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Europa: le associazioni familiari chiedono più fondi per la natalità

La Federazione delle Associazioni di famiglie cattoliche propone l’utilizzo del Recovery Fund per le politiche familiari: “Aiutare la famiglia è un investimento non un costo”. La discussione aperta dal semestre di presidenza croato sarà portata avanti tra i ministri del lavoro e delle politiche sociali dei Paesi membri

Marco Guerra – Città del Vaticano

“Dobbiamo far passare il principio che le politiche famigliari non sono un costo per il paese ma un investimento per il futuro, come le infrastrutture, e considerarle come tali”. Il presidente della Federazione delle Associazioni di famiglie cattoliche (Fafce), Vincenzo Bassi, a Vatican News chiede un impegno concreto della istituzioni europee in favore della natalità “a cominciare dagli stanziamenti del Recovery Fund”.

La relazione della Commissione Ue

L’appello lanciato dal numero uno della rete europea della associazioni familiari arriva a pochi giorni della relazione della Commissione europea sull'impatto dei cambiamenti demografici, che è stata pubblicata lo scorso 17 giugno. Nel frattempo la Commissione per lo sviluppo regionale (REGI) sta attualmente redigendo una relazione su "Invertire le tendenze demografiche nelle regioni dell'Ue utilizzando gli strumenti della politica di coesione".

Equilibro tra famiglia e lavoro

La riflessione sul crollo demografico ha visto impegnati anche i ministri del lavoro e delle politiche sociali di tutti gli stati membri che il 5 maggio hanno discusso dei piani di ripresa economica e  delle sfide della demografia nel quadro della pandemia del coronavirus. I ministri hanno sottolineato la necessità di attuare strategie per proteggere i soggetti più vulnerabili come anziani e bambini, garantire un equilibrio tra lavoro e vita privata per le famiglie e rendere le aree più colpite dalla recessione attraenti per le giovani generazioni.

Il contributo del “semestre croato”

L’incontro in videoconferenza dei ministri è stato organizzato dalla presidenza croata del Consiglio dell'Unione europea, che, come ricordato dal Ministro croato della Demografia, della Famiglia, della Gioventù e delle Politiche sociali, Vesna Bedeković, “ha scelto la demografia come una delle principali priorità della sua presidenza e ora è più che evidente che questo argomento è di grande importanza. Tutti gli Stati membri devono affrontare una sorta di sfida demografica e la pandemia di Covid-19 rende tutte queste sfide ancora più significative”.

Rapporto fotografa crollo demografico

Sullo stesso sito della Commissione Europea viene presentato il rapporto sull’impatto dei cambiamenti demografici, con il fine di avviare “un processo che contribuirà a individuare azioni e soluzioni concrete, tenendo conto degli insegnamenti tratti dalla pandemia, per aiutare le persone, le regioni e le comunità che ne sono maggiormente colpite e per consentire loro di adattarsi alle realtà in continua evoluzione”. Il rapporto Ue sull’evoluzione demografica ricorda poi che la popolazione in età lavorativa sta diminuendo e che la spesa pubblica sarà più elevata a causa dell’invecchiamento. Secondo il documento, entro il 2070 il 30,3% della popolazione dovrebbe avere almeno 65 anni (rispetto al 20,3% nel 2019) e il 13,2% dovrebbe avere almeno 80 anni (rispetto al 5,8% nel 2019)

Il webinar di Fafce

E’ in questa cornice che si svolge oggi il webinar organizzato dalla Fafce dal titolo “Sfide demografiche e sviluppo sostenibile. Un nuovo capitolo per le politiche familiari in Europa?”. Alla fine del semestre della presidenza croata del Consiglio dell'UE, la Federazione delle associazioni di famiglie cattoliche in Europa si confronterà direttamente con Marko Vidakušić, coordinatore del team per il lavoro e le politiche sociali e rappresentante permanente della Croazia presso l'Unione europea, e con Marco Zullo, deputato europeo, copresidente dell'Intergruppo sulle sfide demografiche, vita familiare e politiche giovanili.

Bassi: conciliare demografia e sviluppo sostenibile

“Per noi associazioni familiari parlare di futuro dell’Ue significa porsi il problema dell’inverno demografico” spiega intervistato da Vatican News, Vincenzo Bassi, “noi vogliamo inserire il tema della demografia in una prospettiva di sviluppo sostenibile, trovando ispirazione nella Laudato sì, secondo cui mai ci potrà essere uno sviluppo sostenibile senza un equilibrio intergenerazionale”.

Ascolta l'intervista al presidente Bassi

Equilibrio intergenerazionale

“L’equilibrio intergenerazionale non può essere risolto solo aumentando la produttività – prosegue Bassi – ma attraverso una maggiore natalità senza bambini, e quindi lavoratori del domani, aumenterà la spesa pubblica e il deficit, con queste condizioni i parametri di Maastricht collasseranno. Quindi le politiche famigliari non sono politiche sociali ma politiche economiche, sono un vero e proprio investimento”.

Sensibilizzare la politica

La Fafce vuole quindi portare tutte le istituzioni europee intorno ad un tavolo facendo affidamento sui Paesi più sensibili sul tema: “Paesi periferici come Croazia e Ungheria sentono il problema dello spopolamento come un tema esistenziale, lo vivono con ansia per il futuro, mentre i Paesi più popolosi che sono il centro produttivo dell’Europa sembrano meno interessati a questo problema che li affligge, dobbiamo invece convogliare tutte le forze, per far capire che improntare le politiche economiche partendo dalle comunità famigliari migliora il benessere di tutti i cittadini europei”. Gli eventi promossi dal Fafce si propongono proprio di sensibilizzare il mondo della politica e di convincerlo riguardo al fatto che la famiglia sia una risorsa.

Serve cambio di paradigma

Il presidente Bassi non auspica un welfare unico europeo per la famiglia perché ogni Paese ha le sue esigenze: “Il problema è far passare il principio che le politiche famigliari non rappresentano un costo, aver paura del deficit quando si portano avanti politiche famigliari è sbagliato. Il Recovery Fund deve essere destinato alle politiche familiari e per la natalità, se riparte la macchina della famiglia riparte anche la capacità di spesa, dobbiamo crederci da subito, serve un cambio di paradigma, servono più famiglie non più lavoratori”.

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25 giugno 2020, 09:00