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Usa: proteste a Minneapolis Usa: proteste a Minneapolis 

Ancora proteste a Minneapolis dopo la morte di Floyd

Non si placano le tensioni a Minneapolis, negli Stati Uniti, dove per la seconda serata consecutiva molte persone sono scese in piazza per manifestare contro la morte di George Floyd, 46 enne afroamericano, avvenuta due giorni fa nel corso dell'arresto in strada da parte di quattro poliziotti, tutti licenziati. Il presidente Trump promette giustizia. L’intervista a Gianni Riotta, de "La Stampa", esperto di Stati Uniti.

Andrea De Angelis - Marina Tomarro - Città del Vaticano

Nel loro rapporto gli agenti hanno parlato di un uomo che opponeva resistenza e, una volta ammanettato, si era sentito male. Le cose però non sembrano essere andate così, perché un passante ha ripreso la scena dell'arresto e si vede George Floyd a terra, con un ginocchio di un poliziotto su un collo. L'uomo urla di allentare la presa, perché sta soffocando. Morirà nel giro di pochi minuti, è già privo di conoscenza quando viene portato sull'ambulanza. L'evento ha scatenato la dura protesta di piazza della comunità afroamericana.

Una richiesta di giustizia unanime 

A Minneapolis proseguono gli scontri tra la comunità afroamericana e le forze dell'ordine dopo oltre 48 ore dall'accaduto: lanci di sassi, bottiglie, usati anche lacrimogeni. I cittadini protestano contro quello che appare come l'ennesimo atto di violenza verso gli afroamericani negli Stati Uniti. Il sindaco di Minneapolis, Frey, nel chiedersi perché il poliziotto non sia in prigione pretende che sia fatta subito giustizia. Anche il capo della polizia, Medaria Arradondo, ha parlato di quanto accaduto e ha tentato di riportare la calma in un'intervista, in cui ha sottolineato che è opportuno fare giustizia dopo l'indagine interna alla polizia, così come delle indagini dell'Fbi.  Proteste anche in California, dove centinaia di persone hanno manifestato contro l'uccisione di Floyd, bloccando il transito di una strada principale di Los Angeles e causando danni ad una sede della polizia.

Un pregiudizio razziale che non si sradica

“La morte di George Floyd a Minneapolis – spiega Gianni Riotta, già direttore de "La Stampa", esperto di Stati Uniti -   ha portato immediatamente al licenziamento di quattro poliziotti. Questo episodio avviene dopo che un padre e un figlio in Georgia hanno ucciso un ragazzo soltanto perché faceva jogging nel loro quartiere, scambiandolo per un ladro, e dopo l’incidente, avvenuto proprio nello scorso weekend a New York, dove un signore  di pelle nera è stato minacciato da una ragazza solo per essere stata richiamata, perché portava a spasso il cane senza guinzaglio,.  Tutti questi incidenti in Georgia, Minneapolis e New York sono stati ovviamente ripresi dai telefonini, come adesso capita, e fanno pensare che negli Stati Uniti ci sia un fortissimo pregiudizio razziale”.

Ascolta l'intervista a Gianni Riotta

Usa, un Paese dalle forti contraddizioni

Gli Stati Uniti d'America - afferma Gianni Riotta - sono oggi divisi in tutto. Anche la pandemia del coronavirus ha portato a risposte completamente opposte. La divisione razziale, che si era in qualche modo riassorbita negli otto anni di amministrazione del presidente Barack Obama, è ora riesplosa in modo molto forte, in un momento in cui il Paese è politicamente e culturalmente spaccato in due, anche in vista delle presidenziali di novembre. Gli elettori sono schierati su due fronti: quello del candidato democratico, Joe Biden, e quello del presidente repubblicano Trump. 

I motivi delle tensioni a sfondo razziale

Nei primi anni sessanta, prima delle grandi leggi dei diritti civili approvati dall’amministrazione del presidente Kennedy - ricorda Riotta - l’elettorato cambia a Sud. Dopo aver appoggiato per un secolo i democratici, passa ai repubblicani. Con la presidenza Obama si è radicalizzato questo fenomeno. La disoccupazione e l'impoverimento di parte della popolazione a vantaggio di altri ha portato ad un certo ritorno dell'intolleranza a sfondo razzista. 

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28 maggio 2020, 14:20