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Mali: una delle ultime manifestazioni antigovernative Mali: una delle ultime manifestazioni antigovernative 

Una mediazione africana per risolvere la crisi del Mali

I presidenti di Nigeria, Senegal, Costa d’Avorio, Ghana e Niger a Bamako, in Mali, per avviare una mediazione con l’obiettivo di calmare il clima socio-politico nel Paese, dove da settimane il presidente Keita è duramente contestato dalla popolazione

Giancarlo La Vella – Città del Vaticano

La Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS) invia una delegazione composta da cinque capi di Stato in Mali, con l’obiettivo di mediare tra governo e opposizione e far rientrare le contestazioni di piazza contro il presidente Ibrahim Bubacar Keita, che da settimane stanno avvenendo in un contesto preoccupante di violenza, povertà e corruzione. Domani, dunque, via libera ad una giornata di serrati colloqui tra mediatori e i rappresentanti del governo e dell’opposizione. Secondo Marco Di Liddo, analista del Centro Studi Internazionali (CESI), è probabile che la delegazione spinga per la creazione di un governo di unità nazionale; un’ipotesi, questa, difficile da realizzare, vista la posizione fortemente critica, nei confronti dei vertici del Paese africano, dei partiti di opposizione, che in questo momento non sono disponibili a dialogare e puntano tutto sulla richiesta di dimissioni del presidente Keita, alla guida del Mali dal 2013.

Ascolta l'intervista a Marco Di LIddo

Mali: una crisi politica causata da violenze e insicurezza

Il Mali dal 2011 è precipitato in una grave crisi – ricorda Di Liddo – che ha trovato la sua espressione più violenta nell’insorgenza di gruppi etnici e jihadisti soprattutto nelle regioni del nord. 

Parallelamente, il Paese è stato colpito da un’emergenza umanitaria senza precedenti a causa della crisi alimentare, dell’impatto negativo dei cambiamenti climatici e dalle mancate riforme politiche da parte del presidente Keita. Tutto questo ha generato un forte movimento di protesta, che chiede al capo della Stato di farsi da parte. Il clima di esasperazione popolare è stato poi aggravato dall’invalidazione di numerosi risultati elettorali da parte della Corte Costituzionale. E proprio nei giorni scorsi, in piena protesta popolare, il capo dello Stato ha annunciato lo "scioglimento di fatto" dell’organismo giudiziario. Una misura, secondo gli osservatori, dettata dalla volontà di contenere le manifestazioni scoppiate di recente nella capitale Bamako. 

La preoccupazione degli Stati vicini

La crisi maliana - sottolinea ancora Marco Di Liddo - è fattore di particolare preoccupazione per i Paesi della regione dell’Africa occidentale. La possibilità che le violenze e gli altri problemi, di cui soffre la società del Mali, possano contagiare gli altri Stati è alta. Proprio per questo l’Ecowas ha deciso di avviare la mediazione. I colloqui saranno una prima tappa di un dialogo, che necessariamente dovrà essere instaurato tra tutte le parti politiche e sociali, per evitare che il Mali sprofondi nel caos, ma anche perché dalla stabilità di Bamako dipende quella di tutta l’Africa occidentale. 

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22 luglio 2020, 15:45