I giornalisti cattolici si confrontano in tempo di coronavirus I giornalisti cattolici si confrontano in tempo di coronavirus 

Meeting dei giornalisti cattolici, l'Ucsi: un patto contro le fake news

Incontro virtuale tra decine di operatori dell'informazione. Durante la pandemia di coronavirus sempre più frequente la diffusione di notizie non verificate. La presidente De Luca: "Come dice il Papa, servono racconti costruttivi"

Alessandro Guarasci - Città del Vaticano

Una trentina di operatori del panorama nazionale dell’informazione e della società si alternano sul palco virtuale della settima edizione del “Meeting nazionale giornalisti cattolici e non”. L’evento ha il titolo “In dialogo tra paura e speranza. La vita si fa storia”, e prende spunto dalla situazione attuale che sta vivendo il mondo per l’epidemia di coronavirus. Una situazione che può essere letta anche grazie all’aiuto del Messaggio di Papa Francesco per la 54.ma Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Tra gli organizzatori, l'Ucsi, l’Unione della Stampa Cattolica Italiana.

L'informazione recuperi credibilità

La presidente dell'Ucsi Vania De Luca afferma che il mondo dell’informazione “in questo momento ha bisogno di certezze. In sostanza serve ristabilire con il pubblico quel rapporto di fiducia che in molti casi si è un po' rotto a causa soprattutto di tanta cattiva informazione, e a causa di quelle fake news che vediamo insinuarsi anche nel tessuto sano dell'informazione. Esse - sottolinea - hanno fatto un po' cadere nell'opinione pubblica la fiducia nel sistema informativo e anche in tante testate autorevoli, che sono state mescolate alla cosiddetta 'informazione spazzatura'.

Ascolta l'intervista a Vania De Luca

Cresce l'accesso alle news sui social, soprattutto tra i giovani

Dunque serve rafforzare il ruolo di verifica delle notizie, in un’era in cui i social fanno informazione. Ad oggi più di un italiano su due si informa principalmente su Facebook, Twitter, Instagram, ma questa cifra sale al 70% tra chi ha meno di 30 anni. E durante la Fase 1 della pandemia gli accessi ai giornali online hanno avuto un boom. A marzo, in molti hanno più che raddoppiato i contatti rispetto a febbraio. Il rischio è che la velocità di pubblicazione legata all'online possa essere nemica di un corretto riscontro dei fatti.

Le segnalazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità

Per De Luca, “in queste settimane di pandemia, c'è stato bisogno non soltanto di assicurare un'informazione di qualità che accompagnasse un percorso, quello della vita quotidiana delle persone che veniva cambiata nell’emergenza, ma c'è stato anche da smontare tante fake news in un tempo che purtroppo ci ha abituati a leggere, ad ascoltare e a sospettare. Così - prosegue la presidente dell'Ucsi - abbiamo visto tutti quei servizi che davano corretta informazione ma che contemporaneamente dovevano smontare le fake news con le grafiche. L'Organizzazione Mondiale della Sanità, proprio a proposito del coronavirus, aveva segnalato già molti mesi fa quella sovrabbondanza di informazioni non tutte accurate, non tutte verificate, e della difficoltà per le persone di trovare fonti affidabili. Io credo che quello che serva è l'autorevolezza delle nostre testate e delle nostre firme, con l'onestà anche di dire quando si è sbagliato”.

Sui social troppe mezze verità diffuse ad arte

E’ necessario però un nuovo patto tra editori, direttori, giornalisti e lettori perché l’informazione è in crisi. Basta dire che la maggior parte dei quotidiani ha dimezzato i lettori negli ultimi anni. Le agenzie di stampa tagliano il personale, le tv non hanno sufficienti ricavi pubblicitari (-5,3% nel 2019). L’unico mezzo tradizionale che sembra reggere è la radio, con ascolti in aumento seppur di poco. La macchina delle notizie legata ai social, quindi, ha preso il sopravvento.

“Mi ha molto colpito uno studio fatto da un'università tedesca - dice De Luca -, un'indagine su centinaia di migliaia di post Facebook, riconducibili a media alternativi, tra metà gennaio e metà marzo 2020 ha evidenziato che non si trovavano tanto bugie clamorose messe in giro, quanto piuttosto mezze notizie. Si trattava di fatti non verificati, dubbi diffusi ad arte, con lo scopo di mettere in discussione la capacità delle autorità di affrontare la pandemia, una strategia che mirava a corrompere le realtà ufficiali, quindi le notizie. E se andiamo a fondo di questo tipo di meccanismo, si tratta del tipo di logica che mantiene vive le istanze populiste”.

Riannodare i legami sociali

Dal Meeting dei giornalisti cattolici, che prima della pandemia si teneva a Grottammare nelle Marche, possono arrivare importanti riflessioni. Vania De Luca dice che “il messaggio di Papa Francesco per questa 54.ma Giornata delle comunicazioni sociali, anche se è stato scritto prima della pandemia, offre spunti molto validi quando dice, per esempio che sui telai della comunicazione spesso invece che racconti costruttivi si producono storie distruttive e provocatorie. Il Papa dice che i racconti costruttivi, di cui abbiamo un grande bisogno, sono quelli che fungono da collante dei legami sociali e del tessuto culturale. C'è da recuperare quei racconti positivi, quelle storie belle che aiutino appunto a costruire la comunità. Insomma - conclude - c'è da fare una buona informazione per recuperare quelle storie utili a non perdere il filo tra le tante lacerazioni dell’oggi e che raccontino anche quello che siamo come società, come Paese, come comunità e come Chiesa”.

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23 maggio 2020, 09:15