Gli effetti dei bombardamenti a Stepanakert (Aris Messinis / Afp) Gli effetti dei bombardamenti a Stepanakert (Aris Messinis / Afp)

Continuano gli scontri violenti nel Nagorno-Karabakh

Le forze armene del Nagorno Karabakh e quelle azere non accolgono le molteplici richieste di un cessate il fuoco nella regione contesa del Caucaso meridionale. Già nei decenni passati si erano verificati scontri nell’area,, ma questa volta la comunità internazionale guarda con sempre maggiore preoccupazione all’escalation militare in corso ormai da oltre dieci giorni

Andrea De Angelis - Città del Vaticano

Nell'area è altissima la tensione tra le milizie armene del Nagorno Karabakh e Azerbaijan, con scontri sempre più violenti. Dopo una settimana di bombardamenti su Stepanakert, la capitale del Nagorno-Karabakh, è arrivato l'ultimatum del presidente azero, Ilham Aliyev: "Interrompete i combattimenti e chiedete scusa, prima che sia troppo tardi". Razzi, morti e distruzione stanno segnando la regione contesa. Il premier armeno in un’intervista ha affermato che Nagorno-Kharabakh “è terra degli armeni" che vivono in quella regione, accusando la Turchia di essere responsabile di una escalation, che ha visto proprio nella notte il bombardamento più intenso su Stepanakert, stando a quanto riportato da numerosi testimoni. Nei giorni scorsi, la Turchia è stata accusata di aver inviato "mercenari" siriani a combattere nelle file azere, mentre Ankara ha denunciato un presunto impiego di combattenti curdi tra gli armeni del Nagorno Karabakh

Le richieste di un cessate il fuoco 

Si moltiplicano, intanto, gli appelli per un cessate il fuoco. Dopo quello dell’Unione Europea della scorsa settimana, anche Washington e Mosca chiedono la fine delle ostilità. Per la Russia “la situazione si sta aggravando e - sottolinea il Cremlino - è inaccettabile che le persone continuino a morire: urge una soluzione. Intanto, è notizia di ieri sera, il Canada ha bloccato l’esportazione di armi alla Turchia. Dopo la preghiera dell’Angelus di domenica 27 settembre, anche il Papa ha espresso la sua preoccupazione per gli scontri nell’area del Caucaso meridionale ed ha chiesto di pregare per la pace: “Prego per la pace nel Caucaso e chiedo alle parti in conflitto di compiere gesti concreti di buona volontà e di fratellanza che possano portare a risolvere i problemi non con l’uso della forza e delle armi - ha sottolineato Francesco -, ma per mezzo del dialogo e del negoziato. Preghiamo insieme, in silenzio, per la pace nel Caucaso”.

L’inizio del conflitto

Va ricordato che le due ex repubbliche sovietiche hanno combattuto una sanguinosa guerra negli anni Novanta, costata la vita a circa 30 mila persone. Dal 1994 è in vigore un accordo di cessate il fuoco, anche se non si è mai arrivati a una pace, malgrado la mediazione di Stati Uniti, Francia e Russia attraverso il cosiddetto Gruppo di Minsk.

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07 ottobre 2020, 13:30