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Il nuovo presidente ad interim del Mali, Bah Ndaw, durante la cerimonia di insediamento del 25 settembre Il nuovo presidente ad interim del Mali, Bah Ndaw, durante la cerimonia di insediamento del 25 settembre 

Mali: nuovo governo con ministri militari. Primo passo della transizione democratica

Dopo il colpo di Stato di agosto, la giunta militare e il presidente nominano il nuovo esecutivo di transizione in vista del voto tra 18 mesi. Restano diffidenti i Paesi dell’Africa Occidentale che mantengono le sanzioni. Plauso dagli Stati Uniti

Marco Guerra – Città del Vaticano

In Mali il presidente Bah Ndaw ha nominato un governo di transizione di 25 membri che avrà come primo ministro ad interim Il diplomatico di carriera Moctar Ouane. Il varo del nuovo esecutivo è il primo passo verso la transizione democratica promessa dai militari che, lo scorso 18 agosto, hanno rovesciato il presidente Ibrahim Boubacar Keita con un golpe incruento, a seguito del quale si sono impegnati a restituire il potere ai leader civili eletti, dopo un periodo di transizione che durerà al massimo 18 mesi.

Il peso dei militari

Il nuovo governo, annunciato alla tv di Stato lunedì scorso dallo stesso presidente, vede la presenza di quattro colonelli in altrettanti ministeri strategici, ovvero Difesa, Sicurezza, Amministrazione territoriale e Riconciliazione nazionale. Il colonnello Sadio Camara, uno dei leader della giunta militare, diventa ministro della Difesa. Era il comandante della base di Kati, alla periferia di Bamako, da cui è partito il colpo di Stato. Il portavoce della giunta, il colonnello-maggiore Ismail Wagué, che aveva annunciato in piena notte in televisione la presa del potere da parte dell'esercito, ha ottenuto il portafoglio della Riconciliazione nazionale. Le nomine seguono l'annuncio del mese scorso del colonnello in pensione Bah Ndaw come presidente ad interim e del colonnello Assimi Goita, che ha guidato il colpo di Stato, come vice presidente.

Il sostegno degli Stati Uniti

L'amministrazione degli Stati Uniti ha definito l'istituzione di un governo di transizione in Mali "un primo passo verso il ritorno alla democrazia". La portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Morgan Ortagus, ha esortato via twitter l’esecutivo a onorare la promessa di tenere elezioni entro 18 mesi.  "Sarà anche importante che il governo di transizione mantenga gli impegni con il popolo maliano per rafforzare la governance, combattere la corruzione, riformare i processi elettorali e attuare l'Accordo per la pace e la riconciliazione del 2015 in Mali", ha aggiunto in una dichiarazione.  Ortagus ha inoltre affermato che gli Usa rimarranno partner del Mali e lavoreranno con l'obiettivo di un Paese migliore.

I timori dei Paesi africani

Intanto restano però in vigore le sanzioni varate dalla Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale (CEDEAO) all’indomani del golpe. I membri dell’organismo panafricano hanno recentemente ribadito che le frontiere dei Paesi membri dell’Organizzazione confinanti con il Mali resteranno chiuse e bloccati tutti gli scambi commerciali e finanziari, eccezion fatta per i beni di prima necessità, medicinali e materiale per la lotta contro il Covid-19. Oltre a temere che il colpo di stato possa minare il loro potere, i presidenti nella più ampia regione del Sahel sono preoccupati che la prolungata incertezza possa mettere a repentaglio una campagna congiunta contro i militanti islamisti nel Mali settentrionale e centrale. In questa cornice arriva anche la notizia che oltre 100 jihadisti condannati o sospettati tali sono stati scarcerati dalle autorità del Mali durante il fine settimana, nell'ambito di negoziati per il rilascio di un ex politico di opposizione, Soumaila Cisse, e di una cooperante francese rapita nel 2018, Souphie Petronin. Lo hanno riferito alcune fonti tra i responsabili dei negoziati e che hanno chiesto l'anonimato.

Ivardi (Nigrizia): governo è fragile e diviso

“La composizione del governo era un passo atteso da tutti - afferma  il direttore di Nigrizia, padre Filippo Ivardi - perché serviva una svolta dopo il colpo di Stato. Si tratta però di una esecutivo molto fragile perché il governo parte già con delle critiche e delle divisioni molto forti, dovute al fatto che i posti più importanti sono in mano ai militari mentre il Movimento 5 Giugno, che ha guidato le proteste contro l’ex presidente Keita, è stato tenuto da parte e ha ottenuto solo ministeri marginali”.

Ascolta l'intervista a padre Ivardi

I delicati equilibri regionali

Secondo Ivardi sul piano regionale resta ancora la diffidenza dei presidenti dei Paesi limitrofi che temono un effetto domino del golpe a poche settimane dalle elezioni in Costa d’Avorio e Guinea, due Paesi dove i presidenti si ripresentano malgrado siano al terzo mandato e si registra un’altissima tensione. Ivardi ritiene poi che il nuovo governo voglia tendere la mano alle milizie jihadiste che imperversano sul territorio, come confermerebbe la recente liberazione di circa cento combattenti.

Le pressioni della Comunità internazionale

Infine il direttore di Nigrizia si sofferma sugli interessi della comunità internazionale che spinge per una stabilizzazione del Paese: “I francesi controllano ancora questa zona strategica, dove in situazioni di crisi proliferano i traffici di esseri umani (le rotte dei migranti ndr) di armi e di droga. Gli Stati Uniti esortano il nuovo governo a non andare oltre 18 mesi per organizzare le elezioni e a combattere la corruzioni, poi ci sono ancora le sanzioni della CEDEAO in ballo e la crisi dovuta al Covid. Insomma gli sviluppi di questo governo non sono scontati e sono monitorati da molti attori internazionali”.

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06 ottobre 2020, 15:11