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Guinea, tensioni a Conakry Guinea, tensioni a Conakry 

Guinea, tensioni post elettorali, si spera nella mediazione internazionale

Nel Paese africano si aggiorna il bilancio delle vittime nelle proteste scoppiate dopo le elezioni presidenziali dello scorso 18 ottobre. L’opposizione contesta la vittoria di Alpha Condé mentre è in atto una mediazione internazionale. L’africanista Casale: l’auspicio è un accordo tra i due candidati

Elvira Ragosta – Città del Vaticano

Si spera nella mediazione internazionale per risolvere le tensioni in Guinea, teatro di scontri scoppiati all’indomani delle elezioni di due domeniche fa. I risultati provvisori della Commissione elettorale del Paese dichiarano la vittoria del presidente uscente Alpha Condé che avrebbe conquistato il suo terzo mandato con il 59,5 per cento dei voti, contro il 33,5 del suo avversario, il leader dell'opposizione Cellou Dalein Diallo. Quest’ultimo ha confermato la sua intenzione di presentare ricorso contro risultati alla Corte costituzionale.

Sarebbero 21, secondo i dati diffusi dal governo, le persone che avrebbero perso la vita negli scontri e 240 gli arresti in tutto il Paese negli ultimi otto giorni. Amnesty International ha denunciato che le forze di sicurezza guineane hanno sparato munizioni vere contro i manifestanti e ha condannato i tagli a Internet durante i disordini. Le presidenziali, osserva a Vatican News Enrico Casale della rivista Africa, erano contestate già prima del voto perché il presidente Alpha Condé, che ha 82 anni, ha voluto ricandidarsi e ha chiesto una modifica della Costituzione per un possibile terzo mandato. “Le contestazioni – aggiunge -  sono proseguite quando il presidente ha confermato la sua vittoria, addirittura al primo turno. Questo ha scatenato la rivolta della popolazione. Una rivolta sulla quale si innescano anche delle tensioni sociali già preesistenti e tra le due principali etnie, soprattutto i peul e malinke”.

Ascolta l'intervista a Enrico Casale

Altre tensioni sullo sfondo della protesta

I sostenitori dell’opposizione sono concentrati soprattutto in alcune città, ma le tensioni politiche e sociali non sono le uniche che si osservano sullo sfondo di queste proteste. “Queste tensioni – prosegue Casale- si sviluppano anche su una situazione economica e sociale molto complessa, la Guinea si trova in  una situazione economica non facile. La maggior parte della popolazione vive di lavori precari, di agricoltura di sussistenza, con una fatica quotidiana nel vivere. Tutto questo si è sommato alle elezioni, che probabilmente la popolazione non vede come una soluzione dei propri problemi”.

La mediazione internazionale

Per cercare una soluzione politica che riporti la calma nel Paese africano, sono giunti domenica scorsa a Conakry i membri della mediazione internazionale composta dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, Unione Africana e Organizzazione economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao). I mediatori hanno già incontrato il presidente Condé, i membri del governo guineano e della Corte costituzionale, la commissione elettorale (Céni), gli ambasciatori dei Paesi occidentali e africani e il candidato dell’opposizione Diallo. Difficile, secondo Casale, dire cosa aspettarsi, ma un’ipotesi possibile potrebbe essere la ripetizione delle elezioni o almeno un secondo turno che veda di nuovo in campo i due candidati.

 

La necessità di un accordo

“L’auspicio – conclude l’africanista - è che ci sia almeno un accordo tra i due candidati e che porti a una riappacificazione politica e sociale del Paese. Anche perché la Guinea è un Paese dell'Africa occidentale e ultimamente tutta la regione sta vivendo un momento di grave instabilità, pensiamo ai problemi del Mali, del Burkina Faso, del Niger, sconvolti dal fondamentalismo islamico, alla Nigeria che recentemente ha conosciuto delle forti manifestazioni contro la polizia e in generale contro l'autorità, pensiamo al Camerun che è sconvolto da tensioni tra la parte anglofona e quella francofona. Quindi, se ci fossero altri scontri si aprirebbe un nuovo fronte nell’Africa occidentale e questo certamente non è auspicabile”.

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27 ottobre 2020, 13:32