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Indonesia, le celebrazioni per il 75esimo anniversario dell'indipendenza Indonesia, le celebrazioni per il 75esimo anniversario dell'indipendenza 

L’Indonesia a 75 anni dall’indipendenza

Il 17 agosto del 1945 l’Indonesia proclamò l'indipendenza dall’Olanda, ma ci vollero quattro anni di conflitti perché l’ex potenza coloniale riconoscesse la sovranità della Repubblica asiatica. Negli anni il Paese è cambiato in modo radicale e oggi è considerato la prima economia del Sudest asiatico

Elvira Ragosta – Città del Vaticano

"L'Indonesia progredita". E' il motto delle celebrazioni per i 75 anni dell'indipendenza. Ma il Paese che si sottrasse al dominio britannico ha ben poco in comune con quello di oggi. Non a caso, dice l'esperto di Asia Stefano Vecchia a Vatican News, lo slogan scelto per l'anniversario puntando sul concetto di progresso vuole affermare la consapevolezza di "un grande Paese che ha raggiunto in qualche modo una sua stabilità e che guarda al futuro con qualche ottimismo”.

Ascolta l’intervista a Stefano Vecchia:

Le ragioni dell’ottimismo

Per Vecchia, l’ottimismo con cui il Paese del Sudest asiatico guarda al futuro è dettato da varie questioni. “Intanto – afferma – il passaggio sul piano politico dai regimi autoritari, dall'Indipendenza fino al ’98, a una democrazia reale negli ultimi anni, anche se ancora con diversi limiti. Poi un ottimismo di carattere economico, visto che il Paese ha superato da tempo il limite del sottosviluppo e vive oggi uno progresso conclamato e in vent’anni ha quintuplicato il suo Prodotto interno lordo. Resta la questione identitaria, nel senso che il motto nazionale ‘Unità nella diversità’ ha garantito una certa stabilità e coordinamento a un arcipelago che ha 17 mila isole e ospita un gran numero di etnie, culture e fedi. Infine, sul piano religioso, l’ideologia nazionale è stata di base finora per consentire la convivenza di molte fedi in un Paese che è il più grande Paese musulmano al mondo”.

Il futuro del Paese

Dato il percorso seguito nel corso di questi 75 anni, per Stefano Vecchia quello verso cui va l’Indonesia è un futuro sicuramente interessante: “Il Paese ha immense risorse naturali e umane. Il problema è stato fino ad ora di svilupparle e coordinarle, anche nel contesto regionale e globale. Molto è stato perso, anche sul piano del rispetto ambientale, però si sta facendo di tutto per recuperare. Il Paese – rileva – gode di forte interesse da parte degli investitori, però la stessa dirigenza, a partire presidente in carica, Joko Widodo, un presidente liberista, tende a un’azione conservativa, quindi a non disperdere risorse ma conservarle e utilizzarle nel modo migliore. Sul piano politico è un elemento di stabilità in una zona abbastanza instabile del globo, ancora più in questo periodo di tensioni tra Cina e Stati Uniti, l’Indonesia può giocare veramente una carta, diciamo di equilibrio, fra i due, in qualche modo, contendenti in questo momento”.

Gli effetti della pandemia sull’Indonesia

L’Indonesia – 2 milioni di chilometri quadrati di ampiezza e con una popolazione di 270 milioni di abitanti – non è rimasta indenne dalla diffusione del coronavirus. Oltre 130 mila i casi registrati nel Paese e circa seimila le vittime da Covid-19. Dati a cui si aggiungono quelli di una nuova ondata di contagi che solo oggi ha visto segnalare 1.800 nuove infezioni. “Il Paese sta crescendo – ricorda Stefano Vecchia – e la pandemia in qualche modo ha bloccato una situazione in evoluzione, però ci sono tutte le possibilità di un recupero successivo. Ovviamente è difficile valutare l'entità dei dati ufficiali rispetto a una popolazione tanto vasta e ovviamente c’è qualche dubbio sull'efficacia delle misure restrittive in diverse aree e sull’estensione degli accertamenti del contagio, però questo è un Paese in cui comunque la pandemia è stata tenuta sotto controllo in molto rigido, sempre avendo presente le caratteristiche dell’Indonesia”.

Le prospettive economiche

Considerata la prima economia della Sudest asiatico, per Stefano Vecchia l’Indonesia parte già da una sua solidità di fondo, che non è estesa su tutto l'arcipelago ma in molte zone economiche speciali. “Le sue possibilità – conclude l’esperto di Asia – sono duplici. Da un lato, partire da quello che ha e nel tempo più veloce possibile crescere secondo le regole dell’amministrazione, di Joko Widodo, che sono abbastanza conservative ma che tendono comunque a sviluppare il Paese in modo più graduale e complessivo. Dall'altro, il fatto che diversi Paesi, a partire dal più diretto concorrente regionale, che è la Thailandia, in realtà stanno subendo in modo molto più pesante i contraccolpi economici della pandemia. Soltanto il Vietnam è riuscito a mantenere una crescita in questi ultimi mesi, ma l’Indonesia ha una serie di potenzialità anche sul piano delle risorse che il Vietnam non ha”.

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17 agosto 2020, 11:47