Il vicepresidente della Commissione Europea, Valdis Dombrovskis Il vicepresidente della Commissione Europea, Valdis Dombrovskis 

Commissione Europea: nessun finanziamento senza riforme

Dopo il varo del Recovery Fund in soccorso delle economie europee più colpite dalla pandemia di Coronavirus, la Commissione di Bruxelles specifica che gli Stati che vorranno aderire ai finanziamenti dovranno realizzare riforme per incentivare la crescita e rafforzare le loro economie. Lo ribadisce il vicepresidente della Commissione Ue, Dombrovskis. "Se non ci sono le riforme – afferma – non ci saranno soldi. Il commento dell’economista Carlo Altomonte

Giancarlo La Vella – Città del Vaticano

Gli Stati europei che vogliono aderire ai finanziamenti del Recovery Fund, per far fronte alla crisi causata dal Covid-19, dovranno avviare piani di riforme e investimenti destinati a stimolare la crescita. Lo ha sottolineato il vice presidente della Commissione Europea, Valdis Dombrovskis, in un'intervista al quotidiano tedesco 'Die Welt'. Le riforme saranno la ‘conditio sine qua non’ – ha detto Dombrovskis, per ricevere il denaro. Appare evidente, dunque, la spinta di Bruxelles a fare degli strumenti di finanziamento decisi dall’Unione non solo un aiuto soldale per i Paesi maggiormente colpiti dalla pandemia, ma soprattutto attraverso nuove normative che rendano le economie più digitali e più verdi. “Se non ci sono riforme, il denaro non fluirà” – afferma Dombrovskis.

Ue: finanziamenti e riforme

I finanziamenti del Recovery Fund, specifica Dombrovskis, “sono distribuiti in tranche e arrivano solo quando sono stati raggiunti determinati obiettivi di riforma o sono state completate determinate fasi di investimento”. Secondo Carlo Altomonte, docente di Economia Politica Europea all’Università Bocconi di Milano, le parole della Commissione Europea non contrastano con lo spirito solidale col quale era stato presentato il Recovery Fund, né sono un campanello d’allarme per la sovranità dei singoli Stati.

Ascolta l'intervista a Carlo Altomonte

Ma è chiaro e giusto che l’Europa tracci una strada da seguire tutti insieme. Sta poi ai singoli Paesi membri decidere con quali strumenti percorrerla. Non si tratta, dunque, di vere e proprie condizioni. Del resto, ricorda Altomonte, il Recovery Fund non è stato creato per far gestire l’emergenza. A questo scopo c’è il Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes), che invece non prevede nessun tipo di costrizioni.

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03 giugno 2020, 13:05