Il Covid fa calare le ore lavorate Il Covid fa calare le ore lavorate 

Ilo, con la pandemia calo record dei redditi dal lavoro

L'Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo) afferma che, a causa del Covid-19 e dei lockdown per frenare il contagio, "nel solo secondo trimestre di quest'anno sono state perse ore lavorate equivalenti a 495 milioni di posti a tempo pieno". Gli aiuti statali più consistenti nei paesi ad alti reddito. L'Ilo raccomanda di dare più protezione a migranti, giovani e donne

Alessandro Guarasci - Città del Vaticano

La crisi scatenata dal coronavirus ha bruciato 3.500 miliardi di dollari di redditi da lavoro nei primi 9 mesi dell'anno. Il calcolo è stato fatto dall'Ilo, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro. L’organismo calcola che nel solo secondo trimestre di quest'anno sono state perse ore lavorate equivalenti a 495 milioni di posti a tempo pieno rispetto agli ultimi tre mesi del 2019.

Americhe, Golfo Persico ed Europa le zone più colpite

Di questa situazione hanno risentito di più le Americhe, seguite dagli paesi del Golfo Persico e dall’Europa. Il dato esclude i sussidi pubblici concessi dai diversi governi. Per il terzo trimestre l'agenzia dell'Onu si attende un'ulteriore riduzione delle ore lavorate del 12,1%, pari a 345 milioni di occupati a tempo pieno.  Purtroppo questo si riflette sul redditi dei lavoratori, che nei primi tre trimestri dell’anno, sono calati del 10.7%, per un ammontare globale di oltre tre miliardi e mezzo di dollari. Un problema che ha riguardato in primo luogo i Paesi che hanno redditi medio bassi.

Situazione peggiore a fine 2020

L'Ilo ha anche rivisto in negativo le sue stime per il quarto trimestre. Il calo delle ore lavorate, prevede l'organizzazione, si attestera' all'8,6%, pari a 245 milioni di posti di lavoro equivalenti, contro il precedente -4,9% per 140 milioni di occupati a tempo pieno equivalenti. Questo ha comportato un forte aumento della disoccupazione e dell’incapacità di trovare un lavoro, che in linea di massima, nel secondo trimestre dell’anno, ha riguardato più le donne che gli uomini. Nel motivare il peggioramento delle attese, l'Ilo sottolinea che gli effetti della pandemia hanno colpito soprattutto i lavoratori impiegati nei settori informali delle economie in via di sviluppo ed emergenti.

Puntare su stimoli fiscali e aiuti di Stato

Gli stimoli fiscali e gli aiuti di Stato hanno solo limitato l’impatto del coronavirus sul mercato del lavoro. L’obiettivo, soprattutto nei Paesi più sviluppati, è stato arginare il calo degli investimenti, prevenire chiusure di aziende, limitare il calo dell’occupazione. L’Ilo ha calcolato che un incremento degli stimoli fiscali e degli aiuti di Stato dell’1% ha permesso di ridurre dello 0,8% il calo delle ore lavorate. Gli effetti di questi interventi si possono però vedere solo a lungo termine; e comunque tali strumenti sono stati poco utilizzati, per mancanza di risorse, nei Paesi in via di sviluppo o basso reddito, mentre hanno avuto un effetto importante negli Stati ad alto reddito.

Mantenere ogni aiuto anche per il 2021

L’Ilo afferma che gli effetti negativi del coronavirus sull’economia e sull’occupazione si protrarranno per tutto il quarto trimestre del 2020. Dunque, l’organizzazione raccomanda di mantenere gli stimoli per tutto il 2021. Il che significa un corretto bilanciamento tra difesa della sicurezza sanitaria e politiche fiscali ed economiche. Ogni azione deve essere mirata a far sì che sia limitato l’aumento della povertà, delle inuguaglianze, dell’esclusione sociale, della disoccupazione. Inoltre ogni intervento deve riguardare più da vicino migranti, giovani e donne.

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23 settembre 2020, 15:45