Il maestro Ezio Bosso Il maestro Ezio Bosso

Il mondo della musica piange il maestro Ezio Bosso

A 48 anni scompare il pianista e direttore d'orchestra torinese, affetto da una grave malattia neurodegenerativa. Uomo di spiccato umorismo, sul palco del Festival di Sanremo, nel 2016, aveva colpito la sua esibizione che lo aveva fatto conoscere al grande pubblico

Benedetta Capelli e Mara Miceli– Città del Vaticano

Ascolta l'intervista di Ezio Bosso alla Radio Vaticana del 2016

Un ciuffo dispettoso e un sorriso sempre stampato in viso. Si riconosceva subito Ezio Bosso, pianista e direttore d’orchestra, nato a Torino il 13 settembre 1971, e scomparso ieri sera nella sua casa di Bologna. Era malato da tempo e nel 2011 aveva scoperto di essere affetto da una malattia neurodegenerativa che però non lo aveva fiaccato nell’animo. La sua forza era l’amore per la musica, compagna fedele fin dall’età di 4 anni grazie al suo amato fratello, sostegno di una vita segnata da successi e abbattimenti. Lo scorso settembre aveva smesso di suonare il pianoforte ma non di dirigere anche la sua orchestra, la Europe Philharmonic, con cui lo scorso gennaio aveva tenuto alcune serate all’insegna di Beethoven e Strauss al Conservatorio di Milano.

Amare la musica

La famiglia, in una nota nella quale ha annunciato la scomparsa, ha sottolineato che “l'unico modo per ricordarlo è, come sempre è stato e come sempre ha ribadito il Maestro, amare e proteggere il grande repertorio classico a cui ha dedicato tutta la sua esistenza e le cui sorti in questo momento così difficile sono state in cima ai suoi pensieri fino all'ultimo”.

La magia meravigliosa delle note

Nel 2016, dopo il successo sul palco del Festival di Sanremo, Ezio Bosso ricordava, ai microfoni di Radio Vaticana, di aver ripreso a parlare a suonare a comporre grazie alla musica che aveva abbandonato per la malattia. “La musica è sinonimo di generosità, la musica è una magia meravigliosa, perché ogni giorno cambia; per questo è una perfetta rappresentazione della vita, non è statica, non è forte in positivo o in negativo, ma è dinamica”. Presentando il suo lavoro di allora, “12th Room", ricordò che "stanza vuol dire così tante cose, è una parola così importante che tendiamo a dimenticarcela, la diamo per scontata. Eppure 'stanza' è una parola che abbiamo raggiunto quando finalmente ci siamo fermati, stanza vuol dire anche poesia, stanza vuol dire anche preghiera".

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15 maggio 2020, 11:05