamente abusato dei propri poteri e commesso violenza sui cittadini. Il corpo è stato abolito dal presidente Buhari, ma i manifestanti chiedono una riforma generale delle forze dell'ordine

Michele Raviart - Città del Vaticano

Il capo della polizia nigeriana ha annunciato la sospensione dell’uso della forza contro i manifestanti che da giorni protestano per la soppressione del reparto speciale anti-rapina (Sars), un corpo scelto accusato di aver violato costantemente la legge nel corso degli anni, commettendo violenze e omicidi ai danni dei cittadini. Sebbene il presidente Muhammadu Buhari abbia annunciato lunedì scorso lo scioglimento delle Sars, i disordini in piazza sono continuati e ieri a Lagos due persone sono state uccise negli scontri tra manifestanti e polizia.

Una protesta nata nel web

“Tutto è nato qualche giorno fa”, spiega a Vatican News il giornalista esperto di questioni africane Enrico Casale, “sull’onda di un video nel quale si vedevano dei poliziotti picchiare alcuni civili e che è diventato virale sul web. Questo video ha scatenato la protesta della società civile che ha iniziato a manifestare contro le continue violenze, arresti arbitrari, torture ma anche la corruzione delle forze dell'ordine”.

Ascolta l'intervista integrale a Enrico Casale

Oltre i limiti della legalità

La Sars, continua Casale “è un reparto importante all'interno delle forze dell’ordine e operava ai limiti, se non oltre i limiti della legalità. Amnesty International ha condotto uno studio proprio su di loro e dal 2017 ad oggi ha rilevato che ci sono state almeno 84 violazioni dei diritti umani da parte dei membri di questo reparto”. “Era necessario, comunque porre fine alle azioni di questi agenti, anche se oltre a quelli che dovranno rispondere di fronte al magistrato gli altri verranno redistribuiti in altri reparti”.

Da #endSars a #endSwat

La polizia, infatti, ha istituito una nuova unità speciale in sostituzione della Sars e tra i manifestanti c’è il timore che il problema possa solo aver cambiato nome, tanto che l’hashtag usato sui social per coordinarsi #endSars è tramutato in poche ore in #endSwat, dal nome del nuovo corpo. Quello che chiedono, infatti, è una riforma generale della polizia, che è stata promessa dal presidente Buhari, ma che non ha impedito alle proteste di continuare in tutto il Paese. “Teniamo presente”, spiega Casale, “che nel continente africano il problema delle forze dell'ordine e della legalità della loro azione è molto diffuso, perché molti di questi agenti ricevono dei bassissimi stipendi, o addirittura non ricevono compensi per mesi se non anni e quindi si rivalgono attraverso la loro posizione sulla popolazione civile, anche utilizzando la violenza. Non è un caso che il movimento #endSars chieda maggiore formazione agli agenti, ma anche un aumento dello stipendio di questi poliziotti".

Si protesta anche a Sud

Iniziate nella capitale economica Lagos, le proteste si sono diffuse in tutto il Paese e soprattutto nella città petrolifera di Port Harcourt, in cui le autorità avevano vietato ogni manifestazione. La protesta contro la polizia è infatti presto diventata una manifestazione del dissenso più generale. “La Nigeria”, conclude Casale, "sta soffrendo molto per la pandemia da coronavirus, perché il sistema economico nigeriano è fortemente dipendente dalla produzione di idrocarburi, i cui prezzi sono crollati e con questi le entrate dello Stato. La situazione ha messo fortemente in difficoltà il paese e di conseguenza è chiaro che il malcontento si sia diffuso. A questo si aggiunge anche la permanente instabilità nel nord-ovest dove opera Boko Haram".

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14 ottobre 2020, 15:50