Una recente operazione di salvataggio nel Mediterraneo (Shahzad Abdul - Afp) Una recente operazione di salvataggio nel Mediterraneo (Shahzad Abdul - Afp)

Naufraghi nel Mediterraneo, ora in Libia ma senza tutele. Tra loro anche un neonato

Il fatto di cronaca è stato raccontato dal quotidiano Avvenire, la notizia è stata dunque confermata dall’agenzia Onu per i migranti. Le persone vittime del naufragio sono state poi rilasciate una volta riportate in Libia. La loro sorte, però, è incerta. La nostra intervista al giornalista Nello Scavo, autore dell'articolo che ha avuto un'eco internazionale

Andrea De Angelis – Città del Vaticano

Un neonato salvato dalle acque del Mediterraneo che hanno rischiato di interrompere la sua vita appena sbocciata. La storia, che arriva dal mare che divide l’Africa dall’Europa, è solo l’ennesima pagina di un libro che racconta di un cimitero sommerso. Questa volta, però, il lieto fine è in parte garantito visto che il piccolo, insieme alla maggior parte delle persone coinvolte nel naufragio, è sopravvissuto. Sono sei - come riportato dall’Oim, l’Agenzia Onu per i migranti - i morti, mentre tra coloro che ce l’hanno fatta c’è anche la mamma del piccolo. A confermare il parto della donna è stata proprio l’Agenzia, mentre da altre fonti informative di provenienza libica, erano arrivate delle smentite. 

I naufraghi sono stati lasciati liberi

Un’altra notizia, però, giunge dal Paese del Nord Africa.“In maniera quasi ufficiale le autorità libiche hanno annunciato che le persone tratte in salvo nel Mediterraneo e dunque rimpatriate, sono state poi lasciate libere”. Lo afferma nell’intervista a Vatican News Nello Scavo, giornalista di Avvenire, autore dell’articolo che ha raccontato la storia del neonato nel Mediterraneo:

Ascolta l'intervista a Nello Scavo

“La conferma mi è arrivata da Ginevra, purtroppo non tutte le persone migranti ce l’hanno fatta, si contano sei vittime”, aggiunge il giornalista. “La loro sorte ora però è incerta, perché non essendo state affidate alle Nazioni Unite o alle ong presenti sul territorio libico, queste persone ora possono essere facilmente preda delle tante milizie presenti”. Si tratta comunque di una prima volta, sottolinea Scavo, che forse è frutto anche dell’eco che la notizia ha avuto sulla stampa internazionale.

L’instabilità libica 

“Il problema principale è che in Libia non vi è stabilità, la tregua è fragilissima ed i migranti non solo permettono facili guadagni, ma sono anche merce di scambio e di ricatti internazionali”, prosegue il giornalista di Avvenire, sotto tutela dallo scorso mese di ottobre per le sue inchieste sulla questione migratoria, con particolare riferimento alla Libia. “In Europa su questo tema l’opinione pubblica è di fatto anestetizzata - aggiunge - ma la questione dovrebbe riguardarci”, sia da cattolici “per i tanti richiami fatti da Papa Francesco”, che da cittadini “visto che nelle politiche migratorie si utilizzano fondi pubblici”.

La sorte dei migranti

"Nessuno dovrebbe essere riportato in Libia", ha ribadito Carlotta Sami, portavoce di Unhcr-Acnur, l'Alto commissariato Onu per i rifugiati. Si tratta di persone che hanno subito "il destino crudele di nascere dalla disperazione e in mezzo al mare. I naufraghi sono esseri umani, non vuoti a perdere". Sull’imbarcazione intercettata da una motovedetta della Guardia Costiera libica nella tarda serata di ieri, erano presenti almeno 70 persone. "La nostra Mare Jonio ha offerto la propria disponibilità ad imbarcare i naufraghi su un assetto più sicuro, che poteva garantire cure medico-sanitarie adeguate. I miliziani libici si sono rifiutati", fa sapere la Mare Jonio della ong Mediterranea Saving Humans, in pattugliamento nel Mediterraneo centrale, sottolineando come “avesse ricevuto l’allarme già poco dopo mezzogiorno di venerdì”.
 

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27 giugno 2020, 11:45