Il ministro della Finanze saudita coordina il meeting virtuale del G 20 Il ministro della Finanze saudita coordina il meeting virtuale del G 20 

G20 al lavoro sul debito dei Paesi poveri e la ripresa economica

I ministri delle Finanze dei 20 Paesi più potenti del mondo si sono riuniti in remoto per cercare soluzioni per un rilancio dell’economia globale, mentre sale da più parti la richiesta di prorogare di un anno la sospensione del pagamento dei debiti dei Paesi poveri

Marco Guerra- Città del Vaticano

Stimolare la ripresa economica globale, contrastare la recessione provocata dal coronavirus e far fronte alla crisi del debito, in particolare tra le nazioni in via di sviluppo e a rischio di povertà. Questi sono gli obiettivi per cui si riuniscono oggi in remoto, i ministri delle Finanze e i banchieri centrali del G20, sotto la guida di turno dell’Arabia Saudita.

Moratoria sul debito dei Paesi poveri

Sul tavolo delle 20 economie più importanti del mondo c’è dunque l’ipotesi di estendere al 2021 la moratoria sul debito dei Paesi poveri, richiesta che è stata esplicitamente avanzata alla vigilia del vertice dal nuovo vicepresidente e capo economista della Banca Mondiale, Carmen Reinhart.

La mancata adesione del settore privato

Al momento la sospensione dei pagamenti del servizio dei debiti bilaterali fino a fine 2020, decisa in aprile dal G20 delle Finanze, riguarda 76 dei Paesi più poveri. Una misura che molte associazioni dei Paesi in via di sviluppo hanno giudicato come fortemente inadeguata per evitare gli effetti a catena della pandemia. Per Reinhart si è trattato di una scelta utile ma non sufficiente. Il capo economista della Banca Mondiale ha ricordato inoltre che il settore privato non ha ancora aderito a questa iniziativa, né alcuni Stati, e ha chiesto ai Paesi ricchi di fare di più per includere "una parte più ampia dei mercati emergenti, come i Paesi in via di sviluppo". Al tal proposito, Reinhart ha citato l'esempio della Cina, che non è un membro del Club di Parigi - il gruppo in cui vengono discussi gli accordi sul debito contratti dagli Stati membri - ma i cui prestiti sono superiori a quelli di tutti i membri del Club insieme.

I timori dell’Fmi

Si è rivolto al G20 anche il Fondo monetario internazionale che, attraverso un messaggio del suo direttore, Kristalina Georgieva, ha avvertito che nonostante alcuni segnali di ripresa, l'economia globale deve affrontare forti venti contrari, compresa la possibilità di una seconda ondata di coronavirus. "Non siamo ancora fuori dal tunnel", ha detto Georgieva spiegando che la pandemia potrebbe aumentare la povertà e la disuguaglianza. L’Fmi ha aperto ad una parziale cancellazione dei debiti ma ha detto di aspettarsi che il Pil globale subirà una contrazione del 4,9% nel 2020. Agli appelli per la proroga della sospensione del pagamenti del debito si unisce la Francia. Ieri il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, ha annunciato che chiederà al G20 di estendere la moratoria “per dare ai Paesi più poveri i mezzi per superare la crisi”.

Il rapporto delle Ong

Finora, 41 delle 73 nazioni più povere del mondo hanno fatto domanda per avviare la sospensione del servizio del debito del G20, risparmiando fino a 9 miliardi di dollari quest'anno, secondo quanto riferiscono le organizzazioni benefiche Oxfam, Christian Aid e Global Justice Now. Tuttavia i 73 Paesi sono ancora tenuti a pagare fino a 33,7 miliardi in rimborsi di debito entro la fine dell'anno, hanno detto gli enti di beneficenza in un rapporto di ricerca pubblicato giovedì. Non meno preoccupazione desta la situazione nei Paesi più industrializzati e che si stanno impegnando per salvare le loro economie duramente colpite dalla pandemia. Il ministro degli Esteri argentino, Felipe Sola, ha infatti chiesto decisioni sul debito, non solo per i Paesi più poveri, ma anche per quelli a medio reddito che si sono impoveriti.

Becchetti: serve maggiore inclusione

“A livello mondiale si dovrebbe riprodurre l’idea del Recovery Fund europeo”, è l’opinione espressa a Vatican News dall’economista Leonardo Becchetti, ordinario di Economia politica all’Università di Tor Vergata a Roma, secondo il quale è necessario mettere a disposizione delle risorse importanti per trasformare le economie “in direzione della sostenibilità ambientale, di una maggiore digitalizzazione, di una maggiore inclusione sociale e di una riduzione dei rischi ambientali e pandemici”. Il professor Becchetti definisce “fondamentale” anche la sospensione del pagamenti dei debiti: “Così come abbiamo allentato i vincoli nell’Ue deve accadere anche a livello mondiale, nessuno ha interesse a mettere in ginocchio interi Paesi, è il momento di rilanciare l’economia”.

Ascolta l'intervista a Leonardo Becchetti]

Risolvere il “dumping” delle imprese

L’economista ritiene che uno dei problemi più urgenti da affrontare sia il dumping sociale, ambientale e fiscale esercitato dalle imprese, ovvero i meccanismi di corsa al ribasso per cui si cerca di andare a produrre o mettere la sede legale laddove è minore l’impegno fiscale, il costo del lavoro è più basso e le tutele ambientali sono minori. “Bisogna invertire questa rotta – dice ancora Becchetti – e si può farlo, in questa direzione l’Unione europea ha un progetto importante, cioè le border taxes”. “In pratica – prosegue - le aziende che vogliono entrare nel mercato europeo verranno valutate a livello sociale e ambientale e in base a questi elementi verranno tassate”.

Le opportunità della digitalizzazione

Infine Becchetti vede nella digitalizzazione un’opportunità enorme che può aumentare la produttività e la sostenibilità ambientale, nonché fornire più ricchezza di tempo e maggiori possibilità di conciliare lavoro e famiglia. “Ovviamente per fare questo – conclude – bisogna combattere le diseguaglianze digitali e regolamentare in maniera nuova i rapporti di lavoro”.

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18 luglio 2020, 15:57