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Unhcr: l’1% della popolazione mondiale è in fuga

Quasi 80 milioni di persone nel mondo sono state costrette a lasciare le proprie zone d'origine a causa di conflitti, persecuzioni o violenze nel 2019. E’ quanto emerge dal rapporto annuale Global Trends dell’Agenzia Onu per i rifugiati pubblicato oggi

Elvira Ragosta – Città del Vaticano

E’ il dato più alto mai registrato dalle Nazioni Unite. Alla fine del 2019, 79,5 milioni di persone risultavano essere in fuga. Le vittime di esodi forzati rappresentano l’1% della popolazione mondiale totale e tra esse il 40% è costituito da minori. I dati riportati nel rapporto annuale Global Trends dell’Unchr, pubblicato oggi in vista della Giornata Mondiale del rifugiato del prossimo 20 giugno, denunciano che una persona su 97 nel mondo è in fuga da conflitti, persecuzioni o violenze. S tratta di numeri che rivelano la drammaticità della situazione, soprattutto se confrontati con quelli degli anni precedenti. Negli ultimi dieci anni, infatti, secondo il rapporto, 100 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case per cercare sicurezza all’interno del loro Paese o fuori dai confini. Il numero di persone in fuga è quasi raddoppiato dal 2010 alla fine del 2019 (41 milioni allora contro 79,5 milioni oggi).

Tempi sempre più lunghi per i rifugiati

Se negli anni '90 in media 1,5 milioni di rifugiati riusciva a fare rientro a casa ogni anno, dal 2010 il numero è crollato a 385 mila. Un dato che evidenzia come l’aumento del numero di persone costrette a fuggire superi di molto quello di quanti possono usufruire di una soluzione durevole. Dei circa 80 milioni di persone in fuga alla fine dello scorso anno, inoltre, 45,7 milioni erano sfollati all’interno del loro Paese.

Le cause, il dramma dei minori e le zone da cui si fugge

Due i fattori principali, secondo l’agenzia Onu, che hanno portato all’aumento del numero di persone in fuga nel 2019 rispetto all’anno precedente. Il primo è caratterizzato dalle nuove crisi verificatesi l’anno scorso, in particolare nella Repubblica Democratica del Congo, nella regione del Sahel, in Yemen e in Siria - quest'ultima ha visto un esodo di 13,2 milioni di persone, ovvero più di un sesto del totale mondiale. Il secondo fattore è relativo a una migliore mappatura della situazione dei venezuelani, che si trovano fuori dal proprio Paese, molti non legalmente registrati come rifugiati o richiedenti asilo. Inoltre sono dai 30 ai 34 milioni i minori in fuga. Di essi, decine di migliaia sono non accompagnati. Numeri che, sottolinea l’Unhcr, superano quello dell'intera popolazione di Australia, Danimarca e Mongolia messe insieme. Si fugge nell’80% dei casi da Paesi o zone colpite da insicurezza alimentare o malnutrizione grave e in cui i rischi di cambiamenti climatici e catastrofi naturali sono alti. Oltre otto rifugiati su 10, inoltre, vivono in Paesi in via di sviluppo, generalmente confinanti con quello da cui sono fuggiti. I due terzi di quanti fuggono all’estero, invece, provengono da cinque Nazioni: Siria, Venezuela, Afghanistan, Sud Sudan e Myanmar.

L’appello dell’Unhcr

L'Agenzia Onu per i rifugiati rivolge un appello ai Paesi di tutto il mondo, perché si impegnino ulteriormente a dare protezione a milioni di rifugiati e altre persone in fuga. "Siamo testimoni di una realtà nuova, che ci dimostra come gli esodi forzati, oggi, non soltanto siano largamente più diffusi, ma, non costituiscano più un fenomeno temporaneo e a breve termine", ha dichiarato l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi, che sottolinea la necessità di un atteggiamento profondamente nuovo e aperto nei confronti di tutti coloro che fuggono e di un impulso molto più determinato volto a risolvere conflitti che durano anni e che sono alla radice di immense sofferenze".

La situazione Mediterraneo

Intanto, resta difficile la situazione nel Mediterraneo. Altro salvataggio nella notte per la Sea Watch 3, che ieri aveva soccorso circa 100 persone al largo della Libia. Ora a bordo della nave della Ong ci sono 165 persone. Continua ancora la ricerca di una terza imbarcazione, insieme all'aereo Moonbird. Nel frattempo, informa la ong tedesca, nell'area sar maltese ci sono ancora due imbarcazioni in difficoltà da ieri pomeriggio.

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18 giugno 2020, 10:23